Il Loto delle 33 Salamandre
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IL LOTO DELLE 33 SALAMANDRE(Racconto di un magistrato inconsapevolmente iniziato alla massoneria eversiva) - EIL(Editrice Italia Letteraria) - Milano, settembre 1990

La storia che viene narrata in questo libro può sembrare all'apparenza lineare.Un magistrato si affilia alla massoneria e scopre che la loggia è legata alle oscure trame dell'eversione.In questa linea scheletrica la prima sensazione è che ci troviamo di fronte a un giallo ad intrigo.In effetti "Il loto delle 33 salamandre" è questo ma molto più di questo.

Il libro in realtà è un'analisi tragica e avvincente di un uomo inserito profondamente nelle strutture del nostro tempo,dove la funzione giurisdizionale svolta,a cagione della sua importanza,è solo un pretesto per analizzare i comportamenti dell'uomo di fronte al potere palese e occulto di cui si trova ad avere tra le mani le leve.

Analisi di crisi esistenziali personali si fondono mirabilmente a eventi sanguinosi che hanno macchiato le piazze della nostra storia recente,per cogliere in una retrodatazione ad hoc(gli accadimenti sono fatti risalire al 1976)i segni di tempi mostruosi proiettantisi sinistramente nelle ore attuali.Il passato rivela,tra le ficcanti pieghe poetiche della narrazione soggettiva,che la caccia alle streghe(la trama del Grande Vecchio),desimbolizzata,era effettivamente un 'intuizione reale e valida di pochi profeti presaghi,considerati all'epoca meri fomentatori di nuovi medioevi.E' così che nell'opera "Il loto delle 33 salamandre" la letteratura e il documento storico si fondono mirabilmente in un magnifico intreccio.

Lo spunto iniziale per una narrazione così singolare e avvincente è nata,a dire dell'autore,quando,essendosi scoperti molti nomi di magistrati affiliati alla P2,egli si è posto il quesito letterario e psicologico su quale sarebbe mai stata la reazione di un giudice alla scoperta di far parte di una loggia eversiva.Il tema si poneva poi in quello più universale e drammatico del dissidio interveniente tra il giuramento prestato alle istituzioni e la dichiarazione di fedeltà fatta solennemente di fronte agli iniziati della setta.Cosa succede ad un magistrato che è costretto a compiere un atto legale(ad esempio un mandato di cattura)nei confronti di un fratello?In quel caso prevale lo spirito istituzionale o quello massonico?

Si tratta come si può intuire di un terribile busillis di fronte a normative contrapponentisi,proclamanti l'una la criminalità presunta di un individuo,l'altra l'incontaminazione in nuce del soggetto per l'appartenenza dello stesso all'Ordine.

Il quesito già arduo per qualunque individuo rappresentante poteri fondamentali dello stato,lo diventa particolarmente per chi sia chiamato a svolgere una funzione,come quella giurisdizionale,che avvicina l'uomo agli dei.Un tempo la corona del Re(rappresentante del Dio in terra)era foderata.Con la scissione dei poteri la stoffa andò a formare da un lato la papalina pretale dall'altra il tocco dei giudici.La trinitarietà dei poteri divini dunque veniva a frantumarsi nei tre segmenti del reggente,del sacerdote e del giurisprudente.

Quanto sopra detto rende anche particolarmente eloquente la copertina elaborata dall'autore,dove,a parte il segno del loto e della salamandra(chiaro riferimento al titolo)e alcuni segni massonici(la squadra e il compasso),egli ha indicato con schiacciante simbologia il dramma del magistrato da lui raccontato nel porre sui piatti della fatidica bilancia della giustizia,da una parte il cappuccio degli iniziati massonici,all'altra parte il tocco del giudice.

I 33 gradi del rito scozzese sono diventati dunque 33 salamandre.La salamandra,secondo la leggenda,è un essere misterioso capace di vivere,morire e rigenerarsi nel fuoco.La storia narrata è appunto quella dell'odissea di un magistrato che,dopo una caduta morale e l'iniziazione alla morte rituale massonica,prova altre iniziazioni,quali la morte fisica dei suoi cari e la sua stessa morte civile.Si tratta di fasi successive verso forme sempre nuove di rigenerazione che porteranno al riscatto finale dell'umano.

Per altro verso la salamandra fu considerto emblema di Giustizia:essa tratteneva i fuochi buoni e spegneva quelli cattivi.Così il giudice deve sostenere l'innocente e castigare il colpevole.

Malgrado questa purezza ideale delle forme simboliche nel concreto è proprio il loro intrecciarsi che crea il dramma.Di fronte al potere nascosto dai cappucci viene da chiedersi se oggi ha ancora un senso parlare di democrazia e di libertà di scelte.La bilancia dello ius,forse,è tarata per pendere dalla parte dei più forti che tessono in eterno i nostri destini nell'ombra,anche se sarebbe giusto che la stessa fosse scevra da qualunque calibratura predeterminata.Di fronte a questo drammatico dilemma lanciato dall'autore,non rimane che leggere la storia per scorgere quale fantastica(e forse unica)risposta rimane da escogitare.

 

 
 

 

                 FEARBRECK

Molti scrittori hanno paura del breck tra uno scrivere e l'altro,poiché esso può provocare una caduta di tensione nel filo narrativo o nella stessa continuità compositiva.Heminguey soffriva di fearbreck e ricorreva a vari stratagemmi.Ad esempio come i bambini di scuola,prima di comporre il nuovo,riscriveva un pezzo del precedente già stilato.Oppure consigliava di lasciarsi sempre un pezzettino da scrivere per il giorno dopo.

             LA PRIMA PAGINA.

E' la più difficile,poiché crea il feeling,lo stile,il ritmo dell'intera storia.Alcuni scrittori confessano che stanno giorni e giorni sulla prima pagina.Io credo che,in virtù del sinallagma continuo che sussiste tra ciascuna pagina(ivi compresa la prima)e le altre,è preferibile andare avanti come se il foglio 1 fosse un pezzo di capolavoro a sé.Così non ci s'impantana.Dopo si vedrà e con calma si ritornerà sullo scritto.

              IL FINALE.

E' la parte più facile di un libro(perché si è alla fine della fatica e perché l'intreccio della storia è già delineato abbondantemente),ma anche la più difficile perché ad essa bisogna dare una pregnanza di significato o di spettacolarità che chiuda compiutamente ed efficamente l'opera.In genere il finale si affaccia nella mente dell'autore già dalle prime fasi di strutturazione del racconto,ma può accadere che si crei successivamente.In tal caso come per l'inizio del libro bisogna saper aspettare e contentarsi di finali provvisori(o di più finali)senza turbarci se un grillo ci sussurra sulla testa che quella fine non è quella risolutiva.Prima poi il "colpo" verrà.

              L'USO DEI TEMPI

Il tempo fondamentale dello scrivere è il passato che proietta il narrare,realistico o fantastico che sia in una dimensione altra.

Il verbo principe è il Passato Remoto opportunamente giocato con l'Imperfetto.Ma è possibile per dre una particolare vivacità o immeditezza drammatica o comica al racconto usare il Presente.In tal caso il gioco del tempo trascorso viene esplicato dall'uso del Passato Prossimo,molto difficile vista la possibilità ridondante degli ausiliari "essere" e "avere".Per ovviarvi è necessario mantenere al massimo il Presente,usando al minimimo il Passato Prossimo.

Ne "Il Loto delle 33 Salamandre" sono ricorso ad entrambi i sistemi.Nella prima parte ,dove il portagonista in coma rivive in chiave onirica l'oscura iniziazione alla massoneria,ho usato il Passato;nella seconda parte,il cui egli vive drammaticamente la salvezza e la reazione alla setta,sono ricorso al Presente,interpretato,visto l'uso della prima persona,come una sorta di diario scritto momento per momento.

IL SENSO DELLO SPAZIO E DELLE COSE.

La scrittura cinematografica in letteratura comporta l'utilizzo di spazi e oggetti per mostrare sentimenti dell'autore.Tanto accade ad esempio nell'isolamento finale di Rossetti,dopo che è stato sospeso dalla magistratura,quando si ritira nello spazio isolato della sua Villa di Viterbo, quasi vero e proprio eremo.L'arrivo di Mara permetterà una visione terza abbracciante il chaos di oggetti(casa sporca,in disfacimento,posta ammonticchiata etc.)che,unitamente alla figura spettrale in cui si è ridotto il magistrato,daranno il senso del disfacimento morale attraverso quello fisico.

La villa-eremo di Viterbo si distingue dalla villa-rinascita di Capri,dove Rossetti accanto alla madre e nello stupendo paesaggio arioso dell'isola,trova le forze della rigenerazione dopo l'incidente mortale.Non si poteva ad esempio situare il magistrato in questa villa anche nel doposospensione dalla magistratura,perché là,con l'aiuto della madre e del servo,non avrebbe potuto immergersi nel disfacimento di oggetti.

Un altro caso di visualizzazione è il punto in cui il Barone mostra il rovescio del dollaro con l'occhio sulla piramide,che esprime plasticamente la teoria della omnipresenza del movimento nelle gradi rivoluzioni della storia(in quel caso la rivoluzione americana).

LA MOGLIE DI ROSSETTI.

La moglie di Rossetti è vista com un'ombra e tale percepita durante l'incubo del coma.Solo dopo la rinascita il sentimento per la moglie morta si fa prepotente ritorno simbolico al focolare domestico,inteso in tal caso come paradiso perduto.La figura mancante,ergo,riemerge com sentimento.

CRUDELE VISITA DI MARA ALL'EREMO?

Luca Manfredi ritiene che è troppo crudele far arrivare Mara per annunciare a Rossetti la morte dell'amico Falco.In effetti la notizia è paradossalmente una comunicazione d'affetto per superare il vuoto d'informazione che il giudice s'è creato attorno,aliasun modo per scrollargli di dosso l'apatia.Tentativo non riuscito,visto che Rossetti avverte ora il fenomeno pur grave come fatto lontano.Anche la minaccia alla madre sembra qualcosa che lo tocchi più nel cerebro che nel cuore,avendo egli raggiunto un distacco su tutte le cose umane ivi comprese quelle attinenti agli affetti più profondi.

IL SIMBOLO DELLA SALAMANDRA.

Il titolo dell'opera è chiaramente esoterico.

Il numero 33 evoca i 33 gradi del rito scozzese e gli anni delle fatiche di Cristo.

La Salamandra,animale simbolo del fuoco e per gli alchimisti specificamente dll'opera di calcinazione,fu anche emblema di giustizia.Secondo le antiche leggende,infatti,essa nonsolo riusciva a sopravvivere nel fuoco,ma tratteneva le fiamme buonne spegnendo quelle cattive.Fu per questo che Francesco I su consiglio di Rabelais e d'Artous Gouffier,duca di Roanes,fece uscire dalla bocca della sua salamandra araldica il motto "Nutrisco et extinguo",nel senso appunto che "Io nutrisco il buon fuoco e spengo il cattivo".Allo stesso modo deve comportarsi il giudice interìgerrimo nel sostnere l'innocente e castigare il colpevole(Henri Cluzot,in Bulletin de la Socièté des Antiquaires de France,année 1908,p. 193;L. Charbonneau-Lassay-Le Bestiaire du Christ-Desclée,De Brower(Belgique),pag. 816).

Alfine l'iniziazione della Salamandra esprime una probatio su diversi piani(alchemico,massonico, giurisdizionale) rappresentando di tutti la fusione.

SQUADRA E COMPASSO-STELLA FIAMMEGGIANTE-33

Il simbolo sovrapposto alla bilancia raffigurante una squadra e compasso al cui interno vi è il "33" e una stella fiammeggiante con inscritta una "G",è un chiaro simbolo massonico.Si tratta del gioiello di Maestro Libero Muratore che riprende simboli esoterici della squadra e compasso,presenti ad esempio nel Rebis(Ermafrodito) di Basilio Valentino.Quegli strumenti simboleggiano la geometria dlla creazione cosmica attuata da Dio("G" sta per God)e riprodotta sulla tera dai frammassoni.

33 è il segno dei 33 gradi della Società dei Liberi Muratori del Rito Scozzese antico ed accettato,di cui 3 simbolici,15 capitolari,12 filosofici,3 amministrativi.Se "3" è il numero di perfezione,33 è la perfezione della perfezione,cioè il perfetto al quadrato,l'eccellenza.

Sul numero di Mercurio allegato a "La Repubblica" Anno II,n. 9-sabato 3 marzo 1990 nell'articolo "Vi racconto la rivoluzione" scoprivo la sorprendente figura di un serpe uroborico al cui interno era inscritta una bilancia della giustizia.Sui due piatti appariva poggiata una piramida con all'interno l'occhio di Horus e sormontata dal berretto frigio dei rivoluzionari francesi.Sotto la bilancia due mani;infine il sostegno della bilancia terminava in ungioco difestoni.

Questo disegno non l'avevo mai visto.O se l'avevo visto si era trattata di percezione subliminale,senza la pur minima appercezione.Orbene è sorprendente la similitudine di immagini e simboli tra il disegno da me escogitato e quello in questione.I festoni che danno il senso del proliferare sono sostituiti dalle figure del loto e della salamandra.Il cappello appare in entrambe come sineddoche metaforica:per rappresentare i soggetti dell'azione si ricorre al berretto frigio,al cappuccio di copertura massonica,al tocco.La piramide è sostituita da squadra e compasso che riecheggiano il triangolo che nella profondità dello spazio si fa piramide.L'occhio divino corrisponde all'interna "G".

C'è da notare poi che il titolo escogitato per l'opera cinematografica tratta dal libro era proprio "L'Occhio della Piramide" e si serviva della corrispondente fgura,tratta dal retro della banconota da un dollaro americano.

NARRAZIONE INTERNA ED ESTERNA.SINALLAGMA STATICO E DINAMICO.

Lo Scrittore dev'essere narratore,ma il narratore non è necessariamente Scrittore.

Lo Scrittore deve descrivere l'azione esterna e quella ineterna dei personaggi.L'azione esterna ne rileva fisionomie,movimenti del corpo,tic etc. soprattutto in relazione ad interiori moti dell'anima.La psicologia del profondosi fa dunque psicologia del comportamento,e la gestualità in tanto rileva soprattutto in quanto esprima un significato intimo del personaggio.D'altro canto l'azione pura,descritta con plasticità,assume la valenza d'inserire perfettamente le creature nel tempo e nello spazio.

I segni esterni posono essere dinamici o statici.Nel primo caso vengono rilevate sfumature comportamentali,capaci di suggerire o rivelare stati d'animo.Nel secondo caso il discorso è intimamenteconnesso alla fisionomia.

Un esempio del primo tipo lo si rileva in Mille e non più Mille dove l'escalation di atteggiamento,dal sospetto,all'aperta cautela,alla rivelazione per un moto istintivo e prepotente interno di dire il vero,al duro ritrarsi finale.Si tratta di un gioco parabolare che nel gesto esprime rapporti di forza interna ed esterna giocati sul corpo di un ecclesiastico dalla sua anima,che rivelati solo possono costituire una pagina di alta letteratura.

Un esempio del secondo tipo si ha nel claudicare del Barone la cui forza psicologica di Tentatore Massonico,viene proprio esaltata dalla sua zoppìa.Questa poi si fa talora elemento dinamico,come quando Rossetti tornato a casa riconosce la persona che lo sta pedinando proprio dal rumore asindetico prodotto sul terreno dal procedere di un corpo e di un bastone.

Per tanto naturalmente è necessario che le strutture interne ed esterne,interrelate come contenuti,acquistino poi una forma classica di esposizione,ondeggiando sapientemente nella parola e nei suoni tra il lirico,il drammatico e il tragico.

D)GIUDIZIO SULLA MASSONERIA CORRELATO ALL'ATTUALITA' STORICA

Ogni istituzione-a partire dallo Stato-ha un'anima bianca e una nera.La storia corrompe i principi luminosi che l'uomo pone alla base delle sue strutture sociali.Guai a voler cercare in qualunque fenomeno solo il negativo o solo il positivo.Così alla fine della vicenda narrata è proposta una soluzione di riscatto non solo per il singolo,ma per l'intera associazione massonica.Il vero nemico che traspare dalle ultime pagine è la confusione sociale in cui l'uomo vive,che fomenta l'incomprensione umana,base vera di ogni terrorismo

Altro tema è quello della giustizia in concorrenza coi massmedia:vince chi arriva prima.Così Gelli nell'opinione pubblica ai tempi dell'attività istruttoria era già colpevole.Forse lo erapure ma non di questo su vuol parlare.Il compito di tempestivo ius della giustizia è delegato alla stampa,alla televisione.E' la débacle della giurisprudenza,che si trasforma in istituto desueto).

 

 
           

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