Il Tappeto di Battiato
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Domenica 5
Anzio, Stadio Comunale di Baseball. Info: 06.9847414
Franco Battiato
A poco più di un mese dalla fortunata esibizione sul palco di Fiesta, Franco Battiato torna sulle scene ad AnzioJazz 2001 per la gioia dei suoi numerosi fans. Parte centrale del suo concerto, i brani dell’ultima fatica discografica dal titolo “Ferro Battuto”, un lavoro scritto a quattro mani con il filosofo Manlio Scalambro (lo stesso che ha siglato i testi del cd del ’95 “L’ombrello e la macchina da cucire”), nel quale si distingue la partecipazione di Jim Kerr dei Simple Minds e la cover di “Hey Joe”. In scaletta anche i suoi più grandi successi: da “Shock in my town” a “La cura” e da “Centro di gravità permanente” a “Cuccuruccucu”, per una serata di indubbio interesse per gli appassionati del pop e della musica d’autore.
 

 

 

BATTIATO, L'ANTIARTISTA DEL TAPPETO

 

  di Agius & Francione

 

articolo pubblicato  su:

http://antiarte.studiocelentano.it/news/antiarte_battiato .htm

http://www.akkuaria.it

 

 

Questo articolo prende spunto dallo splendido concerto tenuto da Battiato allo stadio del baseball di Anzio il 5 agosto 2001.

L'antiarte di Battiato si presenta prima di tutto come un fenomeno di contaminazione tra culture diverse. Diverse. Qualificazione che abbisogna di un aggiornamento secondo la visione dell'antispecificità culturale, espressa in saggi come quello del poeta albanese Visar Zithi Sulla non migrazione della cultura di prossima pubblicazione sul sito dell'ANTIARTE 2000.

Al di là delle forme apparenti di diversificazione etniche, culturali, linguistiche trovanti negli slang e nei dialetti la loro massima esemplificazione, esiste un continuum esterno e sotterraneo della cultura, esaltato oggi dai massmedia e dalla comunicazione internettiana, che permette di rilevare flussi unitari nello sviluppo dell'arte nei più diversi personaggi  e in ogni parte del mondo. Questo fenomeno si avvale a livello esterno della diffusione dei linguaggi di differenti culture; a livello intimo fisiologico e psicologico si fonda sul sangue, portatore di messaggi atavici misti, e sul tempo psichico universale,  portatore di messaggi analoghi nei punti più diversi del tempo-spazio, secondo le linee goethiane dello Spirito del Mondo.

Battiato è un esempio tipico di Homo Antiart perché pratica la contaminatio a piene mani, ricorrendo ai linguaggi più diversi, sia a livello semantico che di arte poetico-musicale per crearne un genus nuovo e del tutto originale. In un'intervista in rete afferma: "Non occorre solo scegliere fra tradizioni differenti me riuscire a farle convivere assieme ed anche farle reagire"(L'artigianato della grazia a cura di Alessandro Di Prima, intervista in rete tratta dalla rivista di letteratura "Verso dove", numero 4/5 Inverno/Primavera '95/'96 http://www.fanbattiato.com/artigianato.html). 

Partendo dalla sua lingua madre, il siciliano, quel nobile dialetto i cui poeti-notari nel '200 diedero inizio alla letteratura italiana, Battiato avanza come gli antichi aedi che univano musica e poesia e sperimenta le vie linguistiche più disparate. In Genesi utilizza per il testo diverse lingue come il sanscrito e il persiano proprio perché come confessa nell'intervista citata "non me la sentivo di raccontare in italiano, avevo come il ribrezzo verso il melodramma tradizionale con tutta la sua retoriche... non sono più tempi, viviamo un epoca velocissima, abbiamo bisogno di sintesi".

Il sangue siculo, paraitaliaco, frutto di contaminazioni arabo-normanne, fonda l'apertura a messaggi musicali antiartistici che amalgamano la tradizione mediterranea a quella turca, orientale in genere, fino a un bagno nell'invadente significante inglese che modernizza - si fa per dire  - il linguaggio antico di Battiato come nella sua rinascimentale Temporary road, nella magica cover di Hey Joe, nella surreale No time No space, ma soprattutto nel grande successo del '98 Shock in my town(cfr. Scarnecchia Paolo, Un arabo mitteleuropeo, in Battiato. Testi e spartiti, Milano, Gammalibri, 1984).  Ad Anzio il trionfo dell'inglese è stato percepito dagli scriventi in particolare con Ruby Tuesday, cantata in suggestivo concerto con due belle e brave coriste.

La cronistoria di Battiato rende edotti del suo inevitabile curriculum antiartistico. Sin dai primi anni Settanta  partecipa attivamente alle correnti di ricerca e sperimentazione europee,  passando dalla meccanica da drammaturgia classica (definita del viaggio) in opere  come Genesi  e Gilgamesh alla recente produzione caotica. L'autore nell'ultima fase opera su parole del filosofo Manlio Sgalambro e si afferma ispirato da "paesaggi senza alcuna idea di movimento" , quasi da "Moto browniano" dove antiartisticamente l'Io non guida più le cose ma ne è guidato verso forme deprogettualizzate in nuce.  L'Io diventa così non più "il centro della scrittura ma uno dei luoghi, o meglio una mappa dei luoghi. Ci potremmo ricollegare a tante cose che Battiato ha scritto, canzoni in cui la geografia viene prelevata in una specie di cut-up e poi rimontata in un'atmosfera che dà l'immagine del tutto; è una forma questa di archetipo moderno, di mito collettivo attraverso il quale si può comunicare a tutti"(Sgalambro ne L'artigianato della grazia cit.).

Il contatto con la psiche collettiva si evidenzia nella stretta aderenza alle filosofie misteriche e peculiarmente con l'esoterismo sufi, trasfuso nel pensiero di Gurdjieff che aveva usato proprio la musica come metafora del senso prodigioso ed enigmatico dell'universo. L'album Echoes of sufi dances del 1985 è il primo chiaro segno dell'influenza su Battiato della musica dei dervisci, una chiave di volta della sua costruzione musicale che si può definire un'eterna rotazione attorno all'ottava alla ricerca di un centro di gravità permanente. La sua è una musica "di frontiera", operante a cavallo tra la composizione colta, la canzone e la musica etnica, che, col vorticare derviscico annullante la coscienza, attinge miracolosamente temi e  tinte da tutta una serie di esperienze dal banale al tragico, dall'eros al thanatos. Una ricerca oscillatoria che arriva e conquista collaboratori e pubblico, come plasticamente reso da Sgalambro,  in una recente intervista: "La musica mi ha introdotto in un mondo disperato, dove c'è la morte ma anche la ricerca di quel divertimento che Pascal odiava con tutte le sue forze"(Filippo Poletti, Battiato, direttore di coscienza, su “Il Nuovo” 6 agosto 2001 http:// www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,58289,00.html.

L'Antiarte di Battiato si pone come sfida allo Spazio che restringe, ma anche come guerra al Tempo che sommerge e apparentemente distrugge. L'uroboros antiartistico, come un serpente che si morde la cosa, rende contigui spazi lontanissimi, come pure fa tangere segmenti cronici apparentemente distantissimi.  E come l'Antiarte attinge anche al passato ritenendo che l'avanguardia non debba necessariamente rinnovarsi verso il futuro, ma è una conditio  di grazia per cui riesce a rinnovare con lo spirito del nuovo tempo anche stilemi passati se non morti, così Battiato lancia la sua sfida all'opera lirica che raggiunge l'acme in Gilgamesh, che debutta con successo al Teatro dell'Opera di Roma il 5 giugno 1992.

La contaminatio in questo pronipote dei padri del deserto(l'espressione è di Luca Cozzari, in  Franco Battiato pronipote dei padri del deserto, Ed. Zona, Rapallo <Genova>, 2000) in chiave antiartistica è comunque un tendere continuo a un'evoluzione dello spirito di cui la forma - in tal caso musicale, semantica - è solo un mezzo come si può ricavare dalle stesse parole dell'autore: "Socrate influenzò Platone, che influenzò Aristotele, che non fu capito da Avicenna, secondo Averroè, che attaccò Al Ghazali, che influenzò Farid ad din 'Attar, che attaccò i filosofi greci. Io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento".

In copertina di Ferro battuto si allude visivamente al socialismo, mentre nel cd si dice che "il canto è potere". L'Antiarte è potere. L'Antiarte che predica di dare agli artisti quello che non hanno mai avuto, il potere appunto ma non come acquisizione della poltrona, ma come conquista di un semplice tappeto. Il tappeto di Aladino, là sul tessuto dei sogni che fa volare il mondo affranto dalla vecchia etica verso una nuova costruzione sfavillante e al contempo lunare in cui l'estetica di un mondo finalmente sferico e  non più piramidale rende probabilisticamente tutti, drogati dalla creatività, migliori. Ancora Sgalambro di rete, alle prese egli stesso con le nuove forme di una filosofia  breve espressa in musica, rivela: "Il canto è questo: redime, lega di più, fa trionfare passioni. Li vediamo tutti quei ragazzi brufolosi ai concerti sciogliersi nel volto e toccare il paradiso".

Battiato resta seduto sul suo solito inseparabile tappeto, espressione in metafora fisiologica dello "stop gurdjieffiano".  Egli non muovendosi e limitandosi  a stare,  a cantare, muove tutto perché "alcune idee che si sviluppano, vanno a sedere tra la gente anche senza che lo sappiano..."(Battiato ne L'artigianato della grazia cit..). Là sul tappeto, Franco da  solo a celebrare il suo rito iniziatico, parasufico, in unione mistica con tutti e col Tutto, grazie a uno spirito di antiarte antiaccademica  che nel punto nevralgico del concerto opera una fusione tra filosofia, parola e musica. "A stare da soli, tra le proprie sbarre, ci si accorge, per dirla alla Hegel, che tutto è legato tramite passaggi... <tramite> i dirupi, i salti mortali, tante cose scollate"(Sgalambro ne L'artigianato della grazia cit..). Tutto scivola col maestro Cantore di Jonia, irrefragabilmente,  senza moto apparente, verso la Rivoluzione dell'Ottava.

 



 
 
 

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Last updated: maggio 08, 2005.