Dario a Santo Stefano
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QUESTO SANTO STEFANO NON S'HA DA FARE
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Sezione: varie - Pagina: 001 
(31 agosto, 2006) Corriere della Sera 


IL DEBUTTO 

Santo Stefano, la galera diventa teatro per raccontare il carcere che 
non c' è più 


Per la prima volta l' ex carcere di Santo Stefano, di fronte all' 
isola di Ventotene, a quarantun' anni dalla sua chiusura, ospita uno 
spettacolo teatrale. «Fuori» si intitola la performance di e con 
Dario D' Ambrosi, che il 9 settembre farà rivivere storie, 
ossessioni, speranze, illusioni degli ergastolani. SERVIZIO A PAGINA 


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Sezione: teatro - Pagina: 007 
(31 agosto, 2006) Corriere della Sera 


TEATRO *** Dall' esilio di Sandro Pertini al direttore che aprì le 
celle 

Santo Stefano rivive il «dolce ergastolo» 
Per la prima volta uno spettacolo nell' isola-carcere: D' Ambrosi 
mette in scena la prigione «umanizzata» 

Luogo di pena, di dolore, di redenzione. Ora, a quarantun' anni dalla 
sua chiusura, il carcere di Santo Stefano, di fronte all' isola di 
Ventotene, diventa luogo teatrale. Per la prima volta le cancellate 
del famigerato ex penitenziario di massima sicurezza, dove durante il 
fascismo fu rinchiuso il presidente Sandro Pertini, si aprono a un 
evento scenico: il 9 settembre, alle 17, unica rappresentazione di 
«Fuori», spettacolo scritto, diretto e interpretato da Dario D' 
Ambrosi, con Paolo D' Agostino, Nicola Eboli, Alessandro Corazzi e 
Danilo Facco. Storie di pena, di dolore, di redenzione forse, ma 
anche di violenze, di speranze, di spettacolari fughe non riuscite, e 
a volte anche riuscite, raccontate da personaggi che evocano le 
vicende realmente vissute da alcuni ergastolani, molti dei quali, 
ormai morti da tempo, riposano nel piccolo cimitero adiacente alla 
prigione. E tra loro, anche la testimonianza di un' ex guardia 
carceraria, Gennaro Matrone, che mise per la prima volta piede nell' 
istituto di pena a 18 anni e che adesso, a più di 60, ancora vi 
abita, portando tutti i giorni fiori freschi e recitando ogni 
domenica il rosario sulle tombe di quelli che chiama «i miei 
ragazzi». È emozionato D' Ambrosi che, con il suo Teatro Patologico, 
da oltre vent' anni produce e realizza laboratori e spettacoli 
teatrali sui problemi della malattia mentale: «Quando ho visto per la 
prima volta il carcere di Santo Stefano, mi sono ricordato di certi 
ospedali psichiatrici, non italiani ma quelli che si trovano tuttora 
nell' Europa dell' Est, per esempio in Romania, più simili a prigioni 
che a luoghi di cura. E poi non va dimenticato che l' elettrochoc è 
stato e temo sia praticato tuttora per "redimere" certi detenuti. 
Insomma - aggiunge - tra la vita del carcerato e quello del malato di 
mente le analogie sono molte. Sono così riuscito a convincere il 
sindaco di Ventotene, Giuseppe Assenso, a darmi la possibilità di 
trasformare Santo Stefano in un palcoscenico, per raccontare queste 
storie». La fortezza fu costruita nella seconda metà del Settecento 
da Ferdinando IV di Borbone. Dal 1825, l' istituto cominciò ad 
accogliere anche prigionieri politici, tra cui Pertini. Nel 1965, 
venne definitivamente chiuso. Ma il segmento di storia che D' Ambrosi 
descrive nel suo spettacolo va dal 1952 al 1960: «Periodo in cui la 
prigione fu diretta da Eugenio Perucatti, che tentò una umanizzazione 
delle condizioni, una sorta di riforma carceraria ante litteram». 
Racconta Antonio Perucatti, figlio del direttore deceduto da tempo, 
che visse i suoi primi 9 anni di vita sull' isola di Santo Stefano: 
«Avevo per baby sitter un uxoricida e giocavo a pallone con il 
"mostro di Vignanello", che aveva squartato parecchie donne... Mio 
padre aprì le celle, dette modo ai carcerati di lavorare, di crearsi 
un mestiere. Un processo di modernizzazione che non piacque all' 
esterno, tanto da venire definito dispregiativamente il "dolce 
ergastolo". Fu così che l' allora ministro di Grazia e Giustizia creò 
le condizioni per sollevare mio padre, uomo scomodo, dall' incarico. 
Questo spettacolo, che racconta la sua avventura, è un modo per 
rendergli in certo modo giustizia». «Fuori» verrà rappresentato in 
quello che era il cortile per l' ora d' aria dei detenuti, proprio 
davanti alla cella di Pertini. Conclude D' Ambrosi: «Da anni si 
discute su come trasformare il carcere. Uno dei progetti è di farne 
un museo del mare. Spero che questo mio evento riporti l' attenzione 
su questo luogo, per non farlo morire tra i rovi». 

Costantini Emilia

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Sezione: giustizia - Pagina: 009 
(2 settembre, 2006) Corriere della Sera 


LA POLEMICA 

Salta lo spettacolo di D' Ambrosi dentro il carcere di Santo Stefano 


C' è stato un equivoco. Non si sono capiti. Il sindaco di Ventotene, 
Giuseppe Assenso, aveva dato un' autorizzazione solo «verbale» (ipse 
dixit) a Dario D' Ambrosi per allestire uno spettacolo teatrale nell' 
ex carcere di Santo Stefano. Precisa il sindaco: «Era un' 
autorizzazione non ufficiale, per una manifestazione che doveva 
essere semplice, senza clamori». Ma l' attore e autore aveva inteso 
quell' autorizzazione «non ufficiale» come un beneplacito a tutti gli 
effetti e aveva così iniziato già le prove della performance, 
intitolata «Fuori», che avrebbe dovuto raccontare le storie degli 
ergastolani vissuti nella fortezza borbonica. Ammette D' Ambrosi: «È 
vero, il Comune di Ventotene non mi ha mai dato il permesso per 
iscritto, ma è anche vero che Giuseppe Assenso, al quale avevo 
esposto il mio progetto pure con una formale richiesta scritta, mi 
aveva assicurato che potevo tranquillamente realizzarlo». Tant' è, ma 
lo spettacolo non si farà, «perché - spiega ancora il sindaco - il 
carcere dal 2002 è sotto sequestro per problemi di agibilità: basta 
leggere il decredo di sequestro preventivo della Procura della 
Repubblica di Latina». D' Ambrosi non si dà per vinto e insiste: «Se 
non posso rappresentare lo spettacolo dentro alla struttura, per 
pericolo di crolli, posso sempre realizzarlo nel piazzale esterno: la 
valenza, il significato del luogo resterebbero uguali». Ma il sindaco 
a questo punto è irremovibile: «Conosco da anni Dario: è una brava 
persona, ma si deve togliere dalla testa quest' idea. Lo spettacolo 
non si farà né dentro né fuori». 

Costantini Emilia