Karl Louis Guillen
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Biografia

Karl Luis Guillen è nato il 25 agosto 1967 in California.

A 14 anni frequenta il Cal Farley’s Boys Ranch, un collegio per ragazzi, in Texas.

A 17 anni sconta una condanna di 1 anno nel carcere minorile California’s Youth Authority per un furtarello in un negozio, dove si diploma.

A 19 anni si arruola nell’esercito statunitense ed è di stanza in Sud Corea.

Tornato dal militare trova lavoro come fotografo di giorno e come guardia notturna.

A 20 anni, con la vecchia Volkswagen e i soldi ricevuti in eredità dal patrigno parte per una vacanza in Florida.

A Phoenix, Arizona, viene incastrato in una fuga dalla polizia in un furgone pieno di armi rubate: l’avvocato non è in grado di difenderlo: viene condannato a 19 anni per assalto aggravato e traffico di armi rubate.

Mentre è in libertà su cauzione un balordo, ex commilitone, lo denuncia per cospirazione alla rapina. Viene condannato a 26 anni. Di nuovo gli avvocati non fanno nulla per difenderlo.

Dall’ottobre 1988 al dicembre 1990 gli viene offerto un patteggiamento della pena se confessa. Karl non accetta perché vuole che sia riconosciuta la sua innocenza.

Nell’agosto 1998, nella mensa del carcere viene assassinato un detenuto durante una rivolta, alle spalle di Karl che viene incriminato di questo omicidio. La pena prevista per questo reato è la morte.

 
 

Karl rischia di essere condannato a morte. Nell’agosto 1998, nella mensa del carcere in cui è ristretto, viene assassinato un detenuto durante una rivolta, alle spalle di Karl che viene incriminato di questo omicidio. Attualmente è "ospite" del carcere di Florence Arizona negli Stati Uniti d'America.

Karl urla di essere innocente ma che sarà condannato se non trova i soldi per un avvocato, dato che gli avvocati d'ufficio negli USA fanno sempre e sistematicamente condannare i loro assistiti.

Karl dipinge, scrive libri e poesie e vuole vivere, difendersi, dimostrare che è estraneo all'omicidio di cui è accusato.

I nostri amici della casa editrice umanista Multimage hanno deciso di pubblicare il suo libro-denuncia "Il tritacarne" sulla sua vita e sulle carceri statunitensi e di devolvere tutto il guadagno per pagare un avvocato decente che lo difenda; vogliono che il caso di Karl sia d'esempio anche per altri detenuti e che si possano stabilire regole giuste di difesa per chi rischia la pena di morte, come per qualunque altro reato.

Il libro è uscito il 15 Giugno 1999.

                     copertina del libro

 

 
 

                                  KARL TRA I DENTI DEL         LEVIATANO

 

…siamo tarpati dalla nostra creativita' legislativa e giuridica che rinchiude i nostri concittadini, che pianta altri semi per la prossima raccolta fiscale di tasse. Molti di coloro che approdano dietro i cancelli di acciaio e cemento sono quelli capitati nella carta moschicida della opulenta industria giuridica americana, dove le porte scolastiche sono sostituite da nuove scintillanti porte di celle, e dove invece di ricevere insegnamento e riabilitazione riceviamo e generiamo istituzionalizzazione.
Non e' difficile ritrovarsi negli ingranaggi del tritacarne, dove con ogni comoda valutazione il governo trova molti e vari metodi per acquisire il prodotto. C'e' un interesse nazionale nel tenermi in prigione, che permea e corrompe la giustizia reale che vorremmo servire. La dicotomia e' complessa. Senza l'industria delle prigioni il monopolio di miliardi di dollari andrebbe perso, ma fronteggiare questa bestia vorrebbe dire affrontarne i denti per raggiungerne la gola e stringere al cuore il mostro.

 

La giustizia sia dannata per il 5-15 percento degli esseri umani innocenti che sono diventati il prodotto della vera industria delle prigioni che spinge e stringe i politicanti marionette

Se mai dovesse arrivarvi alle orecchie la notizia dell’avvenuta esecuzione di un uomo chiamato Karl Louis Guillen, e nel caso che i media non dovessero riportare le sue ultime parole, ve le lascio ora. Immaginate di ascoltarle dalle labbra inaridite di uomo alto un metro e ottantotto, con i capelli castani e gli occhi nocciola, il colorito pallido di chi ha passato anni in isolamento in una carnagione altrimenti dorata, che alcuni a suo tempo definirono un bel ragazzo. E ora guardate la tavola a forma di croce alla quale sono legato, le spesse strisce di cuoio che stringono i muscoli segandomi la pelle, i tubi delle endovene collegati alle braccia, gli aghi coperti dai cerotti che me li tengono fermi nelle vene, vene che fino a quel giorno erano rimaste intatte.

Leggetele ad alta voce, così forse riuscirete a sentire me. Ho una voce normalissima, simile a quella di qualunque altro essere umano di sesso maschile: leggermente più bassa, forse, ma per il resto assolutamente normale.

Ascoltatela. Ora.

LE ULTIME PAROLE

Con queste mie parole io vi saluterò.

Non cedete alla rabbia se presto morirò:

sono morti già in tanti, gasati, avvelenati,

come animali in fila, uccisi e macellati.

Stavolta tocca a un uomo e non a un animale

ma non odiate, anzi: piangete, se fa male.

Un anno dopo l’altro han provato a piegarmi,

rinchiudendomi al buio, usando gas e armi,

lasciandomi da solo, spezzandomi le dita,

picchiandomi, umiliandomi, strappandomi la vita.

Se non sono impazzito tra sbarre ferri e mura

è perché la memoria combatte la paura.

Ho superato indenne, o quasi, quest’inferno

solo grazie all’amore di chi, dal mondo esterno,

mi ha ricordato sempre, con fiducia e coraggio,

che non ero da solo a fare questo viaggio.

Perfino adesso io vi sento qui vicino,

ma vi devo lasciare, vedete? M’incammino

verso luci abbaglianti, verso ignoti misteri.

Ricordatemi vivo, ricordatemi ieri.

Oggi mi tocca andare, da solo, sempre avanti:

ma vi porto nel cuore, lo giuro, tutti quanti.

Non vi consolo, no, dico la verità.

Sentitela nel vento, che non si ferma e va.

Ma il mio sé più segreto continuerà la lotta

anche ora che questa terrena gabbia è rotta.

Continuerò a lottare senza voce né mani,

per i giorni infiniti, per oggi e per domani.

In questa vita bella, amara, dolce, incerta

sarò quello che fui: una ferita aperta.

Crocifisso alla morte che mi dettero in terra

io, vittima innocente di questa sporca guerra

combattuta ogni notte, rinnegata ogni giorno

vi resterò vicini, farò sempre ritorno

per darvi forza come l’avete data a me.

Se non è vita questa, non so quale lo è.

Vi aspetterò: vedrete, al risveglio, al mattino

troverete un mio segno tra lenzuolo e cuscino;

quando sarete deboli, quando avrete bisogno

mi troverete al limite tra desiderio e sogno.

Guardate oltre le stelle, oltre il cielo, più in là,

e vedrete una luce che mai si spegnerà.

Sarò io che dall’alto scriverò mille storie,

sceneggiature, dialoghi, poesie, versi, memorie.

Direte: "Cos’è stato quel suono, quel fruscio?"

Non abbiate paura: guardate, sono io

che posso finalmente fare quello che voglio

seduto in mezzo al cielo, con una penna e un foglio.

Karl Guillen,

poesia tratta da "Il Tritacarne" Multimage 1999

 

   
   
 

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Last updated: maggio 08, 2005.