Forza Luther Blisset
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            LA FORZA DI LUTHER BLISSET

 

Riportiamo il pezzo che segue, tratto da  RAPPORTO ITALIA 1999, Capitolo Quinto Menzogna/Verità, Scheda 41, L'insurrezione invisibile: il caso Luther Blisset, invitando i nostri fratelli a considerare prima il parallelo tra l'Akasha Antiartistico e il Network degli eventi, in secundis a valutare la forza produttiva della Rete il cui compito alchemico si risolve per il successo finale dell'oro potabile nel solve et coagula.

La Rete è l'immensità della comunicazione, che poi finisce per disperdersi quando si trasformi in pubblicità del prodotto del singolo lanciato in Rete.

E' necessario inventarsi delle forme di coagulazione come nel caso del fantoccio Blisset. Luther Blisset è il marchio di fabbrica dietro cui è possibile pubblicare una serie di cose capaci richiamare l'attenzione del pubblico internettiano che sa, creando così una spinta all'acquisto o  - in fase di gratuità finale - la fruizione di quel prodoto.

Se Giorgio Rossi lancia il suo messaggio di "ufologia del Graal" nessuno lo pesca ma se usa il nome di Luther Blisset gli adepti sono pronti a seguire quel messaggio nel senso "Vediamo che dice Blisset con questro scritto".

Il mistero di Blisset è l'altra faccia, oltre alla riconoscibilità iniziatica, che scatena la passione degli adepti.

L'ANTIARTE scoprendo Blisset è stata illuminata e ne utilizza ora la metodologia coscientemente, nel senso di concentrarsi vieppiù sui propri due coaguli fatto ora non più da una nome ma di materia doppia:  l'antiarte in sé e l'antipolitica che ha partorito il Movimento Utopist@A.

 

 

        IL NETWORK DEGLI EVENTI

 

Il progetto Luther Blissett, nel difficile tentativo di gestire la propria caotica proliferazione, ha spesso prodotto documenti di "autoinchiesta", il più delle volte si trattava di resoconti di piccoli e grandi eventi che coglievano il suo corpo performativo in un determinato momento. In queste autoinchieste la definizione del progetto più utilizzata e significativa è stata ed è tutt'ora quella di "Network degli Eventi".

La scelta dei termini "network" ed "evento" si riferisce ad una radicale ed innovativa idea di organizzazione che si fonda sul modello dei "sistemi autopoietici", ovvero di sistemi a rete che prosperano, crescono e autogenerano equilibrio senza la necessità del comando, per via di un'alta connettività comunicativa. Un modo di organizzarsi che in pratica ha incrociato con ironia le nuove forme di cooperazione sociale fuoriuscite dall'utilizzazione delle reti telematiche, le nuove forme di organizzazione del ciclo di produzione e distribuzione di merci spesso definite genericamente "post-fordismo", come ad esempio l'impresa-a-rete, e una filosofia degli eventi che rifiuta la spiegazione del divenire in termini di relazioni esclusivamente causali.

Fin dalla genesi del progetto fu fatta circolare su Internet una delle possibili immagini di Luther Blissett costruita al computer sovrapponendo decine di volti maschili e femminili, con il fine di trasformarla in una grande icona pop, come il Che Guevara di Korda o la Marilyn di Andy Warhol. Questa icona è stata poi successivamente utilizzata come segno distintivo del Network degli Eventi, in una sorta di parodia del "franchising". Così come il "franchisor", ovvero la case madre di produzione, attraverso il marchio offre al commerciante "un'aura, un'identità, un mezzo di produzione di reddito" (M. Lazzarato), così l'utilizzazione per gli eventi del nome Luther Blissett e della sua icona iscrivono questi in un network riconoscibile, dandogli appunto un'aura, un'identità, cioh un "omonimato" specifico ai suoi anonimi realizzatori, e a volte anche un mezzo di produzione di reddito. Giacché l'utilizzazione del nome multiplo è completamente libera, chiunque può far uso come e quando vuole, divenendo nodo del network, della sua reputazione accumulata, far proprio il suo curriculum e partecipare della sua intelligenza collettiva.

Vi è in questa parodia una chiara critica radicale dell'organizzazione produttiva post-fordista e la rivendicazione esemplare della possibilità per l'intelligenza collettiva, spesso definita marxianamente "General Intellect", di cooperare autonomamente, sottraendosi al comando del capitalista. L'evento è poi qui da intendere, nonostante Blissett ne abbia fatto raramente esplicito riferimento, nel senso in cui l'hanno teorizzato filosofi come Michel Foucault e Gilles Deleuze. L'evento non è inteso cioè come "ciò che accade", ma come qualcosa che "è in ciò che accade", come un momento concreto della vita, poetico e politico allo stesso tempo. Un momento che è un qui-ed-ora, non determinato solo da rapporti di causa ed effetto, ma anche, e soprattutto, da "un sistema di echi, di riprese, di risonanze e di segni" (G. Deleuze), cioè appunto da processi "autopoietici", un sistema che in questo caso è rappresentato proprio dal network Luther Blissett. Questo spiega ancor meglio il funzionamento del Network degli Eventi, esso cioènon necessita che i suoi nodi si accordino su una linea d'azione, su di un'ideologia, su delle prospettive teoriche, insomma sul "da farsi" del progetto; tutto è lasciato all'iniziativa spontanea degli aderenti e se azioni, teorie e prospettive si sono formate è perché sono emerse attraverso quel complesso gioco di feedback comunicativi, simile al processo di produzione dei miti popolari (la mitopoiesi), che è proprio la caratteristica fondante di Luther Blissett.

Un nodo del network-Luher Blissett ha scritto: "(...) occorrerà agire con coordinazione, senza centri di potere, comitati politici, o maggioranze, ma semplicemente proponendo ai vari nodi della rete azioni specifiche alle quali si possa aderire gratuitamente e liberamente", e ancora: "(...) i singoli anelli saranno sempre indipendenti l'uno dall'altro e allo stesso tempo potranno mantenersi in costante collegamento tra loro e interagire in ogni momento".

Se un anello scrive ad esempio sotto lo pseudonimo di "Reverendo William Cooper" libri sul "sesso estremo", l'altro organizza mostre d'arte; se uno orchestra una beffa mediatica, un altro organizza una festa "trash" da tremila persone o un corteo. Il fine del Network è quello di "(...) creare eventi in grado di aprire varchi nelle nostre vite, di inscenare una grande performance sul palcoscenico del mondo che possa rendere la nostra esistenza più interessante e cominci a cambiare la percezione della realtà, quindi la realtà stessa".

Spesso nelle "autoinchieste" questo gioco di feedback comunicativi è stato visto anche come l'occasione per una preziosa condivisione di affetti in pieno periodo di desertificazione dei rapporti sociali e di conseguente perdita dei valori. Se da una parte la forza del network-Luther Blissett consiste nell'essere sempre "in movimento", di non rimanere mai uguale a se stesso, "un sistema modulare variabile a componibilità illimitata", da un'altra esso ha tentato paradossalmente di fondarsi come realtà comunitaria.

Quando Luther Blissett utilizza neologismi come "con-dividuo" o recupera termini della teoria marxiana come "Gemeinwesen" (essere comune o creatura comune) allude al fatto che la condivisione affettiva all'interno del network produce un superamento dell'individualismo borghese e fonda una nuova comunità e nuovi valori, afferma cioè un potere costituente che sfida il potere costituito. E' evidente perr che questo è stato realizzato solo in via sperimentale, in altre parole Luther Blissett è sì considerabile come una comunità, ma una comunità eccessivamente mediata, fondata su relazioni sociali "immateriali", a livello "molare" costituita poco più che da flussi comunicativi attraverso Internet, i b.b.s., le reti dell'arte postale, il mito delle gesta di Luther Blissett, anche perché Luther Blissett stesso non è altro che un nome pop che funziona come un medium. E' cioè una comunità virtuale giacché raramente si raccoglie e si riconosce nel "face-to-face", nella relazione sociale autentica.

C'è chi ha criticato duramente Luther Blissett proprio per questo suo aspetto di virtualità, di una comunità fittizia non abitabile e quindi come mito illusorio. Se è vero che esso non si è mai realizzato come una vera e propria comunità, cioè qualcosa che trascendesse il network degli eventi, anche se poi sul piano simulativo e ironico del suo gioco Luther Blissett è invece proprio la "Gemeinwesen" di Marx, ovvero "una creatura comune", è perr anche necessario mettere in evidenza che ogni singolo nodo del network ha realizzato e realizza effettivamente un "con-dividuo". 

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      E' da notare che il primo numero della rivista di Guerra Psichica e Adunate Sediziose del nodo bolognese, uscita all'inizio del '95, introduceva i lettori al progetto Luther Blissett in questo modo: "Luther Blissett è un personaggio-metodologia. L'idea è quella di suscitare un interesse morboso nelle opere, azioni e reputazioni di Luther Blissett. Luther Blissett vuole fuggire dal carcere dell'Arte e CAMBIARE IL MONDO". 

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Luther Blissett ha sempre portato avanti battaglie per i diritti alla comunicazione, come ad esempio il diritto all'interattività, all'anonimato dell'utenza, alla libera riproduzione delle informazioni (L.B. è radicalmente su posizioni anti-copyright), alle infrastrutture comunicative, e questo in particolar modo nell'ultimo periodo.

Qualche anno fa Umberto Eco affermava che: "Nella società tradizionale c'è chi produce cultura e chi la consuma, con Internet si apre una nuova democrazia". Oggi cioè la questione della "democrazia elettronica" è proprio nella possibilità di poter fruire in maniera attiva di qualsiasi mezzo di comunicazione che il progresso mette a disposizione. Questione che mette in discussione le vecchie concezioni di copyright, controllo e privacy, evidenziando l'inadeguatezza e le contraddizioni dell'attuale legislazione di fronte ad una nuova realtà che si fonda principalmente sulla circolazione libera e "dal basso" delle informazioni.

          La posizione radicale di Luther Blisset lo ha portato a considerare la proprietà delle idee come un'aberrazione ritenendo che qualsiasi prodotto dell'ingegno è in realtà il risultato di un'intelligenza collettiva insondabile, e quindi a portare avanti battaglie come quelle contro il copyright e per la libertà di circolazione d'informazioni nelle reti telematiche.

 

 

SUL NON-PLAGIO. PARALLELI CON LA MERO DETENTIO ANTIARTISTICA DELL'OPERA D'ARTE. 

Blissett si può ricondurre al movimento neoista e al plagiarismo: copiare ed usare le parole degli altri è un diritto-dovere, le idee non sono proprietà di nessuno.

Ma meglio di ogni descrizione può rendere l'idea uno dei manifesti che si trova in rete all'indirizzo www... del Luther Blisset Project:

"Io sono Luther Blissett. Io mi rifiuto di essere limitato da qualunque nome. Io ho tutti i nomi e sono tutte le cose. Incoraggio tutti i gruppi pop ad usare questo nome. Voglio vedere migliaia di gruppi con lo stesso nome. Nessuno possiede nomi. I nomi esistono per essere usati da tutti. I nomi, come tutte le parole, sono arbitrari.

Io attacco il culto dell'individuo, gli egotisti, i tentativi di appropriarsi dei nomi e delle parole e farne un uso esclusivo. Io respingo il concetto di copyright. Prendi quello che puoi usare. Io respingo il concetto di genio. Gli artisti sono come tutti gli altri. L'individualità è l'ultimo e il più pericoloso mito dell'occidente. Io affermo che il plagiarismo è il metodo artistico realmente attuale. Il plagio è il crimine artistico contro la proprietà. E' un furto e nella società occidentale il furto è un atto politico. Io voglio che tutti usino il mio nome. Usa questo nome perché è il tuo. Questo nome non appartiene a nessuno. Diventa anche tu Luther Blissett. Io cerco l'illuminazione attraverso la confusione. Io prospero sul caos. Io sarò prosaico. I miei significati saranno semplici. Non alluderò a secondi significati. I secondi significati sono lacerazione di chi non i capace di dare piena corporeità alla realtà.

Demolisci la cultura seria. E ricorda: se la vita fosse semplice non ci darebbe nessun piacere".

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Proprio attorno ad un'operazione sull'idea di identità collettiva è nata l'azione di Luther Blisset che non è un artista come Cantsin ed Eliot, ma un "terrorista culturale". Il suo nome è una sorta di pseudonimo collettivo, "un nome no-copyright, liberamente adottabile da chiunque voglia svolgere opera di controinformazione"(Dalla quarta di copertina di L. Blisset, Lasciate che i bimbi, libro pubblicato dall'editore Castelvecchi con la precisa dichiarazione, a p. 2, "No Copyright", implicante che chiunque avrebbe potuto ripubblicarlo e riprodurlo, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi dimensione di diffusione, gratuitamente e senza la necessita del consenso dell'autore e/o dell'editore stesso. Così, poco tempo dopo la pubblicazione, il testo integrale di "Lasciate che i bimbi" è stato reso disponibile su Internet, al sito www.2mila8.it gestito dal provider 2mila8 ComunicAzione s.a.s.).  E' "grazie a questa caratteristica infatti che chi lo adotta può godere della fama che [lo pseudonimo] ha accumulato per garantirsi spazi di pubblicità che non avrebbe il proprio nome; contemporaneamente, nel momento in cui viene usato questo pseudonimo si contribuisce ad aumentarne la fama"(Scritto difensivo a firma dell'Avv. Pamela Schimperna pubblicato in internet al sito 2mila8).

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E' da notare che il primo numero della rivista di Guerra Psichica e Adunate Sediziose del nodo bolognese, uscita all'inizio del '95, introduceva i lettori al progetto Luther Blissett in questo modo: "Luther Blissett è un personaggio-metodologia. L'idea è quella di suscitare un interesse morboso nelle opere, azioni e reputazioni di Luther Blissett. Luther Blissett vuole fuggire dal carcere dell'Arte e CAMBIARE IL MONDO". Luther Blissett ha sempre portato avanti battaglie per i diritti alla comunicazione, come ad esempio il diritto all'interattività, all'anonimato dell'utenza, alla libera riproduzione delle informazioni (L.B. è radicalmente su posizioni anti-copyright), alle infrastrutture comunicative, e questo in particolar modo nell'ultimo periodo.

Qualche anno fa Umberto Eco affermava che: "Nella società tradizionale c'è chi produce cultura e chi la consuma, con Internet si apre una nuova democrazia". Oggi cioè la questione della "democrazia elettronica" è proprio nella possibilità di poter fruire in maniera attiva di qualsiasi mezzo di comunicazione che il progresso mette a disposizione. Questione che mette in discussione le vecchie concezioni di copyright, controllo e privacy, evidenziando l'inadeguatezza e le contraddizioni dell'attuale legislazione di fronte ad una nuova realtà che si fonda principalmente sulla circolazione libera e "dal basso" delle informazioni.

      La posizione radicale di Luther Blisset lo ha portato a considerare la proprietà delle idee come un'aberrazione ritenendo che qualsiasi prodotto dell'ingegno è in realtà il risultato di un'intelligenza collettiva insondabile, e quindi a portare avanti battaglie come quelle contro il copyright e per la libertà di circolazione d'informazioni nelle reti telematiche.

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      Di fatto oggi da più parti si pur sentir parlare di politica-spettacolo, di arte-spettacolo, di informazione-spettacolo, di giustizia-spettacolo, ma è appunto diventato un modo di dire senza conseguenze, una banalità. Una delle frasi riguardo allo Spettacolo maggiormente conosciuta è la nona tesi debordiana: "Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso". Il falso, cioè, utilizzato per il controllo e la manipolazione della società, dalla disinformazione mediale, passando per il linguaggio burocratico degli specialisti della cultura, della politica, dei tribunali, fino alla menzogna organizzata dei servizi segreti deviati e alla seduzione pubblicitaria, diviene necessario alla sopravvivenza stessa dell'ordine pubblico, un antidoto alle situazioni d'emergenza e    d'eccezione, diviene reale, vero a suo modo, e il mondo realmente rovesciato. Il vero così non è più il contrario del falso, ma ci convive e il discernimento si è fatto di conseguenza sempre più difficile, l'attribuzione di senso alla vita più sofferto, paralizzando la capacità di prendere decisioni. Oggi il risultato è ben visibile: le trasformazioni sociali, poggiandosi sulla falsificazione come mezzo per garantire la stabilità, e per accelerarne il progresso, a lungo andare hanno ottenuto l'esatto contrario; in ogni ambito - esistenziale, istituzionale, mediale, accademico e così via - si riscontra una grave crisi di senso che blocca una nuova trasformazione sociale che sembra da tempo incombente, ma che rimane eternamente incompiuta.

 

 
 

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Paolo Atzori

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FORMA APERTA

Dissociare la propria unità, permettere l'ingresso di tendenze disgregative all'interno di una costruzione ben compatta è il modo con cui l'arte moderna sottopone a critica la propria cieca autonomia rispetto ai concreti problemi del mondo empirico che essa evidentemente non pus neanche tentare risolvere se vuole mantenersi vicina al proprio concetto.

Una opera d'arte che ha caratteristiche di apertura è una opera d'arte il cui significato non subordina militarmente gli elementi che la compongono, benché in qualche modo assemblati nella forma essi mantengono la propria irrequietezza di frammenti. Tale opera risulterà ostile alla ricezione, se si tratta di musica sarà stridente e rumorosa. Questo è un primo significato dell'affermazione che l'arte oggi deve essere contro se stessa.

              Theodor W. Blissett

 

 
 

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Last updated: maggio 08, 2005.