Il giudice-scrittore Domenico Riccardo Peretti Griva nacque il 28-11-1882 a
        Coassolo(Torino). Morì l'11-7-62.
        Dopo il collocamento a riposo per raggiunti limiti di età, ha
        raccolto le sue memorie giudiziarie in due volumi Esperienze e riflessioni di un
        magistrato(Ed. Guanda - Modena, 1953, pag. 249, L. 600) e Esperienze di un
        magistrato(pag. 358, £. 1.200 - Giulio Einaudi editore - Torino, 1953, rist. 1956),
        florilegio di ricordi, ammonimenti che sgorgano da un'esperienza vissuta con passione,
        competenza e rettitudine. 
        Riporto qui di seguito due brevi segmenti di scheda del suo
        libro tratto dal Tocco e la Penna in versione estesa(la pubblicazione avviene come
        si sa in forma ridotta).
                    
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        E' Peretti Griva ad annotare in maniera aspra il risvolto di
        vanagloria insito nel mestiere di giudice, vizio che bisogna combattere per dare alla
        professione dignità all'esterno, ma soprattutto per evitare dentro di sé errori di
        giudizio e di presunzione. Le riflessioni sul giudiziario 
        <...>mi hanno sempre tenuto lontano da ogni sentimento di
        superbia, convincendomi che la modestia era l'unico modo per disarmare la collettività
        nel chiedermi conto della mia formale superiorità sociale(p. 11).
                         
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        L'errore giudiziario rappresenta l'angoscia del magistrato,
        soprattutto quando investa la libertà della persona. Celestina Fruttarolo e Giovani
        Galliano furono condannati nel 1938 a 17 e 21 anno di reclusione per il presunto omicidio
        del padre di Galiano. Questi morì in un manicomio criminale, impazzito. La moglie
        soltanto poté beneficiare della riparazione dell'errore giudiziario avvenuta
        nell'agosto 1953 con sentenza della Corte di Cassazione. Risultato: il risarcimento di un
        milione, da definirsi "semplice elargizione elemosiniera".
        L'errore giudiziario è un vero tarlo nella coscienza dei
        giudici per bene.Peretti Griva racconta di un collega, assai onesto, laborioso e di grande
        dirittura morale, ma soprattutto assai scrupoloso. Giunto al passo estremo manifestò
        a un superiore, che era andato a fargli una visita di
        incoraggiamento per la prossima dipartita, la sua preoccupazione di avere pronunciato
        delle sentenze errate. Il collega lo consolò assicurandolo che tutte le sentenze erano
        state riformate in appello...(pag. 128).