Sentenza olistica
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Da George Ivanovic Gurdjieff all'olismo moderno

a cura di Costanzo D'Agostino

Dal saggio su Gurdjieff di prossima pubblicazione

 

         La nescienza della Materia è una coscienza velata, involuta o sonnambu­la che contiene tutti i latenti poteri dello spirito. In ogni particella, atomo, molecola e cellula della Materia vive nascosta ed opera ignorata tutta l'on­niscienza dell'Eterno e l'onnipotenza dell'Infinito.

In un certo senso si può affermare che l'intera creazione è un movimen­to fra due involuzioni: quelLa dello spirito, in cui tutto è involuto e da cui tutto evolve (o devolve) verso il basso, verso il polo della Materia; e quella della Materia, in cui tutto è altrettanto involuto e da cui tutto evolve verso l'alto, verso il polo dello Spirito.

SRI AUROBINDO

 

         G.I. Gurdjieff sosteneva, nei suoi insegnamenti, che la Terra in cui noi tutti viviamo altro non è che un grande organismo simile a quello dell'uomo, governato dalla grande legge della tri-unità, cioè la legge delle tre forze di azione, reazione ed equilibrio, o dei tre principi attivo, pas­sivo e neutro.

         Partendo da questa legge e prendendo la Terra come punto di parten­za, attraverso un coerente sistema di pensiero, Gurdjieff riusciva a rea­lizzare una descrizione esauriente del funzionamento dell'intero sistema solare. Per lui, nell'Universo tutto è uno; ci sono solo differenze di scala. Nell'infinitamente piccolo, troviamo le stesse leggi dell'infinita­mente grande, come tramanda la nota formula della Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto "Come in alto così in basso". Per Gurdjieff niente è isolato nell'universo e ogni cosa può influenzare le altre ed esserne influenzata, seppure in modi non sempre immediata­mente percepibili nell'uomo.

Con i suoi insegnamenti G.I. Gurdjieff precorre il pensiero di David Bohm, Jeddi Krishnamurti, Fritjof Capra, Gregory Bateson, Ilya Prigogine, Ervin Laszlo, Erich Iantsch, Michal Talbot e tanti altri scien­ziati e maestri illuminati dei tempi moderni. Dal lavoro e dall'assidua  ricerca di tali uomini nasce la ricerca dell'olismo inerente alla natura, che ha trovato dei paralleli tra antiche idee spirituali e le ultime teorie sulle proprietà fondamentali della materia.

        L’olismo odierno produce una visione dell'universo dove l'uomo è un insieme, un'unità olografica che contiene in sé la matrice dell'informa­zione totale del sistema di cui fa parte e con il quale scambia continua­mente informazioni ed energia. Anche le parti più piccole di cui l'esse-re umano e composto, le cellule, sono considerate perfette unità olo­grafiche, in quanto ognuna di esse contiene, nel DNA, l'informazione globale dell'intera unità "corpo-mente", grazie alla quale può comuni­care e relazionarsi continuamente con l'intero sistema. La visione oli­stica della realtà non separa il mondo fisico da quello spirituale, ma, al contrario, considera l'esistenza composta di piani compenetrati di ener­gie più o meno sottili ed evolute. Del resto grandi fisici quali Albert Einstein, Wolfang Pauli, Niels Bohr, Erwing Shròdinger, Werner Heisenberg e Robert Oppenheimer erano convinti che il pensiero scientifico non e incompatibile con una visione spirituale del mondo. All'inizio del terzo millennio, la scienza moderna ha ormai esteso la consapevolezza umana agli universi dell'infinitamente piccolo e dell'in­finitamente grande, svelando ogni alchimia biologica del corpo e del cervello e le relative strutture. Attualmente il mondo scientifico si trova in un momento di profonda trasformazione, con una parte di scienzia­ti ancora ferma dentro una visione materialistica e riduttiva dei feno­meni inerenti alla vita, ma con un numero consistente di altri scienzia­ti che proiettano quotidianamente il proprio pensiero verso nuovi para­digmi ed ipotesi. Tali ipotesi riflettono per lo più il concetto di Unità Originaria da cui tutto si è sviluppato e con cui tutto continua ad esse­re connesso. Le scoperte della fisica moderna realizzate agli inizi del '900 hanno costituito una vera e propria rivoluzione rispetto alle ipotesi scientifiche precedenti ed hanno non poco contribuito all'evolu­zione delle nuove teorie su cui dibattono gli esperti di oggi. Vediamone qualcuna.    Il    "principio di indeterminazione" di Heinsenberg ci ha fornito la con­sapevolezza che la coscienza si manifesta interagendo con l'energia della dimensione fisica, proprio come se esistesse un'unica energia intelli­gente o coscienza vivente che si manifesta in infiniti aspetti e processi. Col "principio di esclusione" del fisico Wolfang Pauli, premio Nobel nel 1945, viene evidenziato come esista una reale comunicazione nell'atomo come totalità, come se gli elettroni che lo costituiscono fosse­ro costantemente a conoscenza l'uno della posizione dell'altro o della situazione globale in cui si trovano. Da qui nasce e si sviluppa il con­cetto di "sincronicità" espresso da Cari Gustav Jung e quello di "non-località" utilizzato dai fisici moderni per spiegare un unica legge profonda che lega e connette ogni aspetto della vita.

Lo scienziato Ervin Laszlo pone alla base dell'esistenza di ogni cosa dell'universo, un vero e proprio "vuoto" da considerare uno stato di "pieno" potenziale, da cui tutto si origina e tutto vi ritorna, a partire dalle particelle subatomiche più elementari (quanti) per finire alle inte­re galassie.

         Un "vuoto" dalle incredibili potenzialità e densità, cui potrebbero esse­re collegati fenomeni inspiegabili quali la non-località, la telepatia, la coscienza collettiva. Già da questi pochi esempi tratti dalla ricchissima storia della fisica moderna ben si comprende come sia oggi considerata dalla scienza mondiale realistica l'ipotesi che le energie elettromagneti­che e l'intera realtà fisica sottostante al prodigio della vita siano create dalla paradossale natura delle particelle subatomiche, che si presentano, incredibilmente, sotto il duplice aspetto di particelle e di onde.

Insomma, la fisica quantistica, addentrandosi nel cuore della materia, ha scoperto che l'intero sistema vivente è interconnesso, cioè ogni fram­mento è intimamente legato con tutto il resto; che tutte le parti dell'u­niverso sono connesse tra di loro dai campi elettromagnetici, come se fossero legate da un unica energia intelligente che si manifesta in diffe­renti forme e processi di creazione, conservazione e distribuzione.

(Prossimamente esploreremo il nesso tra tutto questo e la sentenza del giu­dice Francione, nota come “sentenza anticopyright”.) Tornando al nostro tema, diventa evidente che, poichè il potenziale quantistico pervade tutto lo spazio, tutte le particelle sono "non-localmente interconnesse, cioé ogni cosa fa parte di una trama ininterrotta e immersa in uno spa­zio tanto reale e ricco di processi, quanto di materia che vi si muove attraverso. Questo paradosso della "non-località" e certamente uno dei

più affascinanti e rivoluzionari fenomeni della fisica moderna. Esso dimostra l'esistenza di una dimensione oltre il nostro concetto di spazio e di tempo, che connette tutti gli oggetti in un "Uno totale" informandoli ad una velocità superiore a quella della luce e che rappresenta quindi un ponte tra la materia e la coscienza. Tutto ciò era stato perfettamente intuito da tempo da alcuni uomini di scienza, tra i quali spiccano David Bohm e Karl Pribram. Il fisico David Bohm, da pochi anni scomparso, asseriva che la realtà tangibile della nostra vita quotidiana è una specie di illusione, come un'immagine olografica.Al di sotto di essa è evidenziato un ordine di esistenza più profondo, un livello di realtà vasto e più fondamentale da cui si originano tutti gli oggetti e le apparenze del nostro mondo fisico, in modo molto simile a quello in cui una porzione di pellicola olografica esprime un ologramma. (Sarà spiegato più avanti, per i meni aggiornati? cos'e' un ologramma). Bohm definiva questo livello di realtà più profondo "ordine implicito o implicato" (nascosto) ed il nostro comune livello di esistenza "ordine esplicito" (svelato), perché vedeva la manifestazione di ogni cosa dell'universo come il risultato di un infinito celarsi e svelarsi dei due ordini di prima. Egli credeva inoltre che la nostra tendenza a suddividere il mondo in frammenti e ad ignorare l'interconnessione dinamica di ogni cosa, fosse la causa di tutti i problemi moderni dell'umanità, che non potranno mai essere risolti se non con un approccio diverso, con una comprensione d'insieme dei vari fenomeni attualmente dalle nostre società analizzati ed affrontati isolatamente l'uno dall'altro. (Ogni riferimento alla sentenza anticopyright del giudice Francione è puramente casuale).Il principio del continuo celarsi e svelarsi della natura che crea continuamente il nostro universo, ~ stato chiamato, da David Bohm, «olomovimento» per non usare il termine "ologramma" che suggerisce e si riferisce in genere a un'immagine statica, incapace d'esprimere la dinamica totale della vita. Nel mondo subatomico del nostro scienziato, è insignificante parlare di coscienza e materia come interagenti. In un certo senso l'osservatore è la cosa osservata e la coscienza altro non è che una forma più sottile di materia, e la base per qualsiasi relazione tra osservatore e realtà osservata giace non nel nostro livello di realtà, ma 

nel profondo dell'ordine implicito. Per David Bohm dividere l’univer­so in cose viventi e non viventi è azione priva di significato. Materia animata ed inanimata sono inseparabilmente intrecciate: la vita è cela­ta in ogni parte dell'intero universo. E in un universo in cui tutto è infi­nitamente interconnesso anche tutte le coscienze sono interconnesse.     Parliamo adesso di Karl Pribrani.

   Anche questo neurochirurgo, da giovane, era affascinato dall'idea oli­stica dell'universo. Dopo il 1946 si ritrov6 a collaborare col grande neuropsicologo Karl Lashley allo Yerkes Laboratory  of Primate Biologv, in Florida, e a rimanere incredibilmente sbalordito davanti all'esito di alcuni esperimenti tesi a scoprire i meccanisnii responsabili della memoria. Praticamente Lashley aveva fatto addestrare dei ratti fino a fare ad essi eseguire una varietà di compiti, come quello di distri­carsi in un labirinto. Poi aveva rimosso chirurgicamente varie porzioni dei loro cervelli, all0 scopo di eliminare l'area contenente la memoria della loro capacità di districarsi dal labirinto. Sorprendentemente, a prescindere dalla porzione di cervello che veniva asportato nei ratti, non si riusciva a sradicare i loro ricordi: le loro memorie rimanevano     tenacemente intatte. Queste esperienze furono per Pribram decisive per l'influenza che avrebbero avuto sulle sue ricerche future. Iniziò a riflet­tere più profondamente sull'idea che i ricordi fossero distribuiti in ogni parte del cervello e quando, verso il 1965, si imbatté in un articolo pubblicato sul “Scientific American", inerente la descrizione della costi­tuzione di un ologramma, ne fu folgorato.    Un ologramma è prodotto quando un unica luce laser viene divisa in due raggi separati: il primo raggio viene fatto rimbalzare dall'oggetto per essere fotografato; poi il secondo raggio viene lasciato collidere con la luce riflessa del primo. Quando questo accade, tali raggi creano uno schema di interferenza che viene poi registrato su una porzione di pel­licola. E a differenza delle normali fotografie, ogni piccolo frammento di tale pellicola, chiamata olografica, contiene la completa informazio­ne registrata nell'intero.

   Questa conoscenza illuminò Pribram, perchè gli offriva un modo deci­sivo per comprendere come i ricordi potessero essere distribuiti, piut­tosto che localizzati nel cervello: ogni singola parte del cervello poteva contenere tutta l'informazione necessaria per richiamare un ricordo completo. Ricerche successive di Pribram avrebbero rivelato che addi­rittura si possono recidere il 98% dei nervi ottici di un gatto senza reca­re danni letali alla sua normale capacità di ottemperare a complessi compiti visivi. Pribram pubblicò il suo primo articolo sulla probabile natura olografica del cervello nel 1966 e continuò ad occuparsi in modo ineguagliabile delle sue intuizioni "olistiche" per molti anni ancora. Presto però, rendendosi conto che alcune soluzioni che cerca­va, evadevano dai campi di cui era esperto, seguendo il consiglio del figlio, giovane fisico, esaminò il lavoro di David Bohm, dove trovò molte risposte alle domande che lo attanagliavano: e non poteva essere altrimenti dato che secondo questo grande fisico l'intero universo non poteva che essere un ologramma.

     Concludendo, mentre il pensiero olistico oggi si sta diffondendo rapidamente in tutto il pianeta, è da evidenziare che in una visione olistica dell'universo, qualsiasi azione o sperimentazione deve essere condot­ta con grande rispetto per la vita di ogni creatura vivente. Ogni lesione gratuita dell'altrui libertà inficia la condotta etica che sta alla base di questo pensiero. In tale visione, provocare dolore, limitazione o morte per ragioni prive di fondamento logico, non è accettabile. Essa è diametralmente opposta alla logica della manipolazione, al sostenere che il dolore può portare al bene, che la sofferenza è utile per la crescita dell'umanità, che la fatica di oggi prepara la strada al piacere di domani.

   Voglio ricordare che il tema del rapporto tra unità e molteplicità, già approfondito da Platone, fu grandiosamente ripreso da Plotino ed elaborato da questi alla luce del confronto tra platonismo, aristotelismo, scetticismo, eclettismo e neopitagorismo. Da tale confronto sono state esaltate le notevoli affinità (dell'olismo) con la visione metafisica espressa dalle Upanisad e dal Vedànta Advaita di S'amkara.

   L’olismo ha sempre pervaso, dunque, l'intera umanità fin dalle sue ori­gini: non meravigliatevi perciò se oso definire la sentenza emessa dal giudice Francione il 15 febbraio 2001, nota come sentenza anticopyright, una "sentenza olistica".