Dominique Green
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sabato, 30 ottobre 2004
 

Nove minuti per uccidere Dominique Green

di Fabio Poletti


da La Stampa , 28 ottobre 2004

Ci sono voluti nove minuti per uccidere Dominique Green. Prima di essere giustiziato nel braccio della morte del carcere di Huntsville in Texas, al giovane afroamericano di trent'anni, condannato per un omicidio che giura di non aver commesso, è stato concesso di parlare ad un microfono. Con voce bassa, mentre era già legato al lettino, le braccia larghe strette dalle cinghie, gli aghi nelle vene, Dominique Green ha detto solo: «C'è un sacco di gente che mi ha accompagnato fino a qui. Mi dispiace di non poter ringraziare tutti. Non sono arrabbiato ma solo deluso, perchè mi è stata negata la giustizia. Vi amo tutti e vi ringrazio per lo sforzo che avete fatto. Per favore mantenete vivo il mio ricordo».

Alla sua esecuzione non hanno potuto assistere i famigliari dell'uomo ucciso nella rapina avvenuta undici anni fa a Houston. E' la prima volta che accade una cosa simile. Al figlio della vittima, Andre Lastrapes-Luckett, è stato spiegato che non era ammessa la sua presenza nella cella della morte, nè quella della madre, perchè si erano espressi contro questa condanna capitale. Per due volte Andre Lastrapes-Luckett ha cercato di parlare con il governatore del Texas Rick Perry. E per due volte dall'ufficio di Austin si è sentito rispondere che l'uomo politico era impegnato e non poteva rispondere al telefono. All'esecuzione della condanna a morte era presente Barbara Bacci, l'italiana di Cuneo che da dieci anni assiste Dominique Green, dopo aver risposto casualmente ad un suo annuncio su un giornale italiano: «E' stata una cosa straziante anche perchè l'esecuzione è stata ritardata di due ore».

Il ritardo è stato l'esito di una serie di iniziative degli avvocati di Dominique Green che martedì hanno presentato tre ricorsi - alla Commissione per le grazie, alla Corte federale e alla Corte suprema - in cui chiedevano la sospensione della pena. Uno dei sei giudici della Corte delle grazie, Nancy Atlas, si era espressa per la conversione della pena. All'origine della sua decisione la scoperta di 280 casse di documenti sul caso, depositate presso gli uffici federali di Houston, mai esaminate prima. Nelle carte - sosteneva il giudice - potevano esserci elementi utili a riaprire il processo, visto che Dominique Green è stato condannato solo sulla base delle dichiarazioni di altri due partecipanti alla rapina degenerata poi in omicidio, che hanno patteggiato la liberazione in cambio della confessione.

Ma in meno di due ore, la Corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l'esecuzione non andava fermata per nessun motivo. «A quel punto siamo stati accompagnati in una casupola nel giardino del carcere di Huntsville», racconta Barbara Bacci. «Dominique era già legato al lettino. Poteva parlare e vederci ma non poteva ascoltarci. Era dietro al vetro, in una stanza rivestita di piastrelle bianche di ceramica. "Perchè così è più facile pulire", mi hanno spiegato gli inservienti». A Dominique Green è stato concesso di parlare per pochi minuti. Poi la soluzione di tranquillanti e di veleno è stata iniettata nelle sue vene. Dopo pochi minuti - forse una reazione al cocktail di farmaci - Dominique ha iniziato a singhiozzare. E' morto in nove minuti alle 19 e 59 di martedì, le 2 e 59 minuti del mattino di mercoledì in Italia. Il figlio della vittima è rimasto tutto il tempo in giardino, senza poter assistere all'esecuzione, stringendo tra le dita un rosario che era appartenuto a Dominique. «A me lui ha lasciato un disegno. Ma non lo aveva finito. Non ha avuto il tempo», racconta ancora Barbara Bacci che nei prossimi giorni tornerà in Italia.

Dall'inizio del suo mandato quattro anni fa, il governatore del Texas Rick Perry ha avallato 82 condanne a morte mentre ha fermato la mano del boia solo una volta. Dominique Green è la diciassettesima persona condannata alla pena capitale in Texas dall'inizio dell'anno, la quinta nel mese di ottobre. La prossima esecuzione nel carcere di Hunstville è fissata per il 16 novembre.


SocialPress, sabato 30 ottobre 2004.

http://controlapenadimorte.splinder.com/archive/2004-10

 


“Parmi un assurdo, che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ne ordinino uno pubblico”

Cesare Beccaria