NOTTURNI DI CHOPIN 

           AL TEMPIETTO

 

              Di Agius e Francione

 

Nell'incantata atmosfera dell'Area Archeologica del Teatro Marcello, tra uccelli bianchi svolazzanti nel crepuscolo presto trasformatosi in fresca notte, il maestro Sergio Marchegiani al pianoforte ha eseguito i Notturni di Chopin.   

   I  Notturni, genere inventato da J. Field per dilettare le giovani fanciulle all'epoca dei primi turbamenti amorosi, furono composti da  Chopin durante un vastissimo arco temporale lungo vent'anni.  Dal che si ricava la ricca e variegata  singolare struttura melodica e armonica, sempre uguale  e sempre diversa, con composizioni costruite in forma ternaria ma in un modo talmente poetico e libero che la forma pare quasi scomparire. Pur  nella costante alta qualità dell'ispirazione, si notano le differenze tra i primi lavori e gli ultimi. “Nei primi la melodia, la cantabilità, l'affinità con la voce umana sono molto importanti. Gli ultimi, che risalgono allo stesso periodo

della Sonata op.58 sono per contro costruzioni più complesse. La melodia e la

bellezza del suono divengono meno importanti, la composizione più difficile

da capire. Più astratta. L'armonia passa in primo piano”(http://www.tuttonet.com/documenti/npa2327.asp).

 

                               

 

      I Notturni sono uno degli inni più eccelsi che l'uomo abbia elevato alla misteriosa notte.  "Che di notte è tutto più bello e più grande Chopin doveva saperlo bene. Come tutti, doveva persino averne un po' paura. Ma, come tutti, alla fine si lasciò attrarre dal buio e, a poco a poco, entrò nell'oscurità, lui, il suo pianoforte, la sua musica e il resto"(Nicola Campogrande).  L'ingresso nella notte dell'uomo di Chopin era inevitabile, vista l'anima di questo musicista rimasto di fatto il cantore delle disperate e disperanti passioni borghesi. Di quest'anima, antica e romantica, eppur già così moderna, Sergio Marchegiani è magico interprete.

        Ha iniziato lo studio del pianoforte all'età di sei anni e si è esibito per la prima volta a dieci. Nel 1990 si è brillantemente diplomato presso il Conservatorio "A. Vivaldi" di Alessandria sotto la guida del M° G. Binasco (allievo di Arturo Benedetti Michelangeli e Alfred Cortot).

     Ha vinto numerosi premi in Concorsi Nazionali e Internazionali e da molti anni svolge un'intensa attività concertistica che lo ha portato ad esibirsi con successo all'Italia e all'estero. Estremamente attento nell'esecuzione, frutto di uno studio accurato che giammai diventa accademia pura, il maestro Marchegiani passa con maestria dal piano pianissimo al forte fortissimo, sempre mantenendo una modulazione che armonizza la geometria di Chopin  con l'esprit de finesse in modo da generare la giusta emozione nell'ascoltatore.  E' stato scritto:  "Sergio Marchegiani, per sua natura, è una mente ragionante al pianoforte. (...) lascia percepire una malinconia sublimata con straordinaria abilità e con estrema cautela (...)" (Wolfgang Schultz sul Berliner Morgenpost).

      Con questo recital  l'Associazione "Concerti del Tempietto"  tiene fede alla sua nascita così chiamata   "perché gli iniziandi di quella religione che è l'Arte in tutte le sue manifestazioni, si raccoglievano parecchi anni addietro sotto le colonne di un piccolo tempio classicheggiante che orna uno degli ombrosi viali di Villa Borghese, a Roma"(http://www.tempietto.it/nuovosito/index.html).

      Il concerto è stato preceduto dalla recitazione di versi di due artisti, in chiave nettamente antiartistica (http://antiarte.studiocelentano.it) con il che  si vuole indicare la non esistenza di confini reali tra le diverse regioni dell'Arte.  Dunque, "uno scambio creativo tra ideale palco e platea, perché l'esecuzione delle musiche, la recitazione dei versi, non siano un fatto del singolo esecutore, ma coinvolgano ed attivino la creatività ed il sentire dello spettatore, arricchendo nel contempo quella  dell'esecutore stesso.  Non più quindi tra l'autore ed il non autore un muro di superficiale accettazione o critica del dato artistico, ma interconnessione vivente e profonda tra i due, perché l'uno possa infondere e risvegliare nell'altro ciò che è sopito o dimenticato".

        Un plauso all'associazione così sensibile a portare avanti il discorso,  anche questo antiartistico, non solo di esteti affermati ma anche di nuove generazioni di artisti così contribuendo alla  naturale  rinnovazione della platea creativa. La Notte di Chopin è lunga, vastissima e l'arte è davvero infinita.