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C'è una dichiarazione del macchinista delle FF.SS. Alfredo Improta  il 16 marzo 1944, che  riceve in restituzione dai carabinieri di Balvano "La somma di L. 31.000, siccome rinvenuta nella persona del defunto macchinista Gigliano Matteo". 

Gigliano portava quella somma per permettere al suo collega di acquistare una partita di olive di Ferrandina, per conto della "cooperativa di consumo tra ferrovieri di Salerno"

(da  Mario Restaino.  Un treno, un'epoca: storia dell'8017,, pp. 66-67). 9-

 
R: MA GLI $.U.A. NON DOVEVANO E$$ERE I " LIBERATORI" ?

(Gianni Donaudi, e-mail di lunedì 22/03/2004 9.43)

 

                   

               LA LINEA DELL'INFERNO  

   Dopo che papà si è rinfilata la bandiera, pardon la cannottiera, di buona lena ci siamo rimessi sulla nazionale che ci porta a casa. Diamo fondo alle energie che ci sono rimaste soprattutto rinfocolate dal superamento indenne della perigliosa linea di fuoco e dalla visione della meta vicina.             Man mano che procediamo vediamo che il numero di fuggiaschi aumenta, e talora la massa di gente si gonfia tanto da generare un vero e proprio esodo degno più del popolo di Mosè, che della povera gente di Masaniello 'o piscatore.

      Quando raggiungiamo Caserta nell'alba fresca di una chiara giornata d'ottobre ormai sulle strade si vedono passare solo truppe americane, che fendono questa folla di vinti coi loro automezzi e si dirigono tossendo e rombando alla volta del fronte.

      Vediamo sfilare carri armati con la stella davanti, camionette e camion coperti e scoperti, autoblindate con mitragliatrici e senza, jeep fasciate dalla croce rossa. Possenti avanzano tra gli altri mezzi d'artiglieria pesante un cannone calibro 105 e un obice da 203 mm., ossatura dell'esercito americano.

      Dai mezzi si affacciano i soldati sorridenti con le sigarette agli angoli della bocca.Alcuni portano l'elmetto cinto da retine, altri le tute mimetizzate con paglia che li proteggeranno nella linea di fuoco.C'è ancora qualcuno dei nostri civili che, dopo l'accoglienza trionfale, in massa, dei cosiddetti liberatori, li saluta quando passano.

      Usciti fuori dalla città c'imbattiamo in un secondo  convoglio americano, più ridotto stavolta, diretto a Napoli. Passano i militi sotto gli occhi nostri e di una donna, che, recando in braccio un bambino incuffiettato, saluta dall'altra parte della strada.

      Io e mio padre siamo davvero esausti e ci fermiamo a osservare inerti lo sfilare degli automezzi. L'ultimo ci è  passato davanti e stiamo per riprendere il cammino, quando vedo arrivare dietro di noi lentamente una camionetta ritardataria. La babbaluscia(6) è guidata da un negro che ride e si diverte con un'infermiera bianca, per cui fulmineamente mi dico:

      "Questo se la spassa;procede come se fosse in vacanza in Italia. Ha lo stato d'animo ideale per un'opera di carità".

      Smetto di pensare e chiedo alzando le braccia, imitato da papà:

      "Napoli!Napoli!".

      Lui ferma la macchina, si fa serio. C'illuminiamo presi dalla speranza.E invece si alza e si rivela quel gran pezzo d'uomo che è, aggrappandosi con una mano al parabrezza. Indi alzando il ditone minaccioso, col piede fa rombare il gas e sputacchia con voce roca:

      "Ita­liani camminare a pieeedi!A pieeedi!".

      Noi sappiamo che questi americani non possono por­tare civili su mezzi militari,ma in quella voce calcata, rabbiosa come da cane idrofobo,c'è tutto il disprezzo del vincitore verso il vinto.Sconfitti ma soprattutto umiliati,ecco cosa siamo.

      "Vae victis" urlò  Brenno, duce dei galli che nell'anno 362 di Roma incendiò e taglieggiò la città dei Quiriti, come racconta Tito Livio.E ancor quel raglio disumano corre squassante e rauco nei secoli sulle nostre teste, ma i nostri orecchi sono turati a bella posta di cotone idrofilo marca Eisenhower,a non sentire il sangue di quell'urlo che scorre sui nostri crani prostrati nella disfatta.

      O stolti che ora afferrate le armi ponendole al servizio del neoinvasore yankee, dimenticate forse il monito del grande mantovano:"Una salus victis nulla sperare salutem (Eneide libro II,verso 353).No,no!Davvero non c'è salvezza alcuna per i vinti.

      Quel negro,fetente addò sta mo, esprime nel suo musone volgare, nei denti bianchissimi che sembrano voler fuoriuscire per sputarci in faccia, in un malconcio italiano tutto il suo disprezzo, l'intiera carica di rivolta della sua razza afroilota. In quegli occhi scuri, infuocati di rabbia sorda verso noi due poveri pezzenti, c'è il dramma cosmico eterno degli schiavi, divenuti liberi, che infieriscono sugli ex padroni, con la segreta brama di ridurli a loro volta in schiavitù e merda.

      Lo vediamo ridacchiante che si allontana sulla sua camionetta, sputando sul suolo della mia patria  e sbuffandoci addosso un bel po' di gas.

 

      Comunque qualcuno che ci aiuta lo troviamo sempre. Un carretto guidato da un vecchio e da un ronzino cascante ci permette di fare qualche chilometro distesi, sulle assi sconnesse che ti rompono la schiena, ma almeno ti permettono di riposare i piedi. La povera bestia arrancava su una salitella e il padrone ha cominciato a dargliele di santa ragione, tanto che l'asino si lamentava:

      "Yooh!Yooh!Yooh!".

(Da Gennaro Francione, Calabuscia)

                         

 
 
Vasco Montez ricordo questa triste storia in quanto ne parlavano moltissimo i miei genitori e, se non ricordo male, in una delle udienze la difesa delle FFSS si giustificò per il mancato indennizzo alle vittime adducendo come motivazione il fatto che non avevano pagato il biglietto, quindi non c'era dimostrazione di possesso di titolo di viaggio che avrebbe - forse - potuto dar luogo ad un indennizzo, inoltre che - in ogni caso- era un treno merci che non avrebbe quindi potuto avere a bordo dei passeggeri. mi sembra pure di ricordare che se ci furono indennizzi (pochi) si trattò di somme irrisorie. terribile. credo infine - sempre secondo quanto ricordo - che comunque almeno una parte considerevole di quei poveretti avrebbero potuto essere salvati ma che da parte di un ufficiale inglese fu impedito ad un medico di prestare i necessari interventi. ignoro il motivo ma comunque si tratta di una tragedia nella tragedia e il brutto è che su tutta questa faccenda per anni e anni è caduto l'oblio quasi come queste morti pesassero sulla coscienza o dessero fastidio...un pò come le foibe o i poveri esuli giuliano dalmati.

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