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I frati di Mazzarino “dividono” il pubblico del Nuovo Sala Gassman

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Il palcoscenico del Nuovo sala Gassman si trasforma in aula di tribunale. Al centro il presidente, il pubblico ministero e l'avvocato a difesa. A sinistra gli imputati: i frati del convento del diavolo, i cappuccini di Mazzarino, protagonisti negli anni '50 di un clamoroso processo che denunciava le collusioni fra mafia e clero. Una vicenda di avvertimenti, estorsioni, omicidi che porta al convento della città siciliana, ai segreti che nasconde, agli enigmi di non facile soluzione.

 

I quattro frati: padre Agrippino, padre Carmelo, padre Vittorio e padre Venanzio sono accusati di associazione a delinquere e concorso in estorsione e omicidio. Il dibattimento che divide il pubblico fra innocentisti e colpevolisti, che coinvolge numerosi testimoni, riporta fatti circostanziati e ricostruisce l'espansione della mafia nel dopoguerra e le sue ramificazione. A proporre questo lavoro per la regia di Luigi di Majo sono avvocati e magistrati di professione che sanno portare sulla scena le fasi salienti del processo con chiarezza e semplicità, attraverso l'esperienza diretta in uno schema molto realistico. Viene ricostruito il contesto storico e sociale in cui operano i frati, e proposto il difficile ruolo della giustizia di fronte a realtà complesse e difficili da svelare come nel caso della mafia e del vasto mondo che gli dà asilo e copertura. Soddisfatti e divertiti gli attori non professionisti al termine della rappresentazione costruita da Lucia Nardi, Gennaro Francione e Luigi di Majo sugli atti del processo. La storia grottesca e drammatica, i suoi risvolti comici sono stati proposti con bravura e senza forzature, mostrando al pubblico i fatti e chiamandolo a un giudizio difficile. Il dibattito che è seguito ha infatti visto sul fronte contrapposto dei colpevolisti e dei dubbiosi gli stessi magistrati. Dunque ancora una proposta di livello nella stagione di Blue in the face che meriterebbe l'attenzione di un pubblico più numeroso.

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