Il
proibizionismo continua a fare pena!
Appello per
un doppio appuntamento antiproibizionista ad un anno dall'entrata in
vigore della legge Fini-Giovanardi Roma 23/24 febbraio: Seminario
e Assemblea Nazionale.
Roma 14
aprile: Street Parade
Uno sguardo
ai dati sull’attività dell’Autorità Giudiziaria dopo l'approvazione
della legge Fini-Giovanardi.
I dati
forniti dal Ministero dell’Interno circa l'applicazione della legge
49 (legge Fini-Giovanardi) indicano un rilevante aumento
delle segnalazioni all’Autorità Giudiziaria e degli arresti
per detenzione di cannabis nel periodo maggio-ottobre 2006
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La lettura
comparata dei dati disponibili riferiti sia al periodo gennaio-ottobre
2005/2006 (andamento annuale) sia al periodo maggio-ottobre 2006 (nel
quale è stata applicata la nuova normativa) evidenzia un incremento nel
numero sia delle persone segnalate per possesso di cannabis e derivati sia
di quelle arrestate.
In
particolare nel periodo tra maggio - ottobre 2006 gli arresti per
possesso di hashish, rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente l’entrata in vigore della legge, sono aumentati del 10,1%
, mentre quelli per possesso di marijuana addirittura del 63,9%,
e quelli per possesso di piante intere di cannabis del 17,85%."
Questi dati
sono diffusi dal Ministero della Salute insieme alla relazione a sostegno
del decreto Turco che modifica la tabella quantitativa delle sostanze.
Come era
facile prevedere la situazione volge al peggio, interessando un numero
sempre più vasto di consumatori, in particolare quelli più giovani.
A fronte di quella lasciata intendere dalla legge, la vera
emergenza sociale si sta rivelando, quindi, l’impatto
della stessa sulla società, come antiproibizionisti, operatori
del settore e commentatori più avveduti avevano denunciato.
A questo
punto e in relazione ai propositi programmatici del governo Prodi, ci
saremmo aspettati un' immediata abrogazione (promessa entro i primi 100
giorni dall’insediamento). Ma ad un anno dall'approvazione della
legge siamo costretti a constatare non solo l’immobilità del nuovo
governo ma anche la sostanziale continuità con quello
precedente. Parti importanti della maggioranza danno la chiara
impressione di condividere la logica ideologica e punitiva della
Fini-Giovanardi al punto di cercare di far saltare anche quel timido
abbozzo di riforma che era il decreto Turco sul raddoppio delle dose
massima consentita di cannabis.
Come
movimento antiproibizionista, abbiamo cercato in questi anni di
estendere l'area di consenso contro il proibizionismo, anche
attraverso la costituzione di cartelli di azione comune con soggetti
istituzionali quali l'esperimento di ConFiniZero. Quell'esperienza
ci sembra entrata in crisi almeno nella relazione con una parte dei nostri
interlocutori ora al governo.
Diverso il
discorso con quell'area più vasta che ha dimostrato la sua forza
nella street di un anno fa e che vorremmo ancora con noi.
Crediamo sia
giunto il momento di ridare visibilità ed evidenza
all'opposizione sociale diffusa, quell'opposizione reale fatta di
milioni di persone, consumatori e non, che rivendicano il proprio
diritto alla libertà di scelta contro l' assurdità repressiva
in atto.
Ogni giorno
sono decine i più o meno giovani consumatori costretti ad avere a che
fare con la repressione poliziesca; è urgente riaffermare la necessità
di una politica ed una pratica antiproibizionista, e rilanciare una nuova
stagione di lotte contro la legge Fini-Giovanardi e contro il governo
Prodi che ne è, di fatto, l'esecutore.
Ci rendiamo
conto di come l'abrogazione immediata di questa odiosa legge non
sia l'unica rivendicazione disattesa da questi primi 6 mesi di governo di
centro-sinistra, ma al pari di altri temi come i P.A.C.S,
la chiusura dei CPT, un reddito garantito contro
la precarietà, la mancanza di risposte da parte di questo
governo denuncia un preoccupante arretramento politico e culturale sul
piano dei diritti e delle libertà di scelta.
Vogliamo
essere parte di un dissenso radicato in tutto il paese,
sempre più evidente anche su altre questioni al centro di importanti
mobilitazioni che ci vedranno impegnati per tutto il mese di marzo;
riteniamo l'abrogazione della Bossi-Fini e la fine della precarietà
momenti fondamentali di reintroduzione di elementi di giustizia nella
società.
Nella nostra
battaglia antiproibizionista siamo però coscienti che l'uso di
sostanze comporta spesso, anche se non necessariamente e non
sempre, oltre ad un uso ludico anche aspetti problematici.
Per questo il
nostro essere antiproibizionisti non può prescindere da un discorso di
uso consapevole, di attenzione alle modalità del consumo,
di informazione e prevenzione dei comportamenti a rischio
nei luoghi del nostro agire sociale. Banchetti informativi,
sportelli di assistenza legale e medica, pill testing, riduzione del danno
sono diventate presenze e pratiche consuete negli spazi dell'aggregazione,
nelle iniziative dei centri sociali e nelle feste illegali, grazie anche
alla collaborazione costruita insieme a quella parte degli operatori
sociali più sensibile a logiche antirepressive.
La
cultura, la conoscenza, la corretta informazione ci sembrano come sempre
la strada da percorrere; la repressione, il
proibizionismo l'unico vero serial killer. Da anni ci
battiamo contro le narcomafie e contro quel moltiplicatore dei loro affari
che è il proibizionismo. Siamo sempre più convinti che le une
perderebbero tutta la loro forza con la fine dell'altro. Ne siamo talmente
convinti da ritenere che il non considerare questo nesso stringente sia
una forma di connivenza della politica verso la criminalità.
Tante sono le
questioni su cui pensiamo si debba tornare a discutere: proponiamo un
momento di confronto collettivo su questi temi, per un allargamento di
questo movimento che si vuole di massa (M.D.M.A.) e verso la riapertura di
una nuova fase del conflitto.
UNIVERSITA'
STUPEFACENTE
Da diversi anni
pratichiamo all'interno delle nostre università la riappropriazione dei
nostri diritti, che comincia anche e soprattutto sperimentando nuove forme
di socialità; la socialità, e questo da sempre, porta con se stili e
scelte di vita che devono essere liberi e autogestiti dal singolo.
Autoformazione,
autogestione di seminari, riappropriazione di spazi e di tempi: è
attraverso questi momenti sottratti alla frenesia dei ritmi di studio che
cerchiamo di restituire agli studenti il diritto di abitare i propri
luoghi, di viverli appieno. E' tramite queste pratiche che tentiamo di
scardinare il processo introdotto dalle ultime riforme (Berlinguer-Zecchino
prima e Moratti poi) che segmenta i saperi assoggettandoli alle logiche
del mercato, che precarizza la vita e attraverso il meccanismo dei
crediti cerca di rendere quantificabile e produttivo il lavoro di studio e
di ricerca.
Dalle rovine
dell'università italiane c'è il bisogno di ripartire per sviluppare un
nuovo modo di intendere la conoscenza ed il rapporto tra le discipline.
La
crisi dell’attuale modello universitario è anche nella separazione tra
sapere legale e sapere illegale, tra ciò che può avere cittadinanza e
quello che invece deve essere bandito, allontanato. La questione
delle sostanze stupefacenti ci segnala con grande chiarezza come l’università
impone limiti alla circolazione del sapere, chiudendo gli occhi
di fronte ad un fenomeno che coinvolge in maniera sempre maggiore studenti
e giovani.
Le accademie
italiane prestano il fianco alle politiche proibizioniste di questo o quel
governo di turno: dai laboratori chimici messi a disposizione
delle forze dell'ordine per l'analisi delle sostanze sequestrate
alla repressione all'interno degli spazi occupati nelle facoltà,
dalla sperimentazione di nuovi dispositivi di controllo
alla continua vigilanza esercitata dai commissariati
delle università su chi, tra una lezione e l'altra, si ricava momenti
di relax e socializzazione spesso accompagnati da una canna.
E' proprio
dalle accademie, in quanto luogo privilegiato di ricerca e
sperimentazione, di produzione di conoscenza e di circolazione dei saperi,
che si dovrebbe ripartire per sviluppare ragionamenti sul consumo di
sostanze, soprattutto in relazione alla sua enorme e mutevole diffusione
nella società globale e post-fordista.
Per questo,
insieme a MDMA Roma, abbiamo deciso di organizzare per il 23
febbraio all’università una giornata di discussione sugli effetti del
proibizionismo, e scegliamo di farlo proprio adesso perché la
situazione nelle facoltà come nella metropoli si sta facendo sempre più
pesante. Come dimostrato dai dati ministeriali la legge Fini sulle
droghe continua a “fare effetto”: migliaia di studenti,
precari e consumatori vengono perseguitati penalmente per le loro scelte e
questo appare ancora più preoccupante di fronte all’ottusità del
governo Prodi che si ostina a praticare una politica proibizionista in
piena continuità con il governo precedente.
Il giorno 24
febbraio, a seguito di questa giornata di approfondimento,
abbiamo convocato un'assemblea pubblica e di movimento in cui le diverse
realtà che praticano antiproibizionismo possano confrontarsi. Un
momento da cui ripartire per opporci a questo governo con forza e
determinazione, un momento per aprire una nuova fase di conflitto
e per rilanciare la costruzione di una grande street
antiproibizionista
determinata e radicale.
IL
PROIBIZIONISMO CONTINUA A FARE PENA!
venerdì
23 febbraio - Università "La Sapienza" Roma - facoltà di
Giurisprudenza
TAVOLO 1: (ore
14,30 - 17)
La
legislazione sulle droghe in Italia dopo l'approvazione della legge
Fini-Giovanardi, con uno sguardo al panorama europeo.
Interverranno: