Cyberagonia del Diritto d'Autore
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Il diritto d'autore è la destra antistorica.
Creative commons sono ancora diritto d'autore "riformato".
Anticopyright è diritto d'autore ridotto ai minimi termini e rivoluzionato.
La rete è già anticopyright.Ergo, ogni battaglia non anticopyright è retrò.

                    

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Il motto del copyright(ricatto, old economy) è "Prima paghi e poi leggi";
Il motto dell'anticopyright (potlach, new economy) è "Prima leggi e poi, eventualmente, paghi".

 

SENTENZA ANTICOPYRIGHT E CYBERAGONIA DEL DIRITTO D'AUTORE

 

di Gennaro Francione

 

 

   Se il copyright attuale è antiumanesimo, sopraffazione economica e morale dell'uomo sull'uomo con la scusa dell'arte, ben venga l'anticopyright. Essere giusti non significa sempre accettare lo status quo.

   Le quattro sentenze anticopyright emesse dallo scrivente il 15 febbraio 2001, che assolvevano quattro extracomunitari venditori per strada di cd contraffatti per stato di necessità, sono state una rivoluzione globale e personale.

                                    

   Da quell'atto di coraggio, in apparenza stridente con il ruolo di un giudice ma comprensibile perché dietro quel ruolo istituzionale c'è il fondatore del movimento Antiarte 2000, è nato uno scossone tra gli oligopoli produttori di arte ad altissimo costo ma soprattutto un plauso incondizionato in rete. Subivo, intanto, in seguito a un'interrogazione parlamentare un'azione disciplinare ministeriale per quelle sentenze ritenute "abnormi", fortunatamente conclusa con un proscioglimento. Il CSM ribadiva la correttezza dei principi esposti in quelle pronunce e insieme la libertà e l'indipendenza della magistratura soprattutto in rapporto alla facoltà di portare avanti nuove visioni del mondo e della giustizia. Ed è così che l'entusiasmo è aumentato e con esso la voglia di approfondire quella cyberrivoluzione che avevo intuito e portato avanti nel mio verdetto.

   La sentenza è rivoluzionaria perché abbatte in re il sistema del copyright rilevando che

 

  La norma repressiva di base, la protezione penalistica - e non meramente civilistica del diritto d'autore - è desueta di fatto per l'abitudine di molte persone di tutti i ceti sociali, che, in diuturnitas, ricorrono all'acquisto di cd per strada o scaricano MP3 da Internet. Anche grossi network come Napster si sono mossi da tempo in senso anticopyright e hanno permesso copie di massa dell'arte musicale. Fenomeno appena sfiorato dalle recenti sentenze degli USA che si sono espresse nel senso di regolamentare la materia della riproduzione di massa, ma con un pagamento ridottissimo in un nuovo mercato dove il guadagno dei produttori è quantificato su "minimi diffusissimi"[1].

 

   La rivoluzione era quella annunciata dal mondo delle cose concrete, dai popoli che bypassano le norme repressive e indicano comportamenti dettati dalle stesse tecnologie riproduttive dei beni immateriali, prendendosi a piene mani quello che i produttori-distributori vorrebbero vendere a prezzi esorbitanti.

   Emerge dalla sentenza questa sete spasmodica delle masse di usufruire liberamente dei prodotti dell'arte e della cultura, senza ingombri economici, culturali, censori. C'è voglia globalizzata di accedere in maniera totale e inebriante ai beni immateriali che danno gioia, elevano gli animi, dissuadono i giovani dalle droghe artificiali e dalle azioni malefiche. C'è voglia di ubriacarsi, liberamente e fraternamente, alle fonti delle arti, della cultura, delle idee, spazzando via le pastoie dei grassatori del copyright. Copyright che, è dimostrato, si è sviluppato nei secoli solo per far arricchire produttori e distributori, oltre a qualche star, a scapito della massa degli artisti e soprattutto degli usufruenti tutti dell'arte e della cultura.

   La sentenza anticopyright nasceva da una consapevolezza dello scrivente che già da anni studiava la disgregazione della proprietà intellettuale. Elaborando il MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO"(poi ANTIARTE 2000), pubblicato nel 1997[2], già in quel tempo esprimevo l'idea che l'autore è solo il portavoce di un messaggio d'arte universale, che egli esprime in nome dell'Umanità; dal che deriva che non ha la proprietà intellettuale delle sue opere ma il mero possesso(detentio) delle forme artistiche, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto. Quest'idea era già nell'aria tanto che Joost Smiers arrivava addirittura a considerare la proprietà intellettuale un autentico furto[3].

   Il concetto fu esplorato più a fondo nella Dudda: DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE. Quella dichiarazione venne elaborata dallo scrivente e firmata nel novembre 2002 da una serie di artisti, intellettuali, rappresentanti di associazioni culturali presso il Museo del Cinema di Roma, nel corso di un sit in per salvare il Museo che    rischiava di essere cacciato dalla sua sede per farne al suo posto un centro commerciale.

   Nel preambolo alla DUDDA si affermava un principio chiave per il ribaltamento radicale degli attuali rapporti tra produttori-distributori di arte e cultura da una parte, creativi e massa dei fruitori dall'altra. Si asseriva il primato dell'arte e della cultura sull'economia che rende la tutela del diritto all'arte e al sapere dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse materiale ed economico. Attraverso quest'ultima via veniva ribadito il principio già espresso nella sentenza anticopyright, là dove si afferma il nuovo cybervangelo connesso al diritto di accesso totale all'arte e alla cultura:

 

    Anche la New Economy depone nel senso dell'arte a diffusione gratuita o a bassissimo prezzo, per rendere effettivo il principio costituzionale dell'arte e la scienza libere(art. 33 della Cost.) e, quindi, usufruibili da tutti, cosa non assicurata dalle attuali oligarchie produttive d'arte che impongono prezzi alti, contrari a un'economia umanistica, con economia anzi diseducativa per i giovani spesso privi del denaro necessario per acquistare i loro prodotti preferiti e spinti, quindi, a ricorrere in rete e fuori a forme diffuse di "pirateria" riequilibratrice[4].

    L'azione degli oligopoli produttivi appare, quindi, in contrasto con l'art. 41 della Cost. secondo cui l'iniziativa economica privata libera "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Solo un'arte a portata di tasca di tutti i cittadini e soprattutto dei giovani può essere a livello produttivo umanitaria e sociale come richiesto dalla Costituzione, per far sì che davvero tutti possano godere dei prodotti artistici[5].

 

   Nel preambolo alla DUDDA veniva espressa un'altra chiave di rivoluzione del copyright, posta a base di un ribaltamento sociale epocale in cui Internet diventa strumento di realizzazione finale - in chiave realmente democratica - dei principi della Rivoluzione Francese. Si affermava che "il riconoscimento da parte della specie umana del diritto alla creatività e al sapere, fondato su Liberté, Egalité, Fraternité, costituisce il fondamento della coesistenza della vita nel Mondo". Si aggiungeva "che un concreto diritto di accesso all'arte e alla cultura - inteso in rafforzativo quale diritto a non essere esclusi - è fondamentale per l'elevazione dell'Uomo, il che si realizza sostituendo l'attuale modello gerarchico a Piramide della società con la nuova struttura Sferica di platonica memoria".

   Dal che si ricava il superamento di fondo dell'ideologia sottesa al Decreto Urbani. Vediamolo questo decreto, approvato il 18 maggio 2004 dall'aula del Senato, prima cercando di vedere cos'è il sistema informatico attaccato e come funziona.

  Il P2P incriminato, ovvero il peer to peer, offre letteralmente uno scambio di informazioni alla pari, attraverso cui tutti possono scaricare dati e farli scaricare ad altri, senza nessun tipo di limitazione e/o obbligo di sorta. Le reti P2P sono gestite e mantenute dagli stessi client/server, qualunque essi siano, che si "preoccupano" di tenerci collegati ad un determinato numero di computers e, quindi, di mandare le nostre ricerche alla rete.

   Le reti P2P non sono solamente luoghi dove scambiare files, ma ci si può scambiare qualsiasi tipo di informazione dal che è evidente la loro forza comunicativa e rivoluzionaria dal punto di vista del sapere fraterno fra gli uomini. Basti pensare che in questo momento migliaia di computer si scambiano informazioni in maniera del tutto trasparente e senza regole precise, tutto ciò grazie a questo protocollo (peer to peer).

   Le reti P2P cambieranno in modo sostanziale il nostro modo di comunicare, possibilmente rivoluzionando parte del nostro sistema economico-sociale di cui la cosiddetta "piaga" dello scambio di musica on-line che l'industria discografica non riesce a fermare è solo la punta di un iceberg.

   Il peer to peer, che oggi è anche sviluppo, ricerca scientifica, è stato, dunque, fatto oggetto di sanzionamento amministrativo e penalistico da parte del decreto Urbani approvato. Rispetto alla precedente formulazione sono attenuate le sanzioni, ma esse sono state estese a tutte le opere dell'ingegno.

   E' riconosciuta la liceità dell'uso personale. Per chi immette e scarica per uso personale copie pirata, la sanzione amministrativa (passata da 1.500 a 154 euro come previsto dalla legge sul diritto d'autore), sale a 1.032 in caso di reiterazione. Resta la confisca dei materiali e la pubblicazione    della condanna sui giornali per chi duplica cd e dvd non per scopo personale.

   Sanzioni penali, invece, per chi fa commercio o trae profitto dall'illecita attività (reclusione da tre mesi a sei anni). Lo scambio di brani musicali e audiovisivo (file-sharing) è consentito solo a condizione che si tratti di file dotati degli appositi avvisi informativi, previsti dalla legge sul diritto d'autore. Se il file non sarà provvisto di avviso, chi lo immette commetterà un reato.

   Viene introdotto un prelievo del 3% per i produttori, destinato alla Siae, sul prezzo di listino dei masterizzatori. Se la quota non è versata, ne deriva una sanzione doppia (6%) per i produttori. E' affidato all'autorità giudiziaria e non al ministero dell'Interno il compito di intervento per violazioni per via telematica (come previsto da art. 15 Costituzione). E' stato eliminato il rafforzamento sulla funzione di controllo dei provider.

   Andando non contro ma oltre il Decreto Urbani, noi dell'Antiarte affermiamo che gli uomini hanno diritto di scambiarsi informazioni, arte, cultura soprattutto attraverso Internet senza che chicchessia possa limitare il loro potere, essendo prioritaria la tutela di quel diritto di scambio rispetto a beceri interessi economici degli oligopoli produttori-distributori non di arte - là sono i creativi titolari di diritti - ma di copie puramente materiali.

   E' un falso problema quello secondo cui copiare le opere senza compenso comprometta la sopravvivenza economica degli artisti, perché questi guadagnano proprio dalla diffusione in sé della propria arte e cultura. E' quello il loro intento primario, spirituale ed anche materiale, ovvero il profitto della diffusione su scala quanto più ampia possibile della propria arte e cultura, essendo il lucro un elemento succedaneo e conseguenziale.

   La diffusione dell'immagine di un creativo, soprattutto via Internet, di per sé è fonte di guadagno sia come omesso investimento personale(l'opera si diffonde senza che l'autore spenda alcunché), sia come profitti occulti e conseguenziali perché la nuova industria dell'arte e cultura, o quella vecchia decrepita, lo gratificheranno anche economicamente per poter avere la sua opera, i suoi discorsi, le sue apparizioni mediatiche.

   Il nuovo mercato senza  produttori-distributori squali sarà proprio di una società aperta dove i vecchi produttori, ridotti plebiscitariamente via Internet a misura d'uomo, dovranno solo   riciclare i loro investimenti che assumeranno altre forme.

   Intanto non c'è più il mercato dominante dei produttori-distributori che impongono prezzo e tirannia nello scambio dell'arte-cultura, ma ci sono i mercati. Lo stesso prodotto artistico-culturale viene smerciato nelle varie tecnologie parallele.

   La prima via è Internet col che si consentirà a chiunque di fruire di quel prodotto, di vederlo, scaricarlo nel computer a prezzo pressoché zero. Nella sentenza anticopyright si afferma al riguardo:

 

  Il fatto è che la strategia del regalo è uno dei punti centrali nel mondo digitale, tanto che si parla di free economy, economia del gratis appunto, o di gift economy, economia del regalo. "Nell'età dell'accesso si passa da relazioni di proprietà a relazioni di accesso. Quello di proprietà privata è un concetto troppo ingombrante per questa nuova fase storica dominata dall'ipercapitalismo e dal commercio elettronico, nella quale le attività economiche sono talmente rapide che il possesso diventa una realtà ormai superata"[6].

 

   A questo si aggiungerà la possibilità di riprodurre l'opera con mezzi tecnologici interni(una stampante) o esterni (tipografie che si specializzeranno in confezioni dei prodotti personalizzate, soprattutto digitalizzate e a bassissimo costo)[7].

   La seconda via è quella tradizionale dove un produttore riproduce l'opera in serie per poi distribuirla tra librai, edicole etc.. Il prodotto probabilmente costerà di più rispetto al precedente ma, chi è preso dal furor d'aver libri e soprattutto avrà i soldi per comprarlo, lo comprerà.

   Vi sarà, comunque, un plafond nei ricavi economici. Quando verrà sfondato il tetto stabilito dalla legge, la somma eccedente sarà messa in un fondo di solidarietà per gli artisti deboli(emergenti, giovani, poveri, anziani, malati, etc.).

    

    Quanto alla SIAE essa svolge allo stato una funzione passiva, limitandosi a intervenire in intermediazione per proteggere i diritti morali ed economici degli autori. Dovrebbe essere, invece, rigenerata per assumere una funzione propulsiva     dell'arte e della cultura, soprattutto proteggendo gli autori deboli, i talenti etc. attualmente bistrattati e trascurati dal mercato famelico e piramidale che porta avanti sempre gli stessi creativi, i più "forti socialmente" e neppure i migliori talora.

   Dovrebbe la SIAE coi compensi sforanti delle star creare dei fondi di solidarietà per gli artisti deboli, onde ridistribuire il lucro equamente tra tutti i creativi, proprio per eliminare lo squilibrio tra gli affermati e i non.

   Dovrebbe la SIAE incrementare gl'interventi sociali e istituzionali a favore delle forze creative emergenti, controllare la distribuzione dei finanziamenti pubblici, anche questi spesso destinati ai forti e ai ben agganciati politicamente(spesso sempre gli stessi) a scapito degli artisti puri, che hanno in orrore ricorrere ai maneggi, frustrati dalla mancata attribuzione di fondi che in uno stato democratico dovrebbero a rotazione, d'amblais, spettare a tutti.

   La SIAE dovrebbe combattere contro le ingiuste tassazioni statali, che aiutano a portare alle stelle i prezzi dei prodotti artistici[8].

   Insomma alla SIAE, trasformata in SIA, società di solo difesa degli autori(e non più degli editori), affidiamo il compito nuovo e luminoso di indebolire i creativi forti e rafforzare i deboli, tenendo presente che se i primi emergono ciò è col sacrificio della massa degli artisti, che si vedono precluse le vie alte del successo o quanto meno della decente manifestazione della loro opera.

   Nel nuovo progetto la SIAE "riciclata" sarà diretta a tutelare realmente gli autori, soprattutto quelli fragili, e non più i produttori e i distributori com'è adesso. Oggi la SIAE combatte i cosiddetti pirati che usufruiscono di musica, libri etc. senza pagare diritti; domani garantirà la libera diffusione del sapere e attaccherà i nuovi pirati, ovvero i produttori-distributori che tralignino, superando i plafond di lucro stabiliti per legge.

   Tornando all'oggi, quanto alla borsa per acquistare arte e cultura, ciò di cui non si tien conto nei decreti alla Urbani è che, se davvero una persona volesse comprare tutti i prodotti di cui necessita il suo spirito(libri, musica, film, video etc.) nelle vie cosiddette legali, ci vorrebbero enormi patrimoni che non ci sono. E, allora, perché privarsi di questa ricchezza enorme di arte-cultura che fa così bene agli uomini, è panacea ai nostri giovani dissuadendoli dalle vie dei paradisi artificiali?

   Tutto quanto detto è in linea a con l'articolo 6 della DUDDA dove si afferma; "All'autore dell'opera è riconosciuto il     diritto morale d'autore e il mero possesso a nome altrui(detentio) delle forme artistiche, con un ridotto diritto di sfruttamento commerciale, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà assoluta sul prodotto artistico". Ergo l'autore ha solo diritti provvisori e limitati. Se egli si allea con partners produttori-distributori tradizionali, potrà operare lo sfruttamento della sua opera al di sopra del costo zero ma per mera concessione graziosa dell'Umanità. Egli dovrà, comunque, concedere che chiunque non abbia la somma necessaria per acquistare il prodotto o, pur avendola non voglia spenderla(per lo meno in vista della massa di prodotti da acquisire), l'acquisisca in via informatica, digitalizzata etc..

   Concludendo è evidente che, a fronte dello scontro titanico oggi in atto tra il cyberspazio e l'ulespazio[9], i movimenti per la libertà e l'uguaglianza reali dell'uomo passano attraverso la fratellanza internettiana che abbatterà la tirannia attuale dei produttori-distributori impregnati di old economy. Questa comunità è stata annunciata nella sentenza anticopyright che sottende un nuovo principio metacostituzionale: il prevalere del Sapere sull'Economia. Ed oggi il Sapere dei Saperi è Internet. Solo attraverso il cyberspazio iperaperto - che è comunicazione galattica - è possibile compiere quel grande salto di qualità che permetterà di realizzare in concreto, e non a chiacchiere costituzionalizzate, i principi della Rivoluzione Francese per realizzare l'Utopia dell'Uomo Libero, Eguale e soprattutto Fraterno.

   Di fronte a queste evidenze i decreti alla Urbani sono solo sassi che saranno travolti dall'Oceano di Internet. I più grandi megastore del mondo oggi non possono rivaleggiare con la ricchezza del catalogo disponibile sui sistemi di file sharing. E la gente lo vuole quel catalogo universale perché così si arricchisce dentro. E lo manterrà quel catalogo malgrado le leggi pro copyright che sono contro il popolo, contro il mondo assetato d'arte, di sapere e di cultura. Il fatto stesso che si sia parlato di "repressione simbolica" da parte del legislatore nel caso del decreto Urbani dimostra non tanto un pudore interno quanto la sotterranea consapevolezza di combattere una battaglia perduta.

   Quel decreto o altri cento decreti emessi nel mondo in quella linea inutilmente repressiva non riusciranno ad arrestare il popolo d'Internet, emblema della popolazione mondiale soggiogata da una legge sul copyright che non risponde ai tempi e che non vuole più. 

   Nessun decreto è concepibile che riesca a metterci tutti dentro; men che mai che qualcuno vada dentro com'è capitato recentemente - horribile dictum - in Grecia per un compratore per strada di cd contraffatto; nessun decreto riuscirà a fermare la nostra voglia di sapere e di cultura per il bene stesso dell'Umanità.

   Gli argini molochiani innalzati contro la dissoluzione del copyright non crolleranno: sono già crollati!

 

Si allegano:

 

1)G. FRANCIONE, DECALOGO DAL MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO"(POI ANTIARTE 2000)pubbl. sulla rivista Dismisura(Anno XXV, n° 115-117 gennaio 1997), p. 108.

 

2)DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE(DUDDA) firmata al Museo del Cinema di Roma Via Portuense 101 l'11 novembre 2002

pubbl. su http://www.antiarte.it

 

  

 

 


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[1] La sentenza riporta la situazione al 2001. Napster è tramontato ma poi sono apparsi i suoi cloni.

[2]Vedi allegato A).

 

[3]Vedi Joost Smiers, La proprietà intellettuale è un furto, artic. pubbl. su   http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Settembre-2001/0109lm28.01.html. Smiers è direttore del centro di ricerche e professore ordinario all'Università delle arti, Utrecht (Paesi Bassi). In particolare è autore di Etat des lieux de la création en Europe. Le tissu culturel déchiré, L'Harmattan, Parigi, 1999.

 

[4]Nel saggio di G. Francione, Hacker, i Robin Hood del Cyberspazio, Lupetti, Milano 2004, si avanza l'ipotesi di una "legittima difesa economica". Vedi anche la rivista Tutto da capo, Lupetti, maggio 2004.

 

[5]Per una lettura integrale della sentenza vedi http:/www.antiarte.it/eugius/sentenzaanticopyright

 

[6]Vedi New economy in http://mediamente.rai.it/biblioteca.

 

[7]Un esempio della nuova produzione anticopyright è offerto dal sito animalista Nuova Etica, diretto da Massimo Tettamanti(dottore in chimica) e Marina Berati (ingegnere elettronico). Nuova Etica si propone di distribuire gratuitamente, romanzi, saggi, poesie e materiale informativo sugli animali creando libri e opuscoli. Ognuno può scaricare dal sito la versione elettronica delle pubblicazioni, in formato PDF, e farne l'uso che vuole. In una seconda procedura è anche disponibile la versione stampata e rilegata, nel normale formato dei libri da libreria. In questo caso i gestori chiedono solo la copertura delle spese di stampa e spedizione, senza alcun sovrapprezzo, perché la distribuzione resta sempre e comunque gratuita. Vedi http://www.nuovaetica.org/

 

[8] In Spagna  Zapatero ha tagliato l'Iva su libri e cd(notizia del 30 aprile 2004). L’industria discografica ha espresso soddisfazione per le misure annunciate dal nuovo governo. «Un buon inizio», hanno commentato, anche perché l’Iva drasticamente ridotta permetterà di porre un limite al «trattamento discriminatorio» nei confronti dei dischi rispetto a libri. "Non si capiva perché per i dischi il compratore dovesse pagare il 16% di Iva e per libri soltanto il 4%",

[9]Termine di neo conio dello scrivente indicante lo spazio materiale(dal graco ulè, materia).

  

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                                 ALLEGATO 1

 

DECALOGO

DAL

MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO"

 

 

1)La "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO" è stata annunciata dal drammaturgo Gennaro Francione, ma la sua esistenza era già nell'aria.

 

2)Il movimento si prefigge un scopo artistico, primario, l'ANTIARTE ATOMICA, e uno politico, secondario, e comunque strumentale al primo, precedendolo dal punto di vista energetico per la realizzazione dello Stato Estetico.

 

3)Dopo il fallimento delle rivoluzioni mondiali, la rivoluzione dello stato ad opera dell'arte è l'ultima rivoluzione predicabile. La meta finale è preparare il trapasso nell'Uomo Neorinascimentale Totale del Terzo Millennio via Internet.

 

4)L'Artista tende all'ANTIARTE ATOMICA, ovvero l'arte come fine della vita sinallagmatica alla fine dell'arte nella vita. L'arte è l'unica forma di salvezza per l'uomo nel caos dei valori e delle tecnologie e degli sballi artificiali del Medioevo Atomico.

 

5)La metodologia dell'ANTIARTE ATOMICA è innovare ed esplorare nuovi linguaggi, partendo dal presupposto che compito dell'artista, avvalendosi dei nuovi sistemi informatici, ipertestuali e internettiani, è di fare arte per distruggerla in infinite nuove forme attraverso l'alchimia, la chimica, la fisica metaforizzate in chiave estetica.

 

6)L'ANTIARTE ATOMICA è arte-link, ipertestuale, formata da nodi di reticolati attraverso cui è possibile ristrutturarla all'infinito, cambiando il nodo, alias l'angolo di visuale nel piccolo fiume-lago computeristico privato come nel grande Oceano di Internet.

 

7)L'Autore è solo il portavoce di cronache artistiche vissute e scritte in quel grande serbatoio cosmico che è l'Akasha e di cui    l'Internet è un modello vivente. Essere privilegiati nell'usufruirne significa avere solo il mero possesso(detentio) delle forme artistiche iperuraniche, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto.

 

8)L'iper-finito implica una rivoluzione etica che sarà propria dell'Uomo Neorinascimentale del 2000. Egli passerà dall'Egotismo delle forme letterarie prima del Medioevo Atomico di transito alla neoapertura internettiana mettendo a disposizione dell'Uomo Globale il suo esserci come scrittore.

 

9)Il target di fondo dell'azione politica degli artisti è l'Arte al Potere. Nell'immediato il target del movimento è la conquista del potere artistico nel mondo, con mezzi pacifici, gandhiani e democratici, attuati con tutti i media e soprattutto via Internet. Le fonti di produzione artistica e i relativi finanziamenti, dovranno esseri messi  nelle mani degli artisti puri e sottratti agli attuali mestatori di merda-arte per creare lo Stato Estetico.

 

10)Il movimento dell'ANTIARTE ATOMICA cambierà le Costituzioni Democratiche per fondarle non sul lavoro ma sull'ozio creativo. Lo Stato Estetico si fonda sul Diritto all'Ozio e sulla lotta contro il Lavoro Meccanico, che va delegato alle macchine non umane. Infatti l'otium è il padre della civiltà umana, mentre il  lavoro dei robot è figlio delle tenebre. Il lavoro  materiale obbligatorio non dà progresso spirituale. E' quello coltivato in libertà, senza doveri che fruttifica. In attesa dell'avvento totale dele macchine il lavoro coatto va ridotto per ciascuno ai minimi termini, garantendo comunque a ciascuno il diritto di sopravvivenza dignitosa.

 

Nota: Il presente decalogo per la natura stessa dell'ANTIARTE ATOMICA rappresenta una traccia modificabile ad infinitum.

 

PROCLAMA

 

      Artisti di tutto il mondo, riunitevi via Internet e dilagate nell'ulespazio!

 

                                                ALLEGATO 2

      DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE(DUDDA)

 

      firmata al Museo del Cinema di Roma Via Portuense 101 l'11 novembre 2002

 

Preambolo

 

considerato che ogni creativo ha i propri diritti;

considerato che il primato dell'arte  e della cultura sull'economia rende la tutela del diritto all'arte e al sapere dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse materiale ed economico;

considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto alla creatività e al sapere, fondato su Liberté, Egalité, Fraternité,  costituisce il fondamento della coesistenza della vita nel Mondo;

considerato che un concreto diritto di accesso all'arte e alla cultura - inteso in rafforzativo quale diritto a non essere esclusi -  è fondamentale per l'elevazione dell'Uomo, il che si realizza sostituendo l'attuale modello gerarchico a Piramide della società con la nuova struttura Sferica di platonica memoria;

considerato che all'autore dell'opera, portavoce del sapere e dell'arte espresse in nome dell'Uomo in Grande, va riconosciuto il diritto morale d'autore e  solo un limitato diritto  di sfruttamento commerciale,  ciò al fine di conciliare la creatività individuale col diritto economico e morale di ciascuno di usufruire della sua opera;

considerato che la primarietà dell'arte sull'economia comporta l'affermazione di un diritto incondizionato all'espressione e all'informazione senza che alcuna censura possa essere praticata;

considerato in particolare che l'educazione alla creatività e al sapere è il fondamento della disciplina della nuova infanzia affinché impari  a osservare, a comprendere, a rispettare e amare il Mondo in uno spirito di libera eguaglianza, gratuità e solidarietà delle opere;

Considerato, infine, che l'Utopia del Nuovo Mondo è realizzabile soprattutto attraverso Internet e va coltivata sostituendo al modello dell'Uomo Burocrate la figura dell'Uomo Artista.

 

SI PROCLAMA

 

Articolo 1

 

      Il Mondo è una Repubblica Democratica, fondata sull'Arte.

      La sovranità appartiene agli Artisti  e al Popolo, che la esercitano nelle modalità indicate nella Carta.

 

Articolo 2

 

      Il Mondo riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'Uomo Artista, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

 

Articolo 3

 

      Gli Artisti nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza estetica, senza nessuna distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali anche in relazione alla qualità delle opere tutte di pari dignità.

      E' compito del Mondo rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà,  l'eguaglianza, la fratellanza  degli Artisti, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti gli Artisti all'organizzazione politica, economica e sociale del pianeta.

 

Articolo 4

 

      Ogni Artista ha diritto al rispetto.

      L'Artista ha il diritto di svolgere, secondo le proprie capacità e la propria scelta, un'arte che concorra al progresso spirituale della società.

      Il Mondo riconosce a tutti gli Artisti il diritto al riconoscimento della loro opera e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

 

Articolo 5

 

      L'arte e il sapere sono liberi e gratuiti, essendo consentite solo limitate eccezioni alla gratuità con prezzi comunque accessibili al popolo e particolarmente all'infanzia.

 

Articolo 6

 

      All'autore dell'opera è riconosciuto il diritto morale d'autore e  il mero possesso a nome altrui(detentio) delle forme artistiche, con un ridotto diritto  di sfruttamento commerciale, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà assoluta sul prodotto artistico.

      Ogni limitazione posta  all'arte  e alla cultura dall'homo oeconomicus a fini puramente mercantili costituisce un attentato all'arte e al sapere dell'umanità.

 

Articolo 7

 

      Tutti hanno pari diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione senza alcuna repressione penalistica di tale facoltà.

      La pubblicazione di opere, la stampa, la televisione, internet  e ogni altro media diffusivo dell'arte e del sapere non possono essere soggette ad autorizzazioni o censure.

 

Articolo 7

 

      Gli Artisti e il Popolo hanno uguale, concreto  e incondizionato diritto di accesso ai media pubblici e privati, tutti compresi e nessuno escluso, da garantire in ogni caso col sistema della rotazione.

 

Articolo 8

 

      Gli Artisti hanno diritto all'equanime ripartizione delle sovvenzioni pubbliche da garantire in ogni caso col sistema della rotazione.

      Il Mondo riserva trattamenti privilegiati ai Mecenati che privatamente e in maniera equanime sovvenzionino l'attività artistica.

 

                                 Articolo 14

 

      Gli artisti hanno il diritto alla Fratellanza e alla Cooperazione, attuata attraverso associazioni di mutuo soccorso col compito di garantire la loro vita materiale e spirituale.

      Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli Artisti devono essere rappresentate a livello governativo.

 

                                 Articolo 15

        L'Artista ha un unico dovere fondamentale: l'Uomo.

 

http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=8638

http://it.news.yahoo.com/5/

http://www.excite.it/news/hitech

http://www.aziende.it/

http://www.interfree.it/

http://www.itloox.com/news/newsinternet.php?PHPSESSID=2c0abba87f46cf9969cf119b2eaf62c6

http://www.capitoloprimo.com/Capitolo%20informazione/news/cyberagonia.htm

http://www.dramma.it/stampa/stampa6.htm

http://www.crimine.info/diari/tema/penaleinformatica.html

http://www.softwarelibero.it/pipermail/discussioni/2004-June/010841.html

http://punto-informatico.it/forum/pol.asp?mid=665864

http://www.linux-club.org/

http://www.informatica-juridica.com/bibliografia/index.asp?letra=s

 

 

Innovazione e visione proibizionista del legislatore

Il progresso tecnologico degli ultimi quindici anni ha
prodotto il piu’ alto numero di innovazioni della storia
dell'umanita’ nel piu’ breve lasso temporale.
Nel frattempo il legislatore, invece di limitarsi alla
definizione di poche regole generali, ha cercato di
rincorrere il ritmo dell'innovazione opponendo una visione
conservatrice e protezionista - sistematicamente
proibizionista - alle possibilita’ offerte dalla
creativita’ di ricercatori e programmatori.
Negli ultimi anni la Rete, nata come spazio di liberta’,
e’ divenuta molto spesso luogo dove il controllo si attua
non solo attraverso le leggi che ne regolano l'accesso e
l'utilizzo, ma anche attraverso i codici utilizzati per
costruirne l'architettura.
Coloro che sostengono e promuovono lo svil uppo delle nuove
tecnologie nei paesi in transizione verso un sistema
democratico o in regimi illiberali, devono tenere presente
che, sia nel primo che nel secondo caso, tanto piu’ lo
spazio virtuale sara’ considerato libero ed aperto -
libero alla critica ed allo scrutinio del pubblico, e
aperto al contributo degli programmatori e disegnatori di
software - tanto maggiore e sostanziale sara’ la portata
di tale promozione.

L'atteggiamento protezionista di decine di paesi
democratici, e’ il risultato da una parte delle pressioni
di chi sostiene siano a rischio i diritti d'autore e di
riproduzione, oppure la possibilita’ di brevettare
invenzioni, e dall'altra di chi - come le grandi
multinazionali dell'intrattenimento e del software - teme
il danno economico della riduzione di parte dei profitti
legati a modelli produttivi tradizionali.
Al di la’ dei timori di alcuni dei soggetti interessati,
in parte giustificati dalla mancanza di un'adeguata
circolazione di informazioni in merito alle possibilita’
di sviluppo di nuove tecniche di distribuzione di
prodotti tradizionali, la possibilita’ di scambiare
contenuti attraverso la Rete come la possibilita’ di
scrittura collettiva di programmi, rappresentano novita’
da valorizzare e favorire.
La regolamentazione - o, piu’ spesso, la
deregolam entazione - puo’ certamente comportare in termini
di profitto dei sacrifici iniziali per alcuni, dal
restringimento temporale della validita’ dei diritti
d'autore alla non brevettabilita’ di funzioni dei
programmi software, ma il sacrificio di oggi va iscritto
in un processo di cambiamenti che interesseranno sempre
piu’ le forme - e probabilmente anche i contenuti - della
comunicazione umana e dello stare insieme di centinaia
di milioni di persone.
Gia’ oggi ci sono comunita’ che, in particolare su
questioni relative alla Rete o al software, si sono
evolute fino a divenire veri e propri gruppi di pressione
politica.

La pirateria informatica non si combatte con il carcere

Crea dunque crescente preoccupazione il fatto che
l'affermarsi di innovazioni tecnologiche si scontri
sistematicamente con la proibizione o la protezione
ritenute uniche misure di governo possibile dei nuovi
fenomeni. Le recenti decisioni legislative in decine di
paesi di sottoporre a un rigido regime penale lo scambio
di file secondo il sistema cosiddetto Peer to Peer (P2P)
si iscrivono in questa linea di mal-governo della Rete
che ha ripercussioni negative, se non drammatiche, anche
sul mondo degli sviluppatori di software.
La pirateria informatica non si combatte condannando gli
utenti della Rete al carcere o mettendo un poliziotto
davanti ad ogni computer, ma attraverso una revisione del
concetto di diritto d'autore e di proprieta’ digitale. Il
decreto Urbani rappresenta, infatti, un tentativo
maldestro e pericoloso di coprire con la repressione il
ritardo accumulato dalle imprese cinematografiche nel
mettere a disposizione in forma legale i contenuti
digitali.

Voglio poi ricordare che del Ministro per l’Innovazione,
con un comunicato stampa del 30.5.2004, ha annunciato che
il Decreto Urbani sara’ modificato da un successivo
disegno di legge, affinche’ le pene attualmente previste
per chi duplica e diffonde, anche in Rete, copie pirata di
film e musica per trarne profitto siano invece applicate
solo a chi lo fa a fine di lucro.
Questo comunicato, che e’ servito a placare in parte le
principali proteste contro il Decreto Urbani, non menziona
pero’ alcuna volonta’ di modifica del primo comma
dell’art. 1 del testo di legge, su cui si e’ basato il mio
esposto, limitandosi a dire sul punto che sara’ istituita
una Commissione per la ridefinizione delle modalita’ di
tutela del diritto di autore concernente la diffusione
delle opere dell'ingegno per via telematica
.
Questo primo comma, invece, dev’essere totalmente
abrogato, perche’ e’ gravemente lesivo della liberta’ di
comunicazione in rete, ponendo vincoli alla manifestazione
del pensiero in rete ogni qualvolta questa si esplichi
mediante la pubblicazione di scritti, fotografie, filmati
o altre opere dell'ingegno, e ponendosi percio’ in
evidente contrasto con l'art. 21 della nostra
Costituzione.
Questo idoneo avviso, o bollino blu, inoltre, puo’
rappresentare un grave onere ed ostacolo all’attivita’
creativa ed economica degli autori e distributori di
Software Libero o piu’ in generale di opere distribuite
con licenze libere, perche’ questi non vogliono affatto
limitare o controllare la duplicazione e la circolazione
delle loro opere, ma desiderano anzi che esse abbiano la
diffusione piu’ ampia possibile, anche mediante i canali
del file-sharing, sia pure alle precise condizioni delle
relative licenze d’uso.

Da questo punto di vista il problema della legge Urbani,
cosi’ come di altre recenti e sempre piu’ miopi leggi in
materia, e’ quello di muovere dall’erroneo presupposto che
la copia di un opera dell’ingegno sia sempre illecita,
dimenticando che il diritto di copia e’ diritto di cui
l’autore puo’ liberamente disporre e che, se vuole, puo’
anche voler concedere agli utenti.
Leggi di tal fatta, quindi, nel tentativo spesso
infruttuoso di tutelare i canali distributivi
tradizionali, mortificano e ostacolano quello che e’ forse
l’aspetto piu’ innovativo della rete, e’ cioe’ la
possibilita’ per l’autore di opere dell’ingegno,
dell’autore di software cosi’ come dell’artista musicale,
di porsi in contatto diretto con il pubblico degli utenti,
liberamente gestendo, regolamentando e commerciando con il
pubblico stesso, senza intermediari, i diritti esclusivi
che la legge sul diritto d’autore gli attribuisce.

On. Marco Cappato, Deputato Europeo

© 1999–2004 STUDIOCELENTANO.IT

http://www.studiocelentano.it/editorial/articolo.asp?id=970

 

LA RIVOLUZIONE DELLA LIBERTA' SULLA RETE
PARTE DA TORRE DEL GRECO


IL  GIUDICE  FRANCIONE  DI  TORRE  DEL  GRECO

RIDIMENSIONA  IL  COPYRIGHT


http://www.torreomnia.com/novita/la_rivoluzione_della_liberta.htm

 

http://www.newbrainframes.org/journal/art.php?dis_id=1513

Intervista a Wu Ming 1 su editoria e copyright

albion

11-02-2005 / di Jacopo Guerriero

Dall'ultimo numero di "Letture" un'intervista su editoria e diritto d'autore con WM1.

Su wumingfoundation.com voi rendete disponibili (nei giorni stessi dell'approdo in libreria) i vostri romanzi in diversi formati elettronici. Come reagisce il vostro editore? E' vera l'equazione copia scaricata = copia invenduta?

Il nostro editore reagisce piuttosto bene, anche perche' e' tutta pubblicita' aggiuntiva, mantice che soffia sulle braci del passaparola. Che l'equazione scaricato = invenduto sia falsa lo dimostra la vicenda editoriale e commerciale dei nostri libri: Q e' scaricabile gratis da cinque anni eppure continua a vendere e a essere ristampato. Idem per gli altri nostri romanzi e saggi. Addirittura, la raccolta di scritti e racconti intitolata Giap! (curata da Tommaso De Lorenzis) era pressoche' interamente composta di materiale gia' presente in rete, eppure ha venduto molto bene. Piu' un'opera e' libera di circolare, piu' conseguenze positive ne trarra' l'autore, in termini di celebrita', di interazione coi lettori, di affetto, e quindi anche di disponibilita' a regalare i suoi libri. Di solito chi scarica i nostri libri, se arriva a capirli e amarli, dopo li regala, e chiaramente regala l'edizione presente in libreria. Ovviamente, e' importante la qualita'. Definisco "qualita'" qualcosa che va oltre i gusti soggettivi (dei quali non est disputandum). La "qualita'" e' l'impegno che ci ha messo l'autore, un impegno che dev'essere riconoscibile in qualunque modo. Se l'opera e' di qualita', se piace o interessa, se ne parlera' in giro, la si donera', prestera' etc. Se l'opera e' sciatta, non si avviera' alcun circolo virtuoso.

Allarghiamo il campo del dibattito. Proviamo a delineare, nell'era dell'avvenuto accesso di massa alle potenzialita' della rete, un nuovo diritto d'autore..

Si stanno gia' sperimentando nuove formule e licenze. Guardiamo con interesse al tentativo di Creative Commons di disciplinare le eccezioni al divieto di riproduzione e riutilizzo. Siamo soltanto all'inizio di una lunga fase di transizione. Il copyright e' ormai lontanissimo dalle proprie origini, e' un istituto nato in societa' storiche molto diverse dalle nostre, in cui l'accesso alle tecnologie di riproduzione era limitato a una minuscola percentuale della popolazione. Probabilmente, il nuovo diritto d'autore si affermera' in una societa' che sara' gia' abbastanza diversa da quella in cui viviamo noi. E' un processo molto lungo.

Ridurre il dibattito copyright/anticopyright al mondo dell'editoria sarebbe semplicistico. L'utilizzo di tecnologie di compressione, il files sharing, permettono oggi a molte persone di violare le legislazioni sul diritto d'autore. Dato che il fenomeno avviene su scala mondiale e' giusto dire che la pirateria informatica sta cambiando alla base il rapporto tra produttore e consumatore dell'industria culturale? Se cosi' fosse mi sembra che sia necessaria una rivoluzione di pensiero in materia…

Esatto. Proprio l'altro giorno Marco Mueller, direttore del Festival di Venezia, ha parlato della pirateria audiovisiva come un dato positivo, che ha permesso a molto nostro cinema (snobbato e ritenuto "minore" in patria) di varcare le frontiere e, "rippato" e copiato e ricopiato e scaricato, arrivare in terre lontanissime, come la Cina. Mueller faceva l'esempio de "L'odore del sangue" di Martone. Stessa cosa per la musica: cosa e' meglio, essere un signor nessuno ma incassare percentuali micragnose sui due-tre cd che riesci a vendere, o essere famoso perche' la tua musica viaggia, viene conosciuta, i cd vengono masterizzati e quando fai i concerti viene piu' gente? L'industria dell'entertainment non ha ancora capito che e' da qui che dobbiamo cominciare a ragionare. Non e' piu' il supporto (il cd, il dvd) il perno di tutto. La cultura e' un flusso continuo che percorre un reticolo policentrico, il supporto e' qualcosa di incidentale. A meno che non ci si impegni a produrre supporti di alta qualita', ricchi di materiali aggiuntivi e che siano anche begli oggetti da collezionare. Ci sara' sempre bisogno di qualcosa di tangibile, ma solo se varra' la pena.

Cosa pensate del bookcrossing?

Ne abbiamo sempre parlato bene e ci fa piacere che l'Italia, con tutti i record negativi che di solito la contraddistinguono, in questo sia un po' una reginetta. Assieme agli USA, e' il Paese in cui si bookcrossa di piu', anche per merito della trasmissione "Fahreneit" di Radio 3.

Il campo semantico che bisogna aver presente per affrontare il dibattito di cui parliamo rimanda indubbiamente ad alcune speculazioni filosofiche emozionanti. Tommaso Moro da una parte, Proudhon e Saint Simon dall'altra.. C'e' un rapporto tra utopia -o socialismo utopista- e il nuovo movimento per il copyleft?

                                                          


Esistono assonanze, certo, ma non si va molto piu' in la' di questo. Tutti i grandi cambiamenti sociali hanno assonanze con certe teorie e riflessioni. Piu' che Proudhon e Saint-Simon, pero', parlerei di certo utopismo americano dell'Ottocento, visionari come Josiah Warren che cercarono di fondare comunita' basate sulla proprieta' comune, sul dono etc. Poi, ovviamente, parlerei di Marx. Tant'e' che in America la teoria sul copyleft e sulle licenze creative commons viene chiamata "Marxism-Lessigism" (Marx + il net-giurista Lawrence Lessig). Quando Marx scriveva che nel comunismo tutti possono essere artisti, mi viene in mente questa inebriante nuova cultura del DIY iniziato col punk e l'hip-hop, del cut'n'mix, del campionamento, della grande ricombinazione, la musica fatta anche da non-musicisti, l'idea che diede il nome alla "house music" etc. Tutti fenomeni che non avrebbero preso piede senza quella che l'industria dell'entertainment definisce "pirateria" e basta.

 

ARTE E CULTURA LIBERE ED ACCESSIBILI 
by costanzo d'agostino Tuesday, Sep. 06, 2005 at 10:45 AM mail: costanzodagostino@libero.it 




ARTE E CULTURA LIBERE ED ACCESSIBILI Un decennio fa il giudice Francione fondò il Movimento Antiarte 
(http://www.antiarte.it/antiarte) nel cui manifesto 
(http://www.antiarte.it/antiarte/newpage3.htm), al punto 7,si affermava che l'Autore, 
in quanto portavoce di cronache artistiche narrategli dal Mondo, aveva non 
più la proprietà dell'opera, ma il mero possesso (detentio) delle forme 
artistiche da lui create, delle quali, invece, era proprietaria l'Umanità. 
Detentio, termine latino, nel linguaggio giuridico significa che la 
proprietà della cosa è di Tizio, ma la cosa stessa è goduta da Caio, il 
quale ovviamente ha un diritto meno forte di Tizio anche se, in qualche 
modo, gode di una cosa non sua. Questo principio fu ripreso dalla DUDDA 
(DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE ) 
http://www.antiarte.it/antiarte/dudda1.htm da lui ideata e firmata, l'11 novembre 
2002, al Museo del Cinema di Roma da una serie di artisti, intellettuali, 
giuristi etc. nell'ambito di un sit-in per salvare quel museo dall'azione di 
aggressivi gruppi commerciali. All'art. 6 la DUDDA recita: "All'autore 
dell'opera è riconosciuto il diritto morale d'autore e il mero possesso a 
nome altrui (detentio) delle forme artistiche, con un ridotto diritto di 
sfruttamento commerciale, senza che chicchessia possa vantare alcuna 
proprietà assoluta sul prodotto artistico". Oggi, a fronte della cyberagonia 
del diritto d'autore, più che mai viene in luce quel progetto antiartistico 
di riduzione della proprietà intellettuale a mera detentio in nome 
dell'Umanità, con mantenimento limitato del diritto morale d'autore ma con un suo 
drastico ridimensionamento a livello di sfruttamento commerciale. 
Sembra una finezza per giuristi ma non è così. Si tratta di un'autentica 
rivoluzione che annienta il diritto d'autore. 
Nel preambolo della DUDDA si afferma che "il primato dell'arte e della 
cultura sull'economia rende la tutela del diritto all'arte e al sapere 
dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse materiale ed 
economico". Nella Nuova Economia, dove il Sapere prevale sul momento 
economico come diritto primario e ineliminabile dell'Umanità, se l'arte 
appartiene all'Umanità e l'autore ne è solo detentore, distinguiamo l'arte 
come contenuto dall'arte come confezione. Il contenuto d'arte e cultura 
dev'essere diffuso liberamente, universalmente e gratuitamente grazie alla 
nuova tecnologia internettiana. Si paga, solo dopo, l'eventuale 
confezionamento ma sempre a prezzo bassissimo affinché l'arte sia realmente 
alla portata di tutti e soprattutto dei giovani (art. 5 DUDDA). 
E' la fine del copyright commerciale per cui leggi, ascolti, vedi solo se 
paghi. Ora leggerai, ascolterai, vedrai gratuitamente in internet, pagando 
solo dopo,e ad un prezzo onesto ed accessibile, se vuoi il prodotto confezionato. 
Onesto ed accessibile vuol dire, rispetto ai prezzi usuali vigenti nelle librerie, 
con sconti almeno del 70%. Rivoluzionando il sistema distributivo vigente, 
non è difficile arrivarci. 


Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea

http://italy.indymedia.org/news/2005/09/867119.php

 

AHIME' I RIVOLUZIONARI SONO DEGLI SCIAPODI

                              
Gli Sciapodi costituivano un leggendario popolo mostruoso descritto da Megastene e Plinio. Questi individui, abitatori di terre d'Oriente, in particolare in India, possedevano una sola gamba con un gigantesco piede. Ciò non impediva loro di muoversi agilmente saltellando. Per riposarsi e ripararsi dal sole cocente, si sdraiavano all'ombra del loro piede.
Capisco la tua impostazione Marco
Il pezzo linkato non è mio e serviva solo come sana provocazione.
Il mio dilemma è ancora come le Creative Comons possano dirsi avanguardie di Rete se sostengono comunque il diritto d'autore.
I rivoluzionari autentici sono dei mostri, degli sciapodi e non possono avere un piede in due scarpe diverse
Auguri per un fantastico 2009
Gennaro

 
"Ne stupirò più di uno, nel dimostrare tra breve la sbalorditiva proposta che, fra le cose che rientrano nel commercio dell'umanità, che sono oggetto della nostra incessante attività ed alle quali attribuiamo un valore, non sono da considerarsi tali, sia per loro natura che per destinazione, annoverandole tra le nostre produzioni più preziose, quelle dell'arte e della letteratura. (...) Fino ad ora, abbiamo considerato lo scrittore soltanto come un produttore di utilità: a tale scopo, abbiamo concluso per lui la legittimità di una retribuzione. Ma c'è altro ancora nell'autore oltre che essere produttore d'utilità. L'obiettivo che persegue non è semplicemente uno scopo utilitario; è soprattutto uno scopo d'istruzione morale, ideale. L'ideale, tanto nella sfera della coscienza che in quella della vita, ecco ciò che costituisce il motivo dominante del produttore letterario, all'inverso dell'industriale, il cui motivo dominante è l'utilità. Ragionando da questo punto di vista, ritengo che l'opera di letteratura e d'arte cessa di essere remunerabile, che perda il suo carattere di venalità, e che questo è il principale motivo che proibisce ogni appropriazione nel settore intellettuale. Sostengo, di conseguenza, che la creazione di una proprietà artistica e letteraria, qualora fosse resa possibile, sarebbe la corruzione di qualsiasi arte e di qualsiasi letteratura; che una letteratura animata da tale spirito sarebbe in contraddizione con se stessa, contraria al progresso, in opposizione al destino sociale, in una sola parola una letteratura di immoralità. E’ inteso? Il paradosso è abbastanza chiaro?… Poveri aborti rivoluzionari che siamo! Appena 80 anni fa tutto ciò sarebbe sembrato di puro senso comune, una banalità". (Pierre Joseph Proudhon) da “Les majorats littéraires, 1862, II Parte: considerazioni morali ed estetiche - Cap.1. Della distinzione delle cose venali e delle cose non venali". http://ita.anarchopedia.org/Pubblico_Dominio_Antiscadenza