Deidda ostaggio della democrazia
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TURCHIA - Presa in ostaggio dalle nuove democrazie

   Ogni 20 Marzo in Turchia la minoranza curda celebra il Newroz, la festa della liberazione dalla tirannia. Una festa dalla forte connotazione storica, che viene ostacolata dal governo turco con un'altra celebrazione indetta per lo stesso giorno, chiamata Nevruz. Quest'anno il Newroz si è tenuto a Bingol e, come ogni anno, numerose sono state le partecipazioni da parte delle organizzazioni umanitarie che operano per la tutela dei diritti di questa minoranza, tra di loro anche una delegazione italiana. Nonostante la scarsa praticabilità dell'area concessa per i festeggiamenti e la presenza militare adatta ad uno scenario di guerra, le presenze curde hanno sfiorato le cinquemila unità. Tutti i membri delle delegazioni ospiti sono state sottoposte ad una perquisizione filmata da due operatori, alla quale è seguito un interrogatorio sul proprio ruolo "politico". La manifestazione si è svolta regolarmente nonostante la pioggia battente, che non ha distolto lo sguardo dei partecipanti dal palco, sul quale si sono susseguite danze e canti. Sul palco anche Simona Deidda una giovane cagliaritana che ha cantato imbracciando una chitarra ed alla fine del suo intervento su suggerimento di uno dei membri del partito ha pronunciato questa frase: "Biji Serok Apo", che tradotto letteralmente altro non vuol dire che "Viva lo zio presidente". Ma Apo è anche il nome di Ocalan, e quindi per la comunità curda si tratta di un chiaro messaggio in favore del loro leader. Così mentre la folla antistante il palco inneggiava al rumore di queste parole, Simona veniva allontanata velocemente dal palco, e nascosta per un giorno ed una notte.

Poche parole che hanno scatenato un vero e proprio caso, i quotidiani turchi non hanno risparmiato titoli feroci verso "l'italiana terrorista" e verso tutte le associazioni che si preoccupano delle condizioni delle minoranze curde che il governo turco stenta a tenere a bada. In Turchia pronunciare in pubblico una frase simile costituisce una fattispecie di reato politico. Da gennaio ad oggi i procedimenti per tali reati sono stati 585, circa sette al giorno. Simona dopo due giorni di "latitanza" è stata avvicinata da un soldato che la invitava a presentarsi in Tribunale dove è stata processata per direttissima, ed intimata a lasciare il Paese entro il 25 marzo. La giovane sarda era alla sua seconda esperienza in Kurdistan, e nonostante questa spiacevole vicenda, non cessa di parlare delle condizioni di questo Paese mascherato dallo status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione Europea. Per lo stesso reato un cittadino curdo avrebbe subito una pena di otto mesi di carcere; per una frase il massimo della sanzione non può essere la privazione della libertà personale. Quest'ultima in qualsiasi paese democratico è riservata per i delitti più gravi, non certo per una frase gridata in un contesto di festa. Il processo. Simona Deidda è stata privata della possibilità di essere assistita dal suo traduttore di fiducia, perché curdo. Il giudice non voleva nemmeno che questo fosse presente in aula, dove invece è apparso un traduttore turco. Alla richiesta di un parere su Ocalan, Simona si è avvalsa del diritto di non rispondere, ma sul verbale del processo le sono state attribuite dichiarazioni in cui avrebbe affermato che Ocalan è il Leader di un movimento Terroristico riconosciuto dalla comunità internazionale. Ad alcuni giorni dalla vicenda, che in Italia come in Europa è rimasta taciuta forse per non compromettere la qualità di Paese candidato, abbiamo rivolto a Simona qualche domanda sulla vicenda che l'ha vista protagonista.

Aveva la percezione che pronunciando quella frase sul palco avrebbe causato tale scompiglio?
Non ho avuto il tempo di pensare, in fondo non credevo fosse così grave. Pensavo che la Turchia fosse un paese pronto per l'ingresso in Europa, dove la libertà di pensiero è una delle principali caratteristiche richieste e presenti negli stati democratici. Ero cosciente solo alla fine dello slogan che potevo esser arrestata.
Crede ci sia stata una volontà/opportunità politica di trattare con favore un italiano?
Credo che sia una manovra politica, anche perché se fossi stata kurda non avrei sicuramente ricevuto tanta cortesia. Un politico della zona per aver pronunciato le mie stesse parole un anno fa, ha fatto otto mesi di carcere e ora ha seri problemi che probabilmente non gli permetteranno di candidarsi per le prossime elezioni.
Per due giorni è rimasta nascosta, cosa ha pensato in quei momenti?
Nascosta relativamente, abbiamo solo spiazzato la polizia, improvvisando e andando nei luoghi in cui non mi avrebbero cercato. Per esempio a Karlhiova nei villaggi dei terremotati, non ho avuto tempo di pensare a me, al mio problema, sentivo la paura dentro, ma la rabbia e l'impotenza davanti a tanta ingiustizia erano i sentimenti principali. In 48 ore se mi son data alla "macchia", un giorno e una notte per l'esattezza, ho pensato che era meglio dare una risposta e tutelare i miei fratelli kurdi. Stavano rischiando troppo per me, io sono europea, non mi avrebbero potuto far nulla in fondo.
Oltre al divieto di accesso in Turchia per cinque anni cosa sta rischiando?
Non lo so, sinceramente non ho ancora capito, la cosa più devastante sarebbe non poter tornare nella terra che amo, anche perché abbiamo avviato discorsi e collaborazioni importanti con le associazioni del posto. Il governo turco reputa illegali associazioni di pronto intervento per il Terremoto, e questa è una zona sismica "Rossa", il terremoto di Bingol del 2003 ha già distrutto questa terra. Ed il rischio non è scongiurato in quanto la maggior parte degli edifici non sono stati ricostruiti rispettando i parametri edilizi capaci di far fronte a questo problema. Solo le zone militari sono state ricostruite secondo gli iter internazionali. Inoltre nessuno di noi sa che in arco di 10 giorni ci sono stati due terremoti del 6,7° della scala Richter nella provincia Kurda, ribadisco che le situazioni sono davvero devastanti e lo stato turco non interviene. Famiglie rischiano di morire di fame, malattie infettive dovute alla condizione disperata del luogo, e molti di loro moriranno assiderati.
Le altre associazioni come sono viste nel territorio curdo?
Illegali, perché aiutano la popolazione Kurda. Il presidente degli Human Rights ha a suo carico più di 80 procedimenti dal governo turco, tutti reati politici e anni di carcere, perché aiuta, tutela i diritti umani dei suoi concittadini.

Dopo tale vicenda è necessario chiedersi se la Turchia risponde ai criteri democratici della nuova Europa, richiesti a tutti gli stati che vogliono entrare a far parte della nuova alleanza. La Turchia ha completato il suo processo democratizzazione verso i parametri Ue? Ma è il solito discorso, certe cose è meglio che non si sappiano in giro, per non compromettere alleanze e reciproci "favori". Per mantenere un clima di calma e buon governo in periodo di elezioni. Qui non si è saputo nulla, mentre in Turchia una nostra connazionale subiva un processo ed il governo locale mostrava la propria forza nel reprimere certi gesti rivoltosi. Chi grida e chi tace, per la stessa lezione di democrazia. Nel 2008 l'Europa fino al Bosforo.


 

Sara Dellabella
www.rivistaonline.com
(6 aprile 2005)

 

http://www.rivistaonline.com/Rivista/ArticoliPrimoPiano.aspx?id=1679,102005,0

http://www.sfairos.it/turchia_democrazia.htm

http://www.geopolitica.info/vicino_oriente/simonadeidda.htm

 

http://italy.indymedia.org/news/2005/10/894184.php

TURCHIA - Presa in ostaggio dalle nuove democrazie

Ogni 20 Marzo in Turchia la minoranza curda celebra il Newroz, la festa

della liberazione dalla tirannia. Una festa dalla forte connotazione

storica, che viene ostacolata dal governo turco con un'altra celebrazione

indetta per lo stesso giorno, chiamata Nevruz. Quest'anno il Newroz si è

tenuto a Bingol e, come ogni anno, numerose sono state le partecipazioni da

parte delle organizzazioni umanitarie che operano per la tutela dei diritti

di questa minoranza, tra di loro anche una delegazione italiana. Nonostante

la scarsa praticabilità dell'area concessa per i festeggiamenti e la

presenza militare adatta ad uno scenario di guerra, le presenze curde hanno sfiorato le cinquemila unità. Tutti i membri delle delegazioni ospiti sono

state sottoposte ad una perquisizione filmata da due operatori, alla quale è

seguito un interrogatorio sul proprio ruolo "politico". La manifestazione si

è svolta regolarmente nonostante la pioggia battente, che non ha distolto lo

sguardo dei partecipanti dal palco, sul quale si sono susseguite danze e

canti. Sul palco anche Simona Deidda una giovane cagliaritana che ha cantato

imbracciando una chitarra ed alla fine del suo intervento su suggerimento di

uno dei membri del partito ha pronunciato questa frase: "Biji Serok Apo",

che tradotto letteralmente altro non vuol dire che "Viva lo zio presidente".

Ma Apo è anche il nome di Ocalan, e quindi per la comunità curda si tratta

di un chiaro messaggio in favore del loro leader. Così mentre la folla

antistante il palco inneggiava al rumore di queste parole, Simona veniva

allontanata velocemente dal palco, e nascosta per un giorno ed una notte.

Poche parole che hanno scatenato un vero e proprio caso, i quotidiani turchi

non hanno risparmiato titoli feroci verso "l'italiana terrorista" e verso

tutte le associazioni che si preoccupano delle condizioni delle minoranze

curde che il governo turco stenta a tenere a bada. In Turchia pronunciare in

pubblico una frase simile costituisce una fattispecie di reato politico. Da gennaio ad oggi i procedimenti per tali reati sono stati 585, circa sette al

giorno. Simona dopo due giorni di "latitanza" è stata avvicinata da un

soldato che la invitava a presentarsi in Tribunale dove è stata processata

per direttissima, ed intimata a lasciare il Paese entro il 25 marzo. La

giovane sarda era alla sua seconda esperienza in Kurdistan, e nonostante

questa spiacevole vicenda, non cessa di parlare delle condizioni di questo

Paese mascherato dallo status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione

Europea. Per lo stesso reato un cittadino curdo avrebbe subito una pena di

otto mesi di carcere; per una frase il massimo della sanzione non può essere

la privazione della libertà personale. Quest'ultima in qualsiasi paese

democratico è riservata per i delitti più gravi, non certo per una frase

gridata in un contesto di festa. Il processo. Simona Deidda è stata privata

della possibilità di essere assistita dal suo traduttore di fiducia, perché

curdo. Il giudice non voleva nemmeno che questo fosse presente in aula, dove

invece è apparso un traduttore turco. Alla richiesta di un parere su Ocalan,

Simona si è avvalsa del diritto di non rispondere, ma sul verbale del

processo le sono state attribuite dichiarazioni in cui avrebbe affermato che

Ocalan è il Leader di un movimento Terroristico riconosciuto dalla comunità

internazionale. Ad alcuni giorni dalla vicenda, che in Italia come in Europa

è rimasta taciuta forse per non compromettere la qualità di Paese candidato,

è stat intervistata da Sara Dellabella sulla vicenda che l'ha vista

protagonista.

"Aveva la percezione che pronunciando quella frase sul palco avrebbe causato

tale scompiglio?"

"Non ho avuto il tempo di pensare, in fondo non credevo fosse così grave.

Pensavo che la Turchia fosse un paese pronto per l'ingresso in Europa, dove

la libertà di pensiero è una delle principali caratteristiche richieste e

presenti negli stati democratici. Ero cosciente solo alla fine dello slogan

che potevo esser arrestata".

"Crede ci sia stata una volontà/opportunità politica di trattare con favore

un italiano?"

"Credo che sia una manovra politica, anche perché se fossi stata kurda non

avrei sicuramente ricevuto tanta cortesia. Un politico della zona per aver

pronunciato le mie stesse parole un anno fa, ha fatto otto mesi di carcere e

ora ha seri problemi che probabilmente non gli permetteranno di candidarsi

per le prossime elezioni".

"Per due giorni è rimasta nascosta, cosa ha pensato in quei momenti?"

"Nascosta relativamente, abbiamo solo spiazzato la polizia, improvvisando e

andando nei luoghi in cui non mi avrebbero cercato. Per esempio a Karlhiova

nei villaggi dei terremotati, non ho avuto tempo di pensare a me, al mio

problema, sentivo la paura dentro, ma la rabbia e l'impotenza davanti a

tanta ingiustizia erano i sentimenti principali. In 48 ore se mi son data

alla "macchia", un giorno e una notte per l'esattezza, ho pensato che era

meglio dare una risposta e tutelare i miei fratelli kurdi. Stavano

rischiando troppo per me, io sono europea, non mi avrebbero potuto far nulla

in fondo".

"Oltre al divieto di accesso in Turchia per cinque anni cosa sta

rischiando?"

"Non lo so, sinceramente non ho ancora capito, la cosa più devastante

sarebbe non poter tornare nella terra che amo, anche perché abbiamo avviato

discorsi e collaborazioni importanti con le associazioni del posto. Il

governo turco reputa illegali associazioni di pronto intervento per il

Terremoto, e questa è una zona sismica "Rossa", il terremoto di Bingol del

2003 ha già distrutto questa terra. Ed il rischio non è scongiurato in

quanto la maggior parte degli edifici non sono stati ricostruiti rispettando

i parametri edilizi capaci di far fronte a questo problema. Solo le zone

militari sono state ricostruite secondo gli iter internazionali. Inoltre

nessuno di noi sa che in arco di 10 giorni ci sono stati due terremoti del 6,7° della scala Richter nella provincia Kurda, ribadisco che le situazioni

sono davvero devastanti e lo stato turco non interviene. Famiglie rischiano

di morire di fame, malattie infettive dovute alla condizione disperata del

luogo, e molti di loro moriranno assiderati".

"Le altre associazioni come sono viste nel territorio curdo?"

"Illegali, perché aiutano la popolazione Kurda. Il presidente degli Human

Rights ha a suo carico più di 80 procedimenti dal governo turco, tutti reati

politici e anni di carcere, perché aiuta, tutela i diritti umani dei suoi

concittadini".

Dopo tale vicenda è necessario chiedersi se la Turchia risponde ai criteri

democratici della nuova Europa, richiesti a tutti gli stati che vogliono

entrare a far parte della nuova alleanza. La Turchia ha completato il suo

processo democratizzazione verso i parametri Ue? Ma è il solito discorso,

certe cose è meglio che non si sappiano in giro, per non compromettere

alleanze e reciproci "favori". Per mantenere un clima di calma e buon

governo in periodo di elezioni. Qui non si è saputo nulla, mentre in Turchia

una nostra connazionale subiva un processo ed il governo locale mostrava la

propria forza nel reprimere certi gesti rivoltosi. Chi grida e chi tace, per

la stessa lezione di democrazia.

Il nostro augurio è che nel 2008 l'Europa, realmente democratica, in Italia,

in Turchia e altrove arrivi fino al Bosforo.

NOTA:E' certamente sotto gli occhi di tutti la complessità della realtà

socio-politica dell'attuale Turchia,ma ci sono contemporaneamente molte

condizioni di base che avvicinano questo grande Paese alla nuova Europa. Il

nuovo libro su Ataturk

del giudice-scrittore Gennaro Francione, in preparazione per la stampa,potrebbe essere occasione di apertura di un dibattito più

approfondito sulla questione Turchia moderna.Ribadiamo che bisogna lavorare per unire l'umanità attraverso il rispetto delle reciproche culture, affinchè sia permesso un confronto sereno attraverso il dialogo che porti al

la comprensione dei vari fenomeni storici e sociali da cui si determinano

alcune diversità.Con la separazione, la discriminazione, la violenza e la

guerra non si va da nessuna parte.

http://www.rivistaonline.com/Rivista/ArticoliPrimoPiano.aspx?id=1679,102005,0

> http://www.sfairos.it/turchia_democrazia.htm

> http://www.geopolitica.info/vicino_oriente/simonadeidda.htm

http://www.antiarte.it/movimentoutopista/deidda_ostaggio_della_democrazia.htm

Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea