Versino-Impellizzieri
Home Up Antimito Bubbico Lizio Francione Ruocco Perelli Versino-Impellizzieri Adezio

 

Copernico
Teatro 19
MAC
Teatro allo Scalo               

KOROIBOS, L’ATLETA DI LUSSINO

Drammaturgia : Gennaro Francione

Regia : Giovanni Impellizzieri

Valentina Versino

 

                                                               con

                  Paola Bonazzi, Deborah Fedrigucci, Stefano Guerriero ,

               Valeria Loprieno, Federico Melis, Valerio Porleri, Giovanna Rovedo

 

 

L’atleta Koroibos, ex cuoco, esprime i peggiori vizi della Grecia di un tempo, che sono quelli di adesso. Ovvero la ricerca di un arrivismo senza scrupoli che non esita a ricorrere al doping pur di primeggiare nello sport e nella vita sociale. Allora come ora, infatti, il primeggiare in una disciplina dava accesso alle più alte cariche politiche.

L’iniziativa nasce da un progetto volto ad affrontare i problemi giovanili (in particolare, appunto, il disagio sociale e la droga) con i giovani stessi  in un contesto di solidarietà, di reciproco scambio di idee e di esperienze. Il tour è cominciato all’Università La Sapienza di Roma ed è continuato a Supino, Nettuno(alla scuola di polizia), Monte San Giovanni, Pomezia.

  Francione interviene come giudice  drammaturgo per parlare direttamente ai giovani dei problemi giuridici e sociali conessi alla droga proponendo come terapia il teatro stesso

 

 

                                                    NOTE DI REGIA

 

L’antichità ebbe nei miti e nelle tragedie la rivelazione costante dell’umanità che ha dovuto trasmigrare nelle divinità classiche, per dichiare sicuramente se stessa. Se al loro posto apparissero gli uomini,”umani troppo umani”, le vicende narrate sevirebbero a significare un episodio e non un costume di vita umana.

Ed ecco che inizia il viaggio di Koroibos, Corebo di Elide, che nell’VIII sec. a.c., fu il primo vincitore olimpico. Nella trasfigurazione di Francione Koroibos liberamente intepretato diventa l’atleta di Lussino che dalla “vita semplice, normale e bella” della sua isola, condurrà il giovane al “chiasso corruttore” di Olimpia.  Viene così descritto non soltanto un attraversamento fisico-geografico, ma un vero e proprio  viaggio dentro di sé, un esplorazione dei suoi paesaggi emotivi, dei suoi limiti, mentre incessantemente corre tra i suoi due emisferi.

Il viaggio è presto caratterizzato da forti contrasti e ambivalenze, da un lato l’Aretè, la virtù, i sani valori che la terra ispira, il “sano agonismo” propinato dagli stessi giochi olimpici, cui motto era: Citius, altius, fortius, ovvero "più veloce, più alto, più forte”, dall’altro il vizio, il sedentarismo, la depravazione, la pigrizia mentale e fisica, la fama, il successo, il denaro, e i “paradisi artificiali” dell’ergon eleusino. Koroibos, al quale nemmeno più la frescura del tramonto da sollievo, che “a quasi trent’anni si sente già canuto”, non appartenendo più a se stesso, voleva solo “cogliere i frutti della sua immagine”. La sua coscienza si lacera, sfalda e sdoppia in Pittaco, il poeta amante, che lo inizia ai Misteri Eleusini e all’ergon, e la madre Callipatera, complice di aver taciuto di fronte agli dei e alla legge la colpa segreta di Corebo. La scena diviene così il luogo della stratificazione di senso e di sé tramite il dialogo, quindi, allo stesso tempo, reale e fittizio a tratti onirico.

 

In chiusura, la coesistenza e coidentità di Koroibos-Pittaco, recidono per sempre gli steli  di Callipatera: Koroibos, è rigenerato simbolicamente da un risucchio del grembo materno, da cui riesce dolorante per il matricidio ma rinnovato.

Il forzato trapasso di Callipatera per “mano amata” di Koroibos, se da un lato è fonte di “rinnovamento”, dall’altro indica solo il trampolino verso nuove nevrosi, generatesi dal peso del controllo dell’ansia e quel lato oscuro di sé coattamente messo a tacere.

Se da un lato, come diceva lo stesso Freud, la salute psichica è l’amore intelligente e non fanatico per la verità, dall’altro, la passione per la verità viene soffocata da risposte che hanno il peso dell’autorità indiscussa.

“oh se potessimo avere un mondo di pace perenne, con gare e giochi e gioie che non finiscono mai!”

… “ è tutto un sogno… chiudere gli occhi e le labbra… sognare…”

 

Il teatro e la danza si cercano e collaborano ormai da tempo, il progetto mira a trovare e sviluppare una vera sinergia ricca e presente, tra danza e teatro, dove gli attori sono corpi che esprimono emozioni e i danzatori voci danzanti.

La ricerca vuole trovare un vocabolario comune tra questi due mondi, così attigui ma spesso ancora distanti, giungendo, alla realizzazione di un lavoro autentico, superando, spero, i limiti che ancora ci sono tra parola e corpo.

Una ricerca incentrata sulla volontà di realizzare, una pieces di teatrodanza.

Una ricerca volta alla scoperta di nuove possibilità del corpo danzante.

Una ricerca per attori e danzatori, tutti davanti allo stesso scopo: superare i propri limiti artistici.

Utilizzare la tecnica per interpretare un nuovo sé.

Una ricerca volta a superare il confine delle arti in aeree prestabilite.

Una rilettura in chiave contemporanea del ruolo del coro greco, nel quale va a narrarsi la storia tra gesto e parola

I temi trattati dalla sceneggiatura dell’Atleta di Koroibos, suggeriscono una somiglianza inquietante alla nostra contemporaneità.

Sulla scena si trasfigurano gli archetipi  della natura umana, talvolta “neri universali” , ancora irrisolti oggi giorno, attraverso il linguaggio astratto del teatro danza per lasciare lo spettatore libero di riflettere sull’inamovibilità del tempo.