Il Potere Giudiziario è Politico
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"La separazione dei poteri va intesa non in senso statico ma dinamico. In questo senso il giudice a fini umanitari può invadere la politica, così come il politico per interessi propri invade il giudiziario"(Raul Karelia)
 

Il MINISTRO E IL GIUDICE

 

 

Il Ministro italiano della Giustizia Castelli avrebbe  promosso un’azione disciplinare contro il Giudice  Gennaro Francione del Tribunale Penale di Roma per avere assolto il 15 Febbraio 2001 quattro extracomunitari rei di avere violato il  copyright vendendo per strada compact disk contraffatti, motivando l’assoluzione non soltanto per essere gli imputati in stato di necessità, cioè senza mezzi di sussistenza, ma anche per l’inattualità del copyright che ormai sarebbe stato abolito dalla consuetudine di vendere e acquistare per strada compact disk.

    Se si trattasse soltanto di quattro poveri diavoli che per campare sono costretti a compiere un’attività moralmente riprovevole - come la prostituzione - sarebbe troppo facile ritenere che il Ministro ha compiuto un’ingerenza indebita nell’attività autonoma del Giudice, perché la questione si ridurrebbe solo a indagare se veramente i quattro poveri diavoli non avevano altri mezzi di sussistenza e, nel vistoso fenomeno dell’immigrazione, non è difficile provare situazioni di tale genere.

    Si tratta invece della motivazione ampliata della sentenza, con la quale il Giudice Francione vorrebbe stabilire che la Legge del copyright sui compact disk è inattuale e addirittura incostituzionale.

  Si tratta, dunque,  di una questione molto più importante, cioè della difesa dei diritti dei produttori,degli autori e dei cantanti che sarebbero massicciamente violati da una vasta pratica illegale,e anche della competenza della Magistratura a dichiarare decaduta una legge e della competenza del Potere Esecutivo di ritenere trasgressori i Giudici nelle loro sentenze.

   In tale prospettiva appare il problema di fondo  della concezione della Politica.

  Da qualche tempo nel linguaggio è invalso l’uso di dare il titolo di “politico” solo a coloro che si dedicano all’attività di partito e di governo e per questo il termine “ politica” risente di qualche cosa di sospetto e di torbido. Siamo molto lontani da quanto intendeva Aristotele quando definiva la Politica  la scienza e l’arte di organizzare la “Polis”o la “Città” in modo che i suoi abitanti possano vivere felici, cioè nella soddisfazione delle proprie esigenze, e da quanto intendeva Montesquieu quando  introdusse la distinzione tra “Potere Legislativo, Potere Esecutivo e Potere Giudiziario”, motivando che “può dirsi libera quella costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui confidato. L’unica garanzia contro tale abuso è che il potere arresti il potere, cioè la divisione dei poteri, e che tali poteri fondamentali possano essere affidati a mani diverse in modo che ciascuno di essi possa impedire all’altro di esorbitare dai suoi limiti convertendosi in abuso dispotico”.  

  Dopo la lettura di tali parole non si può essere  d’accordo con Raoul Karelia quando dice che “la teoria della divisione dei poteri va riveduta e interpretata ai sensi di una Weltschauung di una società nuova, realmente democratica,intesa nel senso dinamico e non statico” allo scopo di poter attribuire ai Giudici il compito di “compensare il vuoto di egualitarismo” creato “là dove il potere legislativo ed esecutivo tralignino, creando leggi a favore dei più forti” e “venendo meno al principio primario di giustizia”, per potere attaccare le normative e interpretarle a favore dei deboli. 

Le parole di Montesquieu indicano già che il Potere Giudiziario ha la funzione di controllare il Potere Legislativo e il Potere Esecutivo, come questi hanno il compito di controllare il potere Giudiziario: il controllo deve essere vicendevole. Le sue parole sono chiare: ”L’unica garanzia contro l’abuso è che il potere arresti il potere… in modo che ciascun potere possa impedire all’altro di esorbitare dai suoi limiti”. Tutta la questione si riduce al modo come dovrà avvenire tale controllo.

  Da qualche tempo si suole chiamare “potere politico” l’attività legislativa e l’attività governativa, quasi che il Potere Giudiziario non fosse un potere politico mentre è potere politico tutto ciò che contribuisce al raggiungimento del fine della “polis” e perciò sono potere politico anche il Potere Religioso, quando interviene a dare valutazioni sulle leggi e sulle impostazioni secondo la propria fede e la propria morale, e anche il Potere Economico con la sua enorme influenza. Non è esatto, dunque, qualificare “politica” solo l’attività di partito e l’attività di Governo ed è non professionale il linguaggio col quale Berlusconi  rimprovera ai Giudici di servirsi della propria attività per fare “politica”: potrebbe impugnare le loro sentenze perché sono difettose nella procedura o non sono sostenute da prove scientifiche, ma non deve accusarli genericamente di fare politica nell’esercizio delle loro funzioni: le loro funzioni sono per se stesse altamente politiche perché sono parte sostanziale della “Polis”. Inoltre la Costituzione all’art. 3, dopo avere affermato l’eguaglianza dei cittadini, impone espressamente ai poteri statali di adoperarsi affinché tale uguaglianza sia reale e a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

  Tale qualifica dei Giudici li autorizza non solo a emettere sentenze su tutti i cittadini applicando le leggi esistenti ma anche ad attuare il controllo sull’attività degli altri Poteri della Polis, denunciando deficienze, violazioni, contraddizioni e ingiustizie  come possono farlo gli altri Poteri: tutto però deve avvenire non in maniera vaga e globale ma in maniera concreta e specifica indicando dove,come e quando per non compiere azione di discredito.

   Applicando tali premesse alla sentenza del Giudice Francione, non sembra difficile approvarla. Ha riconosciuto lo stato di necessità nell’attività di quattro extracomunitari che vendevano compact disk per soddisfare il diritto primario alla sussistenza e ha denunciato l’illegalità del copyright sui compact disk, annullato dalla consuetudine ormai invalsa generalmente di venderli e acquistarli per strada  per l’eccessivo prezzo con cui i produttori li mettono sul mercato. La sentenza di Francione denuncia lo sfruttamento che il Potere Economico fa sull’esigenza culturale dei giovani e in genere della popolazione, riconosciuto come diritto dalla Costituzione che nell’art. 33 stabilisce la libertà della  scienza e dell’arte e nell’art.41 statuisce che l’attività economica  non può svolgersi in danno alla libertà,alla sicurezza e alla dignità umana.

  La conclusione è duplice: i produttori, se vogliono eliminare il fenomeno massiccio della vendita di cd contraffatti, devono venderli a basso costo accessibile ai giovani e il Ministro Castelli deve riconoscere che il Giudice Francione ha emesso una sentenza giusta e ha esercitato una funzione di controllo sul Potere economico secondo i principi della vera Democrazia.

 Severino Proietti (epistemologo)

 

 

 

Allegato

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POLITICA E CODICE MORALE  

 

 

Per "Politica" intendiamo l'attività umana con la quale con scienza e abilità si cerca di organizzare la vita comune nel suo continuo adattamento alle mutevoli condizioni ambientali e alle mutevoli acquisizioni conoscitive e tecniche, perseguendo la realizzazione dei valori della solidarietà, della verità, della libertà e della giustizia che formano l'Umanesimo Universale.

 

La sperimentazione storica di questi ultimi due secoli ha falsificato tutte le ideologie politiche attraverso il criterio negativo assiologico perché tutte per essere realizzate contenevano il conculcamento dei valori dell'Umanesimo Universale che formano il “codice morale” sostegno della difficile vita umana, per il quale,se viene calpestato,si fanno anche le rivoluzioni. Per retrospezione ci ha fatto capire che anche tutte le teologie su cui si trovano fondate le religioni storiche sono state falsificate dalla loro impostazione secolare perché in nome delle foro presunte "ortodossie" hanno fatto calpestare gli stessi valori in maniera macroscopica. Tale constatazione storica ci ha fatto comprendere che l'umanità nonostante tutti i suoi sforzi non è riuscita a impadronirsi dei segreto dei Mistero della realtà in cui si trova a vivere e che deve rifiutare la concezione dualistica ereditata dalla cultura precedente dello spiritualismo e del materialismo con cui ha creduto di spiegare la natura dell'uomo e del mondo. Spirito e materia non esistono; esiste un'unica realtà fornita di intelligenza, che opera non solo nell'uomo ma anche negli animali, nella struttura macroscopica dell'Universo e nelle strutture microscopiche cellulari, molecolarí, atomiche e subatomiche.

 

Hegel  ha scoperto il modo con cui funziona l'Intelligenza nella storia dello sviluppo della conoscenza umana: è il “processo triadico" della tesi, della antitesi e della sintesi. Ma tale processo lo ritroviamo in tutta la realtà: Darwin lo ha individuato nell'evoluzione biologica e lo ha chiamato “elezione naturale"; Marx lo ha individuato nella storia economica e sociale umana e lo ha chiamato "lotta di classe” Tale processo è un segno univoco che indica che la realtà è costituita di un'unica stoffa la cui intima natura ci sfugge e ci sfuggirà, però ci fa cominciare a comprendere che nella sua sensibilità opera la sua intelligenza.

 

Il “processo triadico” ci dice che l'eterno fluire della realtà che forma la storia non è come quello di una linea retta su un piano ma è uno sviluppo su più piani o dimensioni, come a “quínconce", e questi segmenti sono stati denominati da Hegel tesi, antitesi e sintesi ovvero posizione, opposizione e composizione. Questo effettivamente è il modo di procedere della realtà nelle sue varie componenti e creazioni e questo è il modo di procedere dello sviluppo del nostro pensiero e il modo di procedere della nostra attività. Io non avrei mai pensato alla "contraddizione" dei comportamento dei Papato nella Storia se non avessi accostato la sua condanna delle ideologie totalitarie e oppressive dell' "uomo" dei secolo XX e il suo comportamento totalitario e oppressivo dell'' "uomo" nei secoli della sua egemonia. L'umanità per i suoi contingenti e meschini interessi si sforza di ostacolare il “processo triadico” cercando di stabilizzare« la Storia con i propri sistemi dogmatici e le proprie ideologie frutto della sua 'Ragione', ossia, per interessi di ogni genere, singoli e gruppi tentano di fermare la Storia entro certi schemi comodi ma l'intelligenza che sospinge la realtà, di cui fa parte anche la storia umana, si ribella a scadenze più o meno ravvicinate e si scrolla di dosso schemi e situazioni superate per la sua vita creatrice. In passato in tutte le società c'è stato questo comportamento di chi deteneva il potere e vi è caduta anche la Chiesa cristiana che aveva in se stessa una dottrina di pietà e di tolleranza e invece con scomuniche, inquisizioni, torture, roghi, 'imprimatur', indice dei libri proibiti, ha cercato di bloccare il “processo triadico” impedendo al "libero pensiero”, che ne è l'espressione tipica in campo umano, di realizzare lo sviluppo della conoscenza per mantenere stabili le posizioni del dogmatismo teologico e filosofico, ma non ci è riuscita. Anche Marx e Lenin, che erano animati da una dottrina tanto umanitaria, sono caduti nello stesso errore bloccando il 'processo triadico' con la dittatura dei proletariato, rinnovando metodi contro i quali era insorta la coscienza morale dell'umanità col movimento liberale e il movimento socialista. Così dal Cristianesimo Teologico e dal Socialismo Marxista‑Leninista abbiamo ereditato nella cultura la “lotta ideologica” la quale invece di stimolare all'emulazione nella realizzazione dei valori dell'Umanesimo Universale, spinge a formare la "mafia ideologica” e addirittura a ricorrere al terrorismo per imporre la propria ideologia. Giustamente Giovanni Aultieri ha scritto:

 

“Le mafie ideologiche e accademiche di gran lunga più serrate e crudeli di quelle della cronaca nera, deviano gli studi dei giovani, sbarrando ai non affiliati le colonne dei giornali e le tipografie degli editori”1

 

L'errore chee si è commesso finora nell'attívità politica sta nel trasferirvi la logica razionale: la realtà non è razionale, come si erano illusi Cartesio ed Hegel, ma dialettica: se nella logica il «tertium non datur" c'è invece nelle realizzazioni della natura e della storia, che creano col “processo triadico”. La comunità umana trova nel processo triadico la vera formula per realizzare la democrazia, che è fatta di due elementi inscindibili, libertà e solidarietà, due dei quattro valori dell'Umanesimo Universale, perché l'unico metro di giustizia è l'uomo e l'unico giudice è il popolo, la cui genuina maggioranza in un dato momento storico non può esprimersi se non nella libertà, cioè non vincolato da pastoie oscurantiste e oppressive. Non è altro che il 'metodo critico' nato già ai tempi dei filosofi presocratici,applicato alla Politica, col quale si ammette che soltanto con la discussione, il confronto e la sperimentazione delle decisioni della maggioranza l'umanità può pervenire alla verità e alla saggezza. E’ quello che ha espresso con molta efficacia Karl Popper con "L'elogio del disaccordo' apparso il 16 Giugno 1985 sul 'Corriere della Sera': solo col metodo democratico fondato sul processo triadico si possono costruire e far funzionare istituzioni e organismi aperti al gioco della tesi, dell' antitesi e della sintesi che permette alle varie esigenze e forze che si esprimono in diverse ideologie di avvicendarsí nell'esercizio del Potere, concepito come guida nella realizzazione di una realtà umana fatta di giustizia e di libertà.

 

L'attività politica deve equilibrare le due istanze fondamentali dell'umanità che sono la libertà e la solidarietà, che si concretizzano nell'individualità e nella socialità, nella molteplicità e nell'unità, nell'individuo e nello Stato, nella iniziativa privata e nella legge. Per realizzare queste due istanze fondamentali sono sorti i due movimenti del Liberalismo e del Socialismo: il Liberalismo tende a tutelare la libertà che va intesa come espressione della personalità umana; il Socialismo tende a tutelare la giustizia intesa come ordine sociale in cui la personalità possa esprimersi avendo i mezzi necessari e utili per farlo. Il Liberalismo tende a tutelare i diritti fondamentali umani, quali la vita, il pensiero, l'espressione dei pensiero nella libertà di parola, di stampa, di religione, di associazione, di iniziativa, di proprietà; il Socialismo tende a tutelare la struttura sociale che dà vita e sviluppo agli individui, creando condizioni di fondo o di quadro costituite dalle strutture politiche ed economiche entro le quali le personalità individuali vivano e operino a loro agio ma trovino anche quei limiti che non consentano di crescere come piovre in una giungla soffocatrice degli spazi vitali di cui ognuno abbisogna. Insomma il Liberalismo e il Socialismo devono essere due poli che allargano e restringono la loro zona di influenza secondo il gioco dei processo triadico e secondo le possibilità di ogni comunità umana.

 

Finora, non avendo compreso il “processo triadico", il Liberalismo e il Socialismo si sono combattuti per circa due secoli sfociando nei due pericolosissimi blocchi che sono stati la tragedia dei XX secolo. Certamente ciascuno preso a sé è incapace di realizzare le esigenze fondamentali dell'umanità, perché da soli non sono che due tronconi capaci di produrre, insieme a qualche beneficio, terribili effetti di oppressione e di miseria. li Socialismo è sorto proprio per eliminare le oppressioni dei capitalismo figlio dei Liberalismo economico che, oltre lo sfruttamento degli individui indifesi, schiacciava e schiaccia con la corruzione plutocratica le opposizioni arrestando il genuino corso dell'espressione dei popolo e intervenendo con colpi di stato ha creato dittature, razzismo e schiavitù. Ma anche il Socialismo oramai ha dimostrato sperimentalmente che da solo non è stato capace che di produrre censura, repressione, immobilismo, oppressione, controrivoluzioni, atrofizzazione, bassi livelli di produzione, alimentazione di guerriglie e terrorismo: nel 1989 i popoli hanno fatto un grosso sforzo per liberarsene quando non sono intervenuti i carri armati.

 

La Dottrina Sociale della Chiesa,che ha cominciato a elaborare oltre un secolo fa con la "Rerum Novarum” del 1891 di Leone XIII dopo essere stata costretta a cedere il nocivo Potere Temporale, non è che una mistura di Liberalismo e di Socialismo come sono una mistura simile tutti i programmi dei vari partiti dove vige il pluripartitismo. E’ il "Liberalsocialismo", proposto con più chiarezza da Piero Gobetti fin dal 1918‑26 con la sua "Rivoluzione Liberale”, proseguito dal "Socialismo liberale” di Carlo Rosselli nel 1930 e confluito nel movimento socialdemocratico “Giustizia e Libertà” ispirato da Guido Calogero, il quale nel 1940 lanciò il “Manifesto dei Liberalsocialismo" sostenuto poi con apposita rivista nel 1946. Questo tipo di "Liberalsocialismo" è quello che è stato sperimentato nel lungo dopoguerra in Italia e ha il merito di averla difesa dal gravissimo pericolo dei "Social‑Leninismo" cavallo dei Partito Comunista Italiano, la cui presenza ha bloccato il funzionamento della democrazia completa. Tuttavia questo "Liberalsocialismo", praticato da tutti gli altri partiti costretti a stringersi in blocco attorno alla Democrazia Cristiana, sembra abbia la responsabilità ‑ con l'attenuante della presenza dei “blocco della democrazia” ‑ del clientelismo, della partitocrazia e di tutto il vasto stato di corruzione in cui si è trovata la vita politica italiana sfociata nella tragedia di "Tangentopoli"'. Papa Wojtyla ha fatto appello più volte alla “conversione dei cuore' per superare tali difficoltà e per realizzare il giusto assetto secondo l' “ordine morale': ma tale conversione di natura morale può essere invocata nella sfera individuale, non nella sfera sociale e politica, nella quale occorre uno strumento in cui si esprimano le forze psicologiche, morali, sociali e ideologiche. E' la conclusione a cui perveniamo dopo due mila anni di Cristianesimo: nei primi tre secoli la “conversione del cuore” è stato il lievito che fermentò l'impero romano e realizzò la più bella rivoluzione della storia ma nel Medio Evo la Chiesa fu costretta a sostituirla con la violenza dei suo potere alleato a quello civile.

    Ricordiamo che "l'ordine morale", costituito dai quattro valori dell'Umanesimo Universale e che scaturisce dalla condizione umana, diventa una forza dirompente accendendo rivoluzioni violente quando “l'ordine giuridico", diventato incrostazione di sistemi sociali e politici inadeguati, lo comprime e opprime. La fusione dei due valori di "libertà e giustizia* nelle dottrine democratiche di tipo ottocentesco è stata la causa per la quale per reazione patologica il Liberalismo ha fatto sorgere il Socialismo che, escludendo il Liberalismo, ha generato quei mostri chiamati leninismo, fascismo, stalinismo e nazismo, tutti impastati dall'idea di unità e di totalitarismo. Ormai dovrebbe apparire chiaro che qualunque ideologia politica, per la sua stessa parzialità, non potrà che sfociare nel fallimento e nel disastro. Anche la Dottrina Sociale della Chiesa non è che un palliativo col quale si cerca di creare uno "strumento temporale" per attuare nella legislazione civile le sue tesi teologiche. il 'Regno di Dio", tradotto da S. Agostino nella sua 'Città di Dio', ideologia dei filoni culturali teologici, ha prodotte le oppressioni e le guerre delle teocrazie ebraica, islamica e cristiana; il "regno della "Ragione" ideologia dei filoni culturali laici illuministi, ha prodotto le oppressioni e le guerre delle varie rivoluzioni liberali e socialiste; solo il `Regno dell'Intelligenza’, che opera non attraverso una ideologia ispirata da una metafisica o da una teologia ma attraverso il paziente 'processo triadico che confronta le situazioni concrete della gente, può aiutare l'umanità a realizzare evolutivamente le due esigenze di libertà e di giustizia. Qui l'ex Presidente Giuliano Amato troverebbe risposta alla sua domanda: "Come mai noi laici, pur avendo valori simili e validi come i Cattolici, non riusciamo a fare presa? Perché Kant non funziona?' (1). La verità è che non hanno funzionato né i Cattolici né i Laici: solo nel "Processo Triadico'' si trova la giusta via realizzando il duplice schieramento politico, Liberalismo e Socialismo, e l'equilibrio nel Federalismo tra Governi Centrali e Autonomie Locali perseguendo i quattro valori dell’Umanesimo Universale:verità, libertà, solidarietà e giustizia.

Severino Proietti

 

 

1-G. Affleri - Quando il Croce stava in posa ‑ Art. su "Il Tempo" dei 10.4.1984

2-Cfr.. Corriere della Sera del 2/8/1993 art di Lucia Annunziata – “Bossi tra Robespierre e Friedman"