Giurisprudenza anticopyright
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Un giudice spagnolo è giunto ad una conclusione interessante in un caso che tratta con un venditore delle copie rapinate. Secondo il giudice il difensore non deve pagare la compensazione ai rightsholders perché non è possibile determinare in che misura la pirateria realmente fa diminuire le vendite. Al contrario, il giudice suggerisce che la pirateria possa persino amplificare le vendite. Questa sentenza è in linea - 10 ani dopo - coi principi della mia sentenza anticopyright.

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TorrentFreak

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Piracy May Boost Sales, Judge Concludes

A Spanish judge came to an interesting conclusion in a case dealing with a seller of pirated copies. According to the judge the defendant doesn’t have to pay compensation to the rightsholders because it is not possible to determine to what extent piracy actually decreases sales. On the contrary, the judge suggests that piracy may even boost sales.

Anyone who says that piracy is only helping or hurting content creators is wrong.

Piracy has a different effect in each unique case. Not only does it differ between the gaming, music, book and movie industries, but also between the relative popularity of the artists and the characteristics of their audiences.

As we’ve pointed out repeatedly in the past, there are plenty of cases where piracy may have a positive effect on sales. Research has shown that “pirates” are the music industry’s best customers, something EMI’s new music boss Douglas Merrill confirmed earlier this year.

“For example, there’s a set of data that shows that file sharing is actually good for artists. Not bad for artists. So maybe we shouldn’t be stopping it all the time. I don’t know,” Merrill said at the time.

Merrill’s conclusions are quite unique coming from a music industry boss, but he is certainly not alone. The same conclusion was reached by people in the anime and book industries in recent months.

The conclusion that piracy is not detrimental to sales has not gone unnoticed by the courts either. In a recent ruling in Spain a local judge noted that it’s impossible to determine the damages a seller of pirated copies had caused, because it’s unclear how many people would have bought the products for the original price.

“It is not possible to determine the damage and corresponding compensation due to loss of benefits to the rightsholder, for the simple reason that customers of pirated copies of music and movies, when making the purchase of pirated copies, externalize their decision not to be customers of music and movies as originals, so there is no profit that could have been gained.”

“In other words, those customers either buy a pirated copy at a low price or they don’t buy an original at a price between 15 and 20 Euros,” the judge added.

On the contrary, instead of hurting the income of copyright holders piracy may actually boost sales, the judge noted.

“In any case, reversing the legal argument, it is conceivable that a customer, after hearing or viewing the pirated copy, may decide to purchase the original, finding it to their taste, so that the sale of pirated copies, far from harming, benefits the market for original items.”

“I declare that there is no harm for which compensation is required,” the judge concluded in her verdict.

Although there are several studies and anecdotes that arrive at a similar conclusion, this is the first time that a judge has brought this up in a verdict. And rightly so.

In a time where people’s rights are stripped to protect the interests of a few multi-million dollar entertainment industry companies, a more realistic, balanced and independent look at the “real” consequences of piracy in individual cases should be encouraged.

http://torrentfreak.com/piracy-may-boost-sales-111102/

òòòòòòò

Sentenza spagnola anticopyright

http://es.scribd.com/doc/69721113/Sentencia-Penal-criterios-indemnizacion-140-LPI

 

"La vendita di copie pirata favorisce il mercato degli originali"

 

 
"In ogni caso, invertendo l'argomentazione giuridica, è concepibile che un cliente, dopo aver sentito o visto la copia pirata, possa decidere di acquistare gli originali ... in modo che la vendita di copie pirata, lungi dal nuocere, favorisca il mercato delle riproduzioni originali".

 
Chi lo ha scritto? Un esponente del Partito Pirata? Un arruffapopolo, dedito a sbornie di demagogia?
 

 
No, è stato messo nero su bianco in una sentenza pronunciata da un giudice spagnolo all'esito di un procedimento penale che vedeva come imputati dei venditori di cd/dvd "pirata".
 

 
La sentenza evoca alla mente un precedente italiano del 2001 (la nota "sentenza anticopyright" dell'allora giudice, Gennaro Francione) in cui era possibile leggere "Anche sul campo della concreta offensività la New economy ha dimostrato come addirittura la diffusione gratuita delle opere artistiche acceleri paradossalmente la vendita anche degli altri prodotti smistati nei canali ufficiali, e se ciò vale nello spazio virtuale di Internet deve valere anche nello spazio materiale con vendita massiccia di prodotti-copia che alimentano l'immagine e la vendita dello stesso prodotto smistato in via "legale".
 

 
Nella sentenza spagnola, in particolare, si è negato qualsivoglia risarcimento sulla base del presupposto dell'assenza del danno. L' acquisto del materiale pirata sarebbe, infatti, espressione inequivocabile della volontà di non acquistare il prodotto originale ( "i clienti di musica e film pirata, quando effettuano l'acquisto, esternano la loro decisione di non voler acquistare musica e film originali, cosicchè non vi è alcuna perdita. Detto in altre parole, questi acquirenti o comprano al prezzo basso del supporto pirata o non comprano affatto").

 

RIVOLUZIONE ANTICOPYRIGHT IN USA: Corte d’ appello USA: “Appropriarsi di software non è rubare”. Non è possibile classificare l’ appropriazione di software come un “furto” vero e proprio dato che questo non comporta la privazione dell’ oggetto al proprietario, bensì può avvenire tranquillamente con una duplicazione. "Se ogni appropriazione che avviene tramite una duplicazione non è da considerarsi furto, allora questo significa consentire il file sharing, la condivisione di file multimediali quali libri in pdf a scopo di consultazione e non economico!" Già nella sentenza anticopyright del 15 febbraio 2001 (G. Francione- Trib. Penale di Roma) si affermava: “Nell’età dell’accesso si passa da relazioni di proprietà a relazioni di accesso. Quello di proprietà privata è un concetto troppo ingombrante per questa nuova fase storica dominata dall’ipercapitalismo e dal commercio elettronico, nella quale le attività economiche sono talmente rapide che il possesso diventa una realtà ormai superata”

Corte d’ appello USA: “Appropriarsi di software non è rubare”

Finalmente una buona notizia.
Dopo un anno di carcere la Corte d’ appello statunitense ha deciso di liberare Sergey Aleynikov, l’ uomo condannato a scontare 8 anni per il “furto di codice” di software finanziari appartenenti alla nientedimenoche Goldman Sachs.
Nel 2009 Aleynikov avrebbe copiato e rinominato codici sorgenti di file impiegati nel sistema informatico della banca, ma l’ accusa è ora caduta in quanto non è possibile classificare l’ appropriazione di software come un “furto” vero e proprio dato che questo non comporta la privazione dell’ oggetto al proprietario, bensì può avvenire tranquillamente con una duplicazione.

Anche un organo giurisdizionale ha dunque approvato la teoria che esposi in questo blog proprio pochi mesi fa trattando il tema della pirateria, osservando i complessi mutamenti che i beni digitali hanno portato nel mondo giuridico: non solo il furto, ma anche lo stesso concetto di “proprietà” deve essere rimesso in discussione quando si prova ad estenderlo ad oggetti immateriali e intangibili quali un software o un idea. Abituati all’ accaparramento sfrenato, non ci accorgiamo talvolta di mettere le mani laddove non è possibile, perchè ritenersi proprietari indiscussi di un sapere non solo è ridicolo, ma anche dannoso per lo sviluppo culturale dell’ intera collettività.
Generalizzando il caso in questione, se ogni appropriazione che avviene tramite una duplicazione non è da considerarsi furto, allora questo significa consentire il file sharing, la condivisione di file multimediali quali libri in pdf a scopo di consultazione e non economico!
A tutti pare ormai chiaro che i regolamenti globali devono trovare il modo di adattarsi alle nuove forme di produzione e distribuzione, rivalutando complessivamente le norme in materia di copyright e proprietà intelettuale, rinunciando ad inconsistenti tentativi di lucro e rassegnandosi una volta per tutte al fatto che ogni innovazione tecnologica è necessariamente portatrice di innovazione sociale.
 http://www.liberarchia.net/blog/?p=844#comment-475