Scec
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Ragazzi, questa iniziativa mi sembra davvero interessante.
L'associazione Masaniello di Napoli ha avuto una grande idea: quella di far circolare moneta locale con il fine di far crescere l'economia locale, soprattutto le piccole realtà commerciali, artigiane strozzate dall'economia globalizzata ed i cittadini in difficoltà.
E' un progetto proponibile in qualsiasi contesto territoriale piccolo o grande che sia. Potremmo realizzarlo anche noi. Pensateci
 
Per saperne di più cliccate sul link qui di seguito

http://www.progettoscec.com/index.php
 
Buoni sconti a tutti! Perchè come diceva Totò: "Ogni scec è così"
 

http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=6655


http://guide.dada.net/creativita/interventi/2007/08/303417.shtml

                                        

 

 

-----Messaggio originale-----

Da: Nicola A. Grossi [mailto:k2@larivoluzione.it]

Inviato: mercoledì 1 agosto 2007 1.32

A: adramelek

Oggetto: Re: PROGETTO SCEC

 

Il progetto originario mi ricorda le banche del tempo (che nella nostra

realtà italiana sono purtroppo circoscritte al locale).

Lo sconto, invece, mi pare appunto un buono sconto, da sempre utilizzato

come strumento per farsi nuovi clienti

o comunque per vendere.

Posso capire che può servire ma non mi attira particolarmente come

impostazione, anche perché mette un freno alla trattativa

(se lo sconto è già applicato è più difficile trattare sul prezzo).

Avevo invece pensato ad una sorta di banca del tempo (anche mondiale) in

cui attraverso il mezzo telematico

e una moneta virtuale era possibile mettere a frutto il proprio lavoro

cognitivo.

Poi, ironia della sorte, mi è mancato il tempo per realizzare il progetto.

Ciao,

Nicola

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Ciao Nicola

 

Il progetto originario mi ricorda le banche del tempo

Vero. Sono energie da banche del tempo canalizzate nel nummario

non mi attira particolarmente come

impostazione, anche perché mette un freno alla trattativa

Con l'euro ci hanno rovinato praticamente dimezzando il valore della lira(se prima serviva una lira per comprare un'unità di prodotto poi ne servivano due; l'aveva già spiegato Copernico che era anche un economista nummario). Qusto Scec permette in qualche modo di recuperare il valore monetario in sé(perduto) della lira < euro.

 

Avevo invece pensato ad una sorta di banca del tempo (anche mondiale) in cui attraverso il mezzo telematico e una moneta virtuale era possibile mettere a frutto il proprio lavoro

cognitivo.

Bellissimo! Me la spieghi meglio?

 

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L'art. 27 della legge 8 marzo 2000, n. 53 ha introdotto la figura della

Banca del Tempo. [1]

Così, in questi ultimi anni si stanno diffondendo anche in Italia, a

livello locale, le banche del tempo. Esse sono esempi concreti di

quell'economia del dono di cui parla Alain Caillé nel suo saggio (una

lettura che mi sento di consigliare come sorta introduzione a quella che

io chiamo "dorosofia") "Il terzo paradigma" [2], oppure Jacques T.

Godbout in "Lo spirito del dono" [3].

Vediamo un esempio di funzionamento di una banca del tempo.

La Banca del Tempo è un sistema in cui le persone scambiano

reciprocamente attività, servizi e saperi.

Parte dall'idea che è possibile uno scambio paritario fondato sul fatto

che gli individui sono portatori di bisogni ma anche di risorse.

La banca del tempo propone di dare valore e organizzazione a ciò che

esiste nella comunità come forma di auto aiuto tra le persone.

Il tipo di prestazione oggetto degli scambi permette alla banca del

tempo di essere un'associazione libera da vincoli morali, etici o anche

solo affettivi.

Ad esempio non è ammessa la tradizionale assistenza e cura alle persone

e non è richiesto neppure un volontariato attivo come accade ad esempio

nelle associazioni ambientaliste.

- Chi aderisce specifica quali attività e/o servizi intende svolgere,

accende un proprio conto corrente, al posto degli euro, si depositano ore.

- Chi ha offerto un servizio acquisirà un credito di ore e sarà in grado

di spenderle ricevendo altri servizi.

- Nella Banca del Tempo non è necessario restituire un servizio

esattamente a colui che l'ha fornito: è un sistema aperto e non si

contraggono debiti con qualcuno in particolare.

- La Banca del Tempo si basa sullo scambio, cioè si dà per ricevere, si

chiede tempo per restituirlo, infatti il proprio conto corrente deve

tendere ad avere saldo zero.

- Il tempo è l'unità di misura: il valore della prestazione è

determinata dal tempo impiegato nello scambio (tutti gli aderenti sono

uguali tra loro).

- Un'ora è sempre un'ora indipendentemente dall'età, dalla scolarità,

dal ceto sociale di chi l'ha scambiata ed indipendentemente dal tipo di

prestazione offerta/richiesta.

 

Ora, come ti dicevo, la realtà delle banche del tempo è limitata a

piccole porzioni di ulespazio e quasi confinata ad attività ricreative

per anziani o fanciulli (e non esiste la possibilità di convertire

tempo/lavoro in moneta, nemmeno virtuale).

Niente di male, anzi, ma io credo che le potenzialità delle banche del

tempo vadano ben oltre questi confini e possano trovare un terreno

fertile nel cyberspazio, in cui non esistono limiti spaziali ed il

lavoro cognitivo (c'è una bella intervista di Enzo Rullani su

"Scarichiamoli!":

http://www.scarichiamoli.org/main.php?page=interviste/rullani) può

diventare una fonte di ricchezza (spirituale e materiale) a portata di

tutti.

Sulla base di tutto ciò ho immaginato una "WTTB" una "World Telematic

Time Bank" (da costruire anche grazie all'aiuto delle banche del tempo

ulespaziali presenti nei vari Paesi: perché ogni banca ulespaziale ha

già forza lavoro disponibile e catalogata).

Come funziona questa banca? E' molto semplice: da una parte, i

cyberlavoratori, attraverso un assegno virtuale (basato su un algoritmo

a prova di falsari), si scambiano ore-lavoro arricchendo vicendevolmente

la propria forza lavoro (es.: Tizio è un programmatore e ha bisogno di

tradurre un suo software in varie lingue, mette a disposizione la guida

che ha scritto per l'installazione di un server particolare),

dall'altra, i beni prodotti ed organizzati su vasta scala diventano,

all'interno della comunità dei cyberlavoratori, una grande risorsa

condivisa (la regola è: l'oggetto degli scambi non è più

proprietarizzabile... quindi il software di Tizio, ora più completo ed

appetibile, è bene della comunità), che può essere oggetto di acquisti

da parte di quei soggetti economici che intendono investire nei e/o

vendere i beni cognitivi messi a frutto nella banca (es.: un negozio che

stampa immagini su cappellini e magliette decide di utilizzare alcuni

loghi creati da alcuni correntisti).

Ma con quale moneta i soggetti economici di cui sopra possono acquistare

i suddetti beni? Con una moneta virtuale. Ed è sempre con questa moneta

che i beni messi in vendita dai soggetti economici potranno essere

acquistati dalla gente.

Una moneta cartacea? No. Si tratta di una carta di credito: tramite

Internet i negozianti scalano il credito dalla carta e consegnano il

bene agli acquirenti.

Ma allora cosa ci guadagnano i negozianti? *I negozianti vendono e

ricaricano le carte di credito della "WTTB": è lì che si ha la

conversione tra moneta della "WTTB" ed euro.

Ogni prodotto ha un codice, assegnato al momento dell'"acquisto

all'ingrosso", il database è pubblico per cui il prezzo è chiaro e non

può essere gonfiato o sgonfiato.

Il prodotto del lavoro intellettuale non è consumabile e dunque un bene

cognitivo può essere inesauribilmente riutilizzato e/o fruito ad libitum

da un numero indeterminato di persone, inoltre, il bene è estente da

royalties: questi sono i presupposti che determinano un costo equo della

carta di credito.

Per restare all'esempio precedente: il negoziante non dovrà pagare i

diritti per stampare il logo, il cyberlavoratore vedrà il suo logo

distribuito (con pubblicità per lui), l'acquirente avrà un cappellino

bello quanto quelli che costano molti euro (a quel punto duplicare

illegalmente il marchio "Dolce & Gabbana" potrebbe non apparire come

l'unica strada per vendere prodotti "alla moda").

Con una carta di credito si può acquistare in tutti i negozi

convenzionati: starà ai negozianti operare, magari con degli omaggi,

affinché un cliente vada ad acquistare e/o ricaricare la carta presso il

proprio esercizio. Libera concorrenza.

Questa, grosso modo, era l'idea. Se hai domande sono qui.

Ciao,

Nicola

 

[1] Art. 27 (Banche dei tempi).

1. Per favorire lo scambio di servizi di vicinato, per facilitare

l'utilizzo dei servizi della città e il rapporto con le pubbliche

amministrazioni, per favorire l'estensione della solidarietà nelle

comunità locali e per incentivare le iniziative di singoli e gruppi di

cittadini, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare

parte del proprio tempo per impieghi di reciproca solidarietà e

interesse, gli enti locali possono sostenere e promuovere la

costituzione di associazioni denominate "banche dei tempi".

2. Gli enti locali, per favorire e sostenere le banche dei tempi,

possono disporre a loro favore l'utilizzo di locali e di servizi e

organizzare attività di promozione, formazione e informazione. Possono

altresí aderire alle banche dei tempi e stipulare con esse accordi che

prevedano scambi di tempo da destinare a prestazioni di mutuo aiuto a

favore di singoli cittadini o della comunità locale. Tali prestazioni

devono essere compatibili con gli scopi statutari delle banche dei tempi

e non devono costituire modalità di esercizio delle attività

istituzionali degli enti locali.

 

[2] Nell'economia classica, con un approccio condiviso anche da Marx, si

sostiene che beni e servizi da un lato hanno un valore determonato dai

bisogni che riescono a soddisfare (valore d'uso), dall'altro valgono in

base alla quantità di denaro o di altri beni e servizi che si riescono

ad acquistare (valore di scambio). Se accettiamo il terzo paradigma,

dobbiamo allora aggiungere che esiste un altro tipo di valore, quello

legato alla capacità che beni e servizi, se donati, hanno di creare e

riprodurre relazioni sociali: un valore che potrebbe essere chiamato

valore di legame, in quanto, con tale approccio, il legame diventa più

importante del bene stesso.

 

[3] Definiamo dono ogni prestazione di beni o servizi effettuata, senza

garanzia di restituzione, al fine di creare, alimentare o ricreare il

legame sociale tra le persone.

@@@@@@